Le Rsa diventano centri vaccinali
«Noi ci siamo, daremo una mano»

Via libera dalla Regione al protocollo d’intesa con le associazioni delle case di riposo. Nella Bergamasca la proposta accolta positivamente.

Potrebbero diventare un ulteriore tassello per la campagna massiva. Perché se l’obiettivo è rendere davvero capillare la rete dei vaccini, allora è solo moltiplicando i «nodi» che si può viaggiare spediti verso l’immunità. In campo, allora, potrebbero esserci anche le Rsa. Mercoledì, attraverso una delibera di Giunta, Regione Lombardia ha infatti approvato un protocollo d’intesa con le associazioni degli erogatori privati per l’attuazione del piano vaccinale: in sintesi, anche le case di riposo potranno diventare centri vaccinali contro il Covid, qualora aderissero alla possibilità tratteggiata nel documento. L’accordo ora potrà fare la propria strada nel solco della disponibilità degli enti erogatori, oltre che delle priorità e delle tempistiche definite a livello nazionale e regionale. In Bergamasca, dove si contano oltre 60 case di riposo, non si possono ancora fare stime sulle adesioni, ma l’orizzonte sembra quello di una valutazione positiva di questa opportunità. Molto inciderà anche dalla disponibilità dei vaccini, e verosimilmente per queste strutture saranno indicati i sieri più «maneggevoli», quelli con una catena del freddo più facilmente gestibile, compreso Johnson & Johnson in arrivo da aprile (monodose, tra l’altro).

Per Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo, realtà associativa di Rsa e altri enti del non-profit, vaccinare nelle case di riposo – ovviamente in tutta sicurezza – sarebbe «una scelta coerente con la propria storia e i propri valori di servizio ai bisogni di salute del territorio – sottolinea Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo –, ma anche l’occasione per ribadire che, vaccinati ospiti e operatori, le Rsa sono Covid-free. E se si potesse vaccinare un familiare per ogni anziano, come da tempo chiede Uneba nazionale, le Rsa potrebbero ancora più rapidamente ridiventare luoghi di incontro e relazione». Un tema di lavoro per le prossime settimane, certo in uno scenario non semplice per le Rsa bergamasche, alle prese con una difficile situazione economica rispetto a cui si chiede un intervento della Regione; tra i nodi da affrontare, uno strettamente correlato all’ingresso nella campagna vaccinale è la carenza di infermieri con cui queste strutture si stanno misurando. «Le Rsa hanno diverse priorità con cui fare i conti in questo momento – rimarca Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe, che riunisce una trentina di Rsa d’ispirazione cattolica –. Ma è sicuramente una bella cosa che la Regione consideri le case di riposo dando loro quest’opportunità: noi siamo sempre pronti a collaborare, e soprattutto a dare un servizio al territorio. Credo sia una buona cosa, anche se sarebbe bello poter vaccinare in particolare i parenti dei nostri ospiti: questo però non dipende da noi, ma dalle norme e dalle priorità definite a livello nazionale e regionale. Vorrebbe dire avere una prospettiva di riapertura alle visite, mentre oggi siamo ancora più blindati per garantire la massima sicurezza. Comunque, penso che le Rsa non si tireranno indietro».

«Sono assolutamente convinto della bontà di questo accordo – è il commento di Fabrizio Lazzarini, direttore generale della Fondazione Carisma, l’Rsa più grande della Bergamasca –: in questo momento, per la campagna vaccinale serve una chiamata alle armi che coinvolga tutti. Noi lo avevamo chiesto già da tempo. Sulla città di Bergamo siamo pronti nuovamente a dare una mano, così come avevamo fatto a marzo dello scorso anno in un momento difficilissimo. Procedere rapidamente e nella maniera più ampia con le vaccinazioni è fondamentale, è l’unica strada per uscire da questa situazione». Le Rsa oggi sono luoghi sicuri, perché qui le somministrazioni sono iniziate già a gennaio, di pari passo agli operatori sanitari: «Noi abbiamo vaccinato mille persone, 500 ospiti e 500 dipendenti. Con gli ospiti abbiamo già finito, nel corso della prossima settimana termineremo anche i richiami degli ultimi operatori – spiega Lazzarini –. Se la priorità è fare i vaccini e farne in fretta, l’unica possibilità è quella di rendere snella, veloce e leggera la macchina organizzativa. Se ci sono i vaccini, bisogna correre. Certo è ancora prematuro per indicare quali saranno i numeri delle Rsa quando saranno coinvolti, non sta a noi dirlo, e peraltro molto dipenderà dalla disponibilità dei vaccini. Noi, in ogni caso, ci siamo».

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