Cronaca / Bergamo Città
Domenica 06 Giugno 2021
L’hotel riapre dopo 15 mesi: «Il lockdown usato per i lavori»
Quale miglior segnale, se non la riapertura di una struttura ricettiva chiusa da 15 mesi, da quando è scoppiata la pandemia? È il caso del GombitHotel di via Mario Lupo in Città Alta. La struttura ricettiva, che prende il nome proprio dall’omonima e vicina torre, uno dei simboli del centro storico, aveva ospitato l’ultimo cliente a inizio marzo 2020.
I proprietari, obbligati a chiudere a causa dell’emergenza sanitaria, visto che non si vedeva la fine della pandemia, hanno deciso coraggiosamente di utilizzare i mesi di lockdown per rinnovare completamente la struttura, che era stata inaugurata nel 2010. «Abbiamo sfruttato la chiusura per portarci avanti con importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento degli impianti, che avevamo già programmato per il futuro – afferma Massimo Santilli, general manager del GombitHotel –. Grazie agli investimenti della proprietà e alla consulenza dell’interior design Giò Pozzi, durante il lockdown abbiamo completamente rifatto la hall e le 15 camere. Siamo molto soddisfatti e ora abbiamo potuto riaprire offrendo una struttura ancora più moderna e accogliente ai nostri clienti».
Negli spazi del GombitHotel non mancano mai oggetti e mostre di artisti bergamaschi, molto ammirati dai visitatori stranieri. Alla porta del design hotel si presentano due turisti austriaci sorridenti, il segnale più bello della ripartenza. Il personale si attiva subito per fornire tutte le informazioni, dal parcheggio ai monumenti da visitare. C’è l’imbarazzo della scelta e lo si capisce dagli occhi stupiti dei visitatori che passano dalla Corsarola a Piazza Vecchia, da Palazzo della Ragione alla Cappella Colleoni. «Se prima della chiusura ricevevamo l’80% di prenotazioni da turisti stranieri – prosegue Santilli –, oggi siamo saliti al 100%. Tedeschi, austriaci, svizzeri e francesi rappresentano le nazionalità più presenti in questi primi giorni di riapertura, ma non mancano anche turisti business come gli americani, che evidentemente stanno tornando nel nostro Paese. Siamo naturalmente fiduciosi sul futuro e stiamo ricevendo numerose chiamate e richieste di informazioni».
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