L’infettivologo: «Adesso non cali l’attenzione. Non è l’ora del liberi tutti»

Marco Rizzi, Asst Papa Giovanni XXIII: il virus colpisce anche qui, nella seconda ondata la metà dei ricoverati è bergamasca.

I contagi e i malati calano, ma non è certo il momento di brindare. Anzi, ai brindisi di Natale e Capodanno è meglio arrivare con estrema cautela, anche se da domenica, con la zona gialla annunciata ieri dal governatore Fontana, probabilmente per tanti l’atmosfera delle feste sarà di assoluta libertà. «E invece il sentimento che dovrà accompagnare tutti, anche se si entra in zona gialla, è quello della sobrietà e dell’estrema cautela. La terza ondata è dietro l’angolo, ormai lo sappiamo. Bisogna evitare di far impennare di nuovo la curva dei contagi.

È evidente che succederà, perché i cicli pandemici si muovono in questo modo, ma se sarà sostenibile lo dovremo ai comportamenti di ciascuno». Marco Rizzi, direttore di Malattie Infettive dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo mette subito le mani avanti: «Il Covid c’è eccome, e anche qui in Bergamasca circola, e non poco – sottolinea –. Se fino a qualche tempo fa tra la gente orobica si notava una maggiore attenzione al rispetto delle norme anticontagi, all’uso delle mascherine, al distanziamento, in questi ultimi giorni si respira un’aria da “briglie sciolte”.

Un errore molto grave: si deve restare assolutamente attenti, proprio in questi giorni di festa, e con la zona gialla si tratta di giorni di maggiore mobilità e rischio di assembramenti, a non abbassare la guardia. Solo stasera (ieri ndr), abbiamo ricoverato tre persone colpite dal Covid, due sono bergamasche. Non ci si culli nell’idea che in questa seconda ondata Bergamo è stata colpita meno, perché qui il Covid c’è comunque. Circola, e infetta». E per essere ancora più chiaro, il direttore di Malattie Infettive del Papa Giovanni elenca anche alcuni numeri: «Dai bilanci che abbiamo fatto in questi giorni sui ricoveri nella seconda ondata, da ottobre in avanti, risulta che sia al Papa Giovanni sia in Fiera la metà delle persone accolte per essere curate veniva dalla Bergamasca.

Certo, parliamo di numeri decisamente inferiori rispetto alla prima ondata, ma non erano certo casi sporadici. Un esempio: all’1 dicembre, per ottobre e novembre, tra la Fiera e il Papa Giovanni contavamo 696 ricoverati, sia nelle degenze che nelle Terapie intensive: 11 pazienti venivano da fuori Regione, 300 da altre province della Lombardia, inviati qui perché altri ospedali soprattutto nella zona di Milano, Varese, Monza, erano travolti dai malati in arrivo, ma gli altri 385 erano tutti bergamaschi. Credo che questo dato possa rappresentare in modo chiaro la situazione e la preoccupazione di chi cura: non possiamo permetterci di avere ospedali di nuovo intasati, e perché i contagi non si impennino di nuovo è necessario che ciascuno faccia la sua parte. Chi ci governa non allenti troppo le restrizioni, perché la pandemia non è affatto estinta e il rischio di rialzare le infezioni è cosa concreta e i cittadini si attengano scrupolosamente alle norme anti Covid, si proteggano con mascherine, e non diano ascolto a chi diffonde messaggi del tipo “il peggio è passato”. Ripeto: la terza ondata arriverà, facciamo che sia il meno grave possibile».

Forse a far circolare troppo ottimismo contribuiscono anche le notizie sui vaccini antiCovid: «Il vaccino, o i vaccini, saranno l’unica arma possibile contro il virus: se in Italia arriveranno a fine gennaio, ci vorranno parecchi mesi prima che una buona fetta di popolazione sia protetta. E, comunque, si sappia che, al di là degli annunci soprattutto a beneficio dei mercati, le ultime pubblicazioni scientifiche sull’efficacia dei vaccini dimostrano che lo sono sì, ma la copertura non è certo al 100%, è decisamente più bassa. Questo significa che per un bel po’ il virus continuerà a circolare. E quindi, cominciamo da subito, anche in zona gialla, a convincerci che dovremo vivere ancora parecchio con la mascherina e rispettando il distanziamento. Quindi, non impacchettiamoci a Natale una brutta sorpresa che scopriremo poi a feste finite: bisogna mantenere un’assoluta cautela, soprattutto in questo periodo».

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