Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 01 Maggio 2024
Longuelo, il rapinatore ferito accusa il complice: «Il raid, un’idea sua»
TENTATA RAPINA. I due albanesi accusati della rapina pluriaggravata di sabato sera nella villetta di Longuelo, dove si trovavano l’ex finanziere Mimmo Scarcella e sua moglie, hanno raccontato la loro versione martedì mattina in carcere nel corso dell’interrogatorio di convalida davanti al gip Beatrice Parati e alla pm Laura Cocucci.
Il gip ha convalidato l’arresto e il fermo dei due albanesi, disponendo che restino in carcere. Si tratta di un 26enne difeso di fiducia dall’avvocato Michele Coccia (martedì sostituito dal collega Angelo Riccobene) e un 27enne, difeso di fiducia dall’avvocato Monica Simona Gnesi del foro di Monza (martedì sostituita dal collega Roberto Beretta).
Da quanto emerso, il 27enne - rimasto ferito di striscio al collo dal colpo sparato da Scarcella - ha avuto un atteggiamento collaborativo davanti ai magistrati, come già subito dopo l’arresto. Ha ammesso di essere entrato nell’abitazione, e sarebbe anche «merito suo» se i poliziotti sono riusciti a individuare subito il complice (accusato anche di resistenza), finito in manette domenica mattina nonostante il tentativo di fuga. E proprio verso il complice il 27enne ha puntato il dito, indicandolo come l’«ideatore» del colpo: il connazionale gli avrebbe chiesto aiuto perché si trovava in difficoltà, e lui l’avrebbe accompagnato nella spedizione. Il 27enne ha anche raccontato del colpo che lo ha ferito di striscio al collo. L’ex finanziere, secondo le sue parole, avrebbe sparato a breve distanza e «la luce era accesa». Lui avrebbe «cercato di schivare» il proiettile restando così ferito solo di striscio, dice. Dopo la fuga dall’abitazione, il giovane ha chiamato lui stesso l’ambulanza e poi dato tutte le indicazioni ai poliziotti perché rintracciassero il complice. Che, sempre secondo il suo racconto, aveva il cacciavite con cui i due sono riusciti a entrare nella villetta e avrebbe anche preso il borsello di Scarcella con 500 euro (non ancora ritrovato).
Indagato anche l’ex finanziere
Da quanto si è appreso, almeno nella fase iniziale dell’inchiesta anche l’ex finanziere è stato iscritto nel registro degli indagati, per lesioni. In sostanza un atto dovuto, quello nei suoi confronti, per poter ricostruire con precisione la dinamica dei fatti e compiere anche gli accertamenti balistici sulla pistola, che è stata sequestrata. La sua posizione però potrebbe anche essere già stata stralciata dal pm e viaggiare verso l’archiviazione, se riconosciuta e confermata la legittima difesa. La legge infatti dice che, in caso di violazione di domicilio, sussiste sempre il rapporto di proporzione tra offesa e difesa se il proprietario di casa usa un’arma legittimamente detenuta (è il caso di Scarcella) per difendere la propria incolumità, i suoi familiari o i propri beni, quando da parte del malvivente non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione.
Nonostante i tentativi, martedì non è stato possibile rintracciare l’avvocato di fiducia dell’ex finanziere, Carlo Boni, per dichiarazioni in merito. Si conosce invece nei dettagli la ricostruzione dei fatti dell’85enne vittima della rapina, resa già nell’immediato. L’uomo ha spiegato di non aver mirato ai ladri, anzi «se quello ferito non si fosse mosso, non sarebbe stato colpito neppure di striscio». Dopo essere stato svegliato e strattonato da due sconosciuti incappucciati che si erano introdotti in casa sua e urlavano «I soldi! I soldi!», preso dallo spavento e in ansia per la moglie che era in casa, ha impugnato l’arma che teneva sotto il cuscino, sparando «ma non mirando verso di loro», ha sottolineato. Il foro del proiettile, nella parete della stanza, si trova 20 centimetri sotto il soffitto.
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