L’inverno demografico continua: nel 2024 nascite calate dello 0,9 per cento

LE CIFRE. L’Istat: da gennaio e ottobre 6.037 bimbi, con il trend sui 12 mesi si arriva a 7.288. Timidi segnali di ripresa dagli ospedali: Bergamo sopra i 4000.

L’inverno demografico non lascia ancora intravedere una «primavera». I numeri complessivi delle nascite in Bergamasca rimangono in calo, pur con alcuni segnali di timida fiducia che tuttavia proiettano ancora una realtà ben distante da quella di un quindicennio fa, prima dell’inizio della costante erosione della natalità. Gli ultimi dati dell’Istat riferiti al totale dei nati tra i residenti della provincia di Bergamo, aggiornati ai primi dieci mesi del 2024, restituiscono infatti ancora un «segno meno»: tra gennaio e ottobre dell’anno appena concluso, in provincia di Bergamo sono state registrate 6.037 nascite, in calo dello 0,9% rispetto alle 6.094 nascite dello stesso periodo del 2023, dunque con una flessione di 57 fiocchi azzurri o rosa (il dato comprende anche quei bambini nati fuori dalla provincia di Bergamo da genitori residenti in Bergamasca: l’Istat considera non il luogo di nascita, ma l’anagrafe del comune dove viene poi «iscritto» il nuovo nato, perché è li che quel bimbo vivrà). Se si proiettasse la stessa tendenza sull’intero 2024, si arriverebbe così a 7.288 nati in Bergamasca, una settantina in meno rispetto ai 7.357 del 2023.

Nel 2009, prima che i numeri s’avvitassero al ribasso, la Bergamasca aveva raggiunto i 12.080 bebè: oggi, appunto, si viaggia attorno ai 7.300. Il crollo di quest’ultimo quindicennio sfiora il 40%

In 15 anni crollo del 40%

Non un crollo, certo, ma nemmeno un’inversione di rotta. Scorrendo all’indietro gli «annali», ancora una volta si ripropone la fotografia nitida di una natalità che continua a ridursi, sebbene ora accada a velocità più contenuta: nel 2023 le nascite in Bergamasca si erano contratte dell’1,6%, nel 2022 del 2,9%, in anni precedenti si erano toccati addirittura il -7,3% (nel 2020, un crollo correlato alle incertezze generate dalla pandemia), il -6,3% (nel 2018), il -5,3% (nel 2013). Se anche il 2024 si fosse chiuso in calo come lasciano intendere i dati reali sui primi dieci mesi rendicontati dall’Istat – l’istituto di statistica diffonderà i dati definitivi in primavera – sarebbe il 14° anno sugli ultimi 15 con un bilancio negativo. Solo un anno in tempi recenti ha spezzato quest’inerzia negativa; è accaduto nel 2021, con un quasi impercettibile +0,3% (+23 nascite sull’anno precedente), in un rimbalzo post-Covid che si è poi vanificato quasi immediatamente. Nel 2009, prima che i numeri s’avvitassero al ribasso, la Bergamasca aveva raggiunto i 12.080 bebè: oggi, appunto, si viaggia attorno ai 7.300. Il crollo di quest’ultimo quindicennio sfiora il 40%.

Il conto del 2024 arriva a 7.167 nati, appena superiori ai 7.154 del 2023 (13 nati in più, l’equivalente di un minibalzo del +0,2%)

Il «segno più»

Qualche segnale di controtendenza – timido e però insufficiente a ribaltare il bilancio demografico – però si legge. Arriva dagli ospedali, una delle chiavi di lettura utili a cogliere l’andamento complessivo della natalità in Bergamasca (negli ospedali bergamaschi sono comunque inclusi anche i parti di residenti fuori provincia): nell’anno appena concluso, i bebè nati qui sono lievemente aumentati. Sommando i dati comunicati dalle strutture, infatti, il conto del 2024 arriva a 7.167 nati, appena superiori ai 7.154 del 2023 (13 nati in più, l’equivalente di un minibalzo del +0,2%).

L’ospedale Papa Giovanni di Bergamo ha superato di nuovo la soglia delle quattromila nascite, come non accadeva dal 2021, ed è arrivato precisamente a 4.073 bebè, il 5,5% in più (+213 bimbi) rispetto ai 3.860 del 2023. In positivo anche il Bolognini di Seriate, che passa dai 1.894 fiocchi rosa o azzurri del 2023 ai 1.909 del 2024 (15 nati in più, +0,8%), e prosegue nella traiettoria di crescita anche l’ospedale di Treviglio, in crescita dalle 899 nascite del 2023 alle 925 del 2024 (26 in più, +2,9%; è il terzo anno consecutivo con un aumento dei nati).

Come noto, invece, si è sostanzialmente fermata l’attività del punto nascita del Policlinico di Ponte San Pietro, sul cui futuro sono in corso delle valutazioni: nel 2024 sono stati circa 260 i parti, contro i 501 del 2023 (-48,1%), e ormai da alcuni mesi non si può più partorire se non in casi di urgenze nelle quali non sia fattibile trasferire la donna in una struttura alternativa.

Numeri alla mano, è logico immaginare un «travaso» recente di nascite da Ponte San Pietro verso gli altri punti nascita della Bergamasca (verosimilmente verso il «Papa Giovanni» e Treviglio, per prossimità territoriale), i quali hanno dunque assorbito anche il calo delle attività del Policlinico.

L’età del parto si conferma più elevata di un tempo: la fascia prevalente, al «Papa Giovanni», è quella delle donne dai 31 ai 35 anni, che nel 2024 hanno rappresentato il totale delle 40,5% delle partorienti

Tendenze e curiosità

Dalle Asst giungono poi altri dati che permettono di leggere più in profondità il fenomeno delle nascite e i suoi riflessi socio-demografici. L’età del parto si conferma più elevata di un tempo: la fascia prevalente, al «Papa Giovanni», è quella delle donne dai 31 ai 35 anni, che nel 2024 hanno rappresentato il totale delle 40,5% delle partorienti.

La nazionalità dei nuovi nati varia significativamente a seconda del territorio: a Treviglio, ad esempio, prevalgono ormai da diversi anni i nuovi nati di origine straniera (549 nel 2024, il 54,4% del totale), al «Papa Giovanni» invece i numeri sono più bassi (nel 2024 il 22,7% delle gestanti era di nazionalità straniera, nel 2023 si attestavano al 25%). Quanto alle tipologie di parto, al cesareo si ricorre in poco meno di un quarto delle nascite (il 24,1% al «Papa Giovanni», il 21,8% a Treviglio).

© RIPRODUZIONE RISERVATA