Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 17 Gennaio 2024
L’inflazione frena, ma pesa sugli alimentari. Carrello della spesa più caro ma più vuoto
LE RILEVAZIONI ISTAT. Il 2023 si è chiuso con una media nazionale del 5,7%, a Bergamo del 4,9%: siamo al 33° posto tra le province con i maggiori rincari. Cambiano le abitudini: ci si sposta nei discount e si prendono meno prodotti.
La traiettoria è sempre di crescita, seppur non alla velocità di un tempo. Due anni d’inflazione galoppante consegnano l’eredità di cambiamenti profondi nelle abitudini dei consumatori: spese più frammentate, d’importo più basso (con meno prodotti) ma necessariamente ravvicinate nel tempo, e con uno spostamento dai supermercati «classici» ai discount, sempre più diffusi.
L’ultimo miglio dell’inflazione, d’altronde, racconta di prezzi che non s’abbassano. I dati provinciali diffusi ieri dall’Istat e riferiti a dicembre indicano che l’inflazione su base mensile si è attestata allo 0,2%, mentre a novembre si era osservata una discreta frenata (era a -0,6% sul mese precedente). Su base annua si torna invece allo 0,5%, dopo che la rilevazione di novembre aveva visto scendere la curva allo 0,4%. Questo è il dato complessivo, perché entrando nel dettaglio ci sono voci che viaggiano a valori più significativi: per quanto riguarda i prodotti alimentari e le bevande alcoliche, ad esempio, i loro prezzi a dicembre sono cresciuti dello 0,4% rispetto a novembre, portando l’inflazione su base annua al 3,7%. Restano ancora in flessione i prezzi dell’energia elettrica e del gas (-1,2% su base mensile, -42,5% su base annua), ed è questo il fattore – visto quanto impattano le bollette sul totale del «paniere» – che fa sì che il dato complessivo dell’inflazione appaia così basso.
L’ultimo anno
Tirate le somme anche per dicembre, l’Istat ha calcolato l’inflazione media del 2023: in Bergamasca è stata del 4,9%, certo con una leggera limatura rispetto al 6,8% dell’annus horribilis 2022, mentre sono ben distanti i valori degli anni precedenti (1,8% nel 2021, -0,5% nel 2020, 0,3% nel 2019, 1,2% nel 2018, 1,1% nel 2017, -0,1% nel 2016). Magra consolazione, a Bergamo l’inflazione conferma di correre meno che altrove: nel 2023 la variazione dei prezzi in Lombardia è stata infatti del +5,5% e in Italia del +5,7%. Secondo i calcoli dell’Unione nazionale consumatori, Bergamo risulta al 33° posto tra le province con i maggiori rincari: lo scorso anno la famiglia-tipo bergamasca ha speso 1.292 euro in più del 2022 a causa dell’ulteriore rincorsa dell’inflazione; è andata peggio altrove, anche in Lombardia, visto che Milano si segnala come la città con i rincari peggiori del 2022 (inflazione al 6,1%, extra-spesa di 1.656 euro per la famiglia-tipo), subito seguita da Varese (inflazione al 6%, +1.582 euro di rincari per la famiglia-tipo). Guardando all’anno appena lasciato alle spalle, l’Istat traccia la fotografia delle voci di spesa che hanno subito i rincari più consistenti in Bergamasca: +14,5% per i pacchetti vacanza, +11,8% per i prodotti culturali, +10,3% per le bevande analcoliche, +19,9% per i servizi di trasporto, +9,6% per i servizi di alloggio (hotel, b&b, etc), +7,6% per i prodotti alimentari.
Cambia la spesa
Così, per far quadrare i conti del bilancio familiare si ricorre a nuove abitudini. E il carrello della spesa è più caro ma più vuoto. «La tendenza che continua a osservarsi anche oggi – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo – è quella di spese più “piccole” ma più frequenti, e soprattutto con un maggior ricorso ai discount rispetto alla grande distribuzione tradizionale. È una nuova abitudine che fa da riflesso alle dinamiche che guidano i prezzi della grande distribuzione. In una fase di calo di mercato, è in atto un irrigidimento dei rapporti tra produttori e distributori: chi ha più forza nella fissazione del prezzo riesce a rispondere maggiormente alla clientela, e questo è il caso degli hard discount. La grande distribuzione, che punta molto sui prodotti di marchio, ha meno margine per agire sui prezzi». Caso emblematico e recente è quello di Carrefour, che non venderà più la Pepsi Cola proprio per via – secondo quanto sostenuto dalla catena francese della Gdo – degli aumenti di prezzo fissati dal marchio di bibite gassate.
Il commercio continua così a vivere una fase di incertezze. «L’inflazione sta rallentando e alcuni elementi della legge di Bilancio, come il taglio del cuneo e la riforma del fisco, possono restituire un po’ di potere d’acquisto alle famiglie – ragiona Filippo Caselli, direttore di Confesercenti Bergamo –, ma le prospettive restano incerte». Proprio Confesercenti, partendo da dati nazionali, segnala come nel 2023 «le famiglie hanno risparmiato meno per mantenere i livelli di spesa: la propensione al risparmio è scesa al 6,2% del reddito disponibile, la più bassa degli ultimi 35 anni».
Altroconsumo ha invece diffuso ieri la classifica dei supermercati, ipermercati e discount preferiti dai clienti, sulla base di un sondaggio tra 9.500 soci in Italia: Esselunga vince tra supermercati e ipermercati (anche on line), Eurospin e Aldi tra i discount. Il costo per la spesa media mensile è aumentato del 7% rispetto al 2022, da 382 a 409 euro.
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