L’ira dei commercianti: «Persi 70 milioni»
I costi di una settimana (di troppo) in zona rossa

Fusini (Ascom): «Chiarire subito le responsabilità». Gori: «Una class action della categoria». Terzi e Caselli (Confesercenti): «Gestione pressapochista, siamo sconcertati». Da domenica riaprono le saracinesche.

Chi ha sbagliato, deve pagare e dimettersi; i ristori non bastano più, i commercianti chiederanno un risarcimento e se non sarà la politica a trovare le responsabilità, dovrà intervenire la magistratura». La misura è colma e ora monta la protesta dei negozianti, dopo aver appreso che per una settimana, nel pieno della stagione dei saldi, hanno dovuto abbassare la saracinesca per un banale errore di calcolo dei malati di Covid.

Una «svista» che ha spedito indebitamente in zona rossa tutta la Lombardia e che è costata, secondo le prime stime di Confcommercio, quasi 70 milioni di euro ai commercianti della Bergamasca. Da oggi si torna in zona arancione, i negozi potranno riaprire e i saldi riprendere, ma la rabbia per aver perso altri preziosi giorni in un balletto che sembra non avere fine, è molto più forte della soddisfazione di tornare a lavorare.

«Ora una class action»

E mentre iniziano a intravedersi i confini di una possibile class action, le associazioni dei commercianti iniziano dunque a quantificare il danno economico subito dalle imprese in questa settimana di stop che si sarebbe dovuta evitare: «Nella sola provincia di Bergamo stimiamo una perdita di 69 milioni e 416 mila euro – annuncia Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio – di cui 7,2 milioni nelle 400 attività dei centri commerciali, calcolati da lunedì a venerdì (sabato e domenica sarebbero comunque rimasti chiusi, ndr). La prima cosa, adesso, è chiarire bene le responsabilità. Capisco che nella cultura italiana nessuno mai rassegni le dimissioni, ma in questo caso chi ha sbagliato deve dimettersi». La pazienza dei commercianti è finita da tempo: «Stiamo assistendo a un rimpallo politico che deve finire – dice ancora Fusini – altrimenti sarà necessario che intervenga la Procura. La situazione è grottesca, pensando soprattutto ai danni che la zona rossa infligge anche alle imprese che sono rimaste aperte, ma che sono state penalizzate dalla scarsa circolazione di gente».

Un’azione comune dei commercianti contro quelli che saranno identificati come i responsabili dell’errore che hanno costretto alla chiusura migliaia di negozi, è stata in qualche modo sostenuta anche dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che è intervenuto sulla questione via Twitter, prospettando errori fin dall’autunno: «Se davvero in Lombardia sin dal 12 ottobre si sono erroneamente conteggiati i guariti tra i positivi, alzando così l’Rt e provocando restrizioni maggiori di quelle necessarie – ha scritto Gori – credo che le categorie penalizzate potrebbero avviare una class action per il risarcimento del danno».

Un disguido che secondo Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo, «è solo l’ultimo di una lunga catena di inesattezze. Apprendere ora che centinaia di imprenditori sono stati chiusi per un errore di valutazione degli indici relativi al contagio moltiplica rabbia e frustrazione. Da tempo avevamo richiamato alla necessità di deroghe per Bergamo e provincia, ancor più beffata da una gestione pressapochista anche dei numeri». Una vicenda che « lascia sconcertati – è il commento di Filippo Caselli, direttore di Confesercenti –. È incredibile che si sia commesso un errore nella valutazione dei dati, ma adesso vogliamo capire cosa è successo davvero e visto che questa ennesima chiusura ha portato conseguenze sia economiche che sociali, chiediamo che sia previsto un risarcimento danni. Nella situazione in cui ci troviamo, non possiamo permetterci il lusso di fare questi errori».

Da oggi su le saracinesche

Il problema va oltre la chiusura di tanti comparti del commercio, dall’abbigliamento alle calzature, dalle gioiellerie ai mobilifici: ad essere penalizzati sono stati infatti anche i negozianti rimasti aperti, proprio per via delle restrizioni imposte dalla zona rossa. Le saracinesche da oggi torneranno ad alzarsi, anche se non sarà ancora consentito lo spostamento tra Comuni. «La situazione è grottesca – ribadisce Nicola Viscardi, presidente del Distretto Urbano del Commercio e titolare dell’Ottica Skandia di via Borgo Palazzo –. Chi ha aperto, ha visto ridursi il passaggio, mentre chi ha tenuto chiuso ha azzerato di nuovo il fatturato. Tutto questo, per un errore di cui non si capisce di chi sia la responsabilità. Qualcuno dovrà chiedere scusa alle famiglie, ai negozi e a tutti quelli che hanno subito questa situazione, oltre al fatto che, in un Paese normale, dovrebbe esserci anche un rimborso economico per le perdite».

Disagi per i commercianti, ma anche per i clienti, «che ci chiamano perché non sanno più se siamo aperti e se possono venire a trovarci» dice Andreina Facchinetti, titolare dell’omonima gioielleria di via Borgo Palazzo. La situazione di Brunella Sola, titolare dell’officina orafa BS di Borgo Santa Caterina, è addirittura paradossale: «Essendo un’artigiana con apertura al pubblico – dice – non so ancora, e nessuno sa darmi chiarimenti in merito, se posso fare entrare i clienti, oppure se devo chiudermi nel mio negozio, senza di fatto la possibilità di lavorare. Nel frattempo ho lavorato un’altra settimana con incasso zero, dopo un anno di aperture e di chiusure a singhiozzo e senza ristori». Situazione analoga per Stefano Luciani, titolare della bottega di fotografia Luca’s di via Borgo Palazzo: «Possiamo lavorare, ma non possiamo ricevere clienti. È un controsenso. E siamo esclusi dai ristori».

Tornerà ad aprire questa mattina anche Anna Corna, titolare del negozio di tessuti Biancoperla di via Borgo Santa Caterina: «Ci rimettiamo tutti per sbagli commessi da persone che dovrebbero essere la nostra guida – dice –. Abbiamo bisogno di lavorare e di tornare ad avere un po’ di fiducia nel futuro».

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