L’ordinazione a nunzio apostolico: «Mons. Bravi sia cuore e mano del Papa»

LA CELEBRAZIONE. Sabato, alle 16, in Cattedrale l’ordinazione episcopale per mano del Cardinale Pietro Parolin. I suoi compagni di Seminario: «Era uno studente modello, porta lo sguardo di una Chiesa che abita il mondo».

Poco contano le latitudini quando c’è la vicinanza del cuore. E così, anche se monsignor Maurizio Bravi nel frattempo ha fatto letteralmente il giro del mondo, il legame con gli amici bergamaschi è rimasto saldo e profondo.

Un cammino comune lungo ormai quasi mezzo secolo, che affonda le radici negli anni degli studi in Seminario, in Città Alta. A condividere Liceo e Teologia con lui c’erano ad esempio monsignor Mario Carminati, delegato vescovile per le attività economiche, e monsignor Paolo Rossi, parroco di Romano di Lombardia. Gli ex compagni di classe (dal 1976 al 1986, quando tutti e tre sono stati ordinati sacerdoti) tracciano un ritratto carico di stima e affetto del futuro nunzio apostolico in Papa Nuova Guinea e Isole Salomone e Arcivescovo titolare di Tolentino (l’ordinazione episcopale sarà sabato, alle 16, nella C attedrale di Sant’Alessandro, per mano del Cardinale Segretario di Stato Vaticano, Sua Eminenza Pietro Parolin).

Le parole degli amici di Mons. Bravi

«Eravamo diversi per temperamento e carattere – racconta monsignor Carminati–, ma

questo ci ha permesso di guardare insieme verso la stessa meta, che ha richiesto tenacia per arrivarci». Studente «modello», gli amici riconoscono che era «il primo della classe». «È sempre stato di grande cultura e intelligenza – lo descrive monsignor Carminati –. Eccelleva in greco e latino, ma è difficile trovare una materia in cui non andasse bene. Ecco, forse tutti e due eravamo un po’ maldestri in educazione fisica, ma per il resto era ineccepibile». «Serietà» è la caratteristica che lo contraddistingue sin da giovane. «È sempre stato molto serio nell’affrontare la scuola, gli impegni. Questo non vuol dire che fosse noioso, anzi - sottolinea mons. Carminati -. La sua cultura e perspicacia lo portavano ad essere sempre molto acuto nelle osservazioni e capace di battute che sapevano cogliere nel segno le situazioni».

Monsignor Rossi conferma: «Era un ottimo studente, molto puntuale nei suoi doveri, chiaro nelle sue idee e molto collaborativo». Qualità che già lasciavano presagire «la messa a servizio nell’episcopato della sua formazione e preparazione». Ordinati sacerdoti nel 1986, e destinati a tre parrocchie diverse, le strade si sono separate, ma il rapporto non si è mai interrotto. «Sono stato parroco di Capriate per 16 anni – ricorda monsignor Carminati –. Lui era di San Gervasio, e così quando tornava a casa in vacanza, stavamo sempre un po’ insieme. Ricordo le passeggiate lungo l’Adda, momenti di fraternità con dialoghi molto sentiti. Le sue esperienze e il suo sguardo sulla Chiesa che abita il mondo è sempre stato arricchente».

Anche monsignor Rossi si è sempre tenuto in contatto: «Quando era in Francia, andavo a trovarlo tutti gli anni». Tanti i momenti di vicinanza custoditi nella memoria. «Per prepararci al diaconato eravamo stati insieme quindici giorni all’Abbazia di Praglia, con i monaci. La stessa Abbazia dove nei giorni scorsi siamo tornati insieme, per condividere la preparazione spirituale per la sua ordinazione episcopale», racconta il parroco di Romano.

Il nuovo incarico di Nunzio apostolico

L’augurio per il nuovo incarico ricevuto da Papa Francesco è intenso. «L’episcopato non è un ministero facile, richiede una capacità di equilibrio molto molto forte. Sono certo che monsignor Bravi farà sicuramente bene. Il mio augurio è che senta sempre forte la presenza del Signore e che il Signore divenga la sua forza».

Monsignor Rossi, nell’esprimere le sue felicitazioni, cita Papa Giovanni XXIII quando era Nunzio apostolico a Parigi: «Gli auguro di essere occhio attento, cuore e mano del Papa, perché chi lo incontra possa davvero sentire vicina la figura del Pontefice. La missione diplomatica non vuol dire rapportarsi solo con i governi, ma anche con la gente e la Chiesa locale. Lui farà sicuramente bene, perché è un uomo retto e intelligente».

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