![In costante aumento i cosiddetti «lavoratori poveri»: nella Bergamasca sono cresciuti in un anno del 12,5% In costante aumento i cosiddetti «lavoratori poveri»: nella Bergamasca sono cresciuti in un anno del 12,5%](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2023/11/23/photos/cache/lavoratori-poveri-in-costante-aumento-in-dodici-mesi-sono-_9iVuDuu_v3_large_libera.webp)
Cronaca / Bergamo Città
Domenica 26 Novembre 2023
«Lavoratori poveri» in costante aumento: in dodici mesi sono cresciuti del 12,5%
IL FENOMENO. Secondo i dati dell’Inps, i dipendenti interinali e quelli intermittenti sono passati dai 38.899 del 2021 ai 43.777 del 2022.
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Sono gli acrobati del lavoro, in costante ricerca di un equilibrio nella precarietà passando da un impiego all’altro, da un rinnovo all’altro. Contratti più o meno brevi, pagati meno di chi ha la stabilità, spesso col telefono in mano in attesa di una chiamata. Se l’occupazione è ai massimi livelli, pur al netto di qualche segnale di raffreddamento dell’economia, c’è però anche una zona d’ombra popolata da chi fa fatica a trovare un orizzonte di sicurezze: quasi 45mila bergamaschi si barcamenano tra lavoro in somministrazione (quello interinale) o lavoro intermittente (quello «a chiamata»), con numeri in costante aumento. Non è necessariamente «lavoro povero», da un punto di vista strettamente tecnico, perché non si tratta solo di «contratti pirata»; ma è un lavoro spesso «spezzettato» che, alla lunga, rischia d’impoverire quelle persone.
I nuovi dati dell’Inps raccontano appunto che durante il 2022, in Bergamasca, sono stati 29.611 i lavoratori in somministrazione, e altri 14.166 quelli intermittenti: insieme fanno un totale di 43.777 lavoratori, ben 4.878 in più rispetto ai 38.899 del 2021 (+12,5%); crescono in particolare quelli a chiamata, +17,30% (da 12.076 a 14.166), ma è a due cifre anche l’aumento di quelli in somministrazione (+10,4%, da 26.823 a 29.611). Allargando lo sguardo si coglie plasticamente la diffusione di queste forme «d’ingaggio»: nel 2012 tra lavoratori in somministrazione (14.122) e intermittenti (11.727) si arrivava a 25.849 persone, nel 2022 sono state 17.928 in più (+69,4%). Sempre di più.
Salario minimo, il dibattito
«Quando si parla di lavori discontinui e a termine, la soluzione per noi è chiara – riflette Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo –: da tempo il nostro sindacato propone che il lavoro precario debba costare di più al datore di lavoro, in modo tale che sia invece più conveniente un contratto a tempo indeterminato, stabile. Pur riconoscendo che in alcuni momenti alle aziende può servire più flessibilità, si deve andare nella direzione di favorire la stabilità». Perché questo è il punto: chi vive di contratti frammentati, come il lavoro interinale o a chiamata, difficilmente può costruirsi un orizzonte di futuro. «Il lavoro in somministrazione è nella gran parte dei casi un lavoro a tempo determinato, e lo scorso maggio il governo ha messo mano proprio alla normativa sul tempo determinato togliendo di fatto le causali per i dodici mesi: una scelta normativa che lo incentiva. Il vero termometro sul mercato del lavoro è invece dato dall’aumento del lavoro stabile», commenta Marco Toscano, segretario generale della Cgil Bergamo. Anche questi contratti vanno a completare l’ampia galassia del «lavoro povero»: «È una componente di un calderone in cui si sommano tante situazioni – aggiunge Toscano –: i part time involontari, le poche ore lavorate, i contratti pirata. L’esigenza di pensare a un salario minimo come punto di partenza della contrattazione nasce da questo, oggi ancor più evidente per la perdita di potere d’acquisto determinata dall’inflazione». Sul salario minimo, però, l’interpretazione dei sindacati è divergente: «La ricetta non è unica e non può essere limitata alla sola richiesta del salario minimo – osserva Corna –. Per noi si deve agire su più fronti, con i rinnovi contrattuali nazionali e includendo nella contrattazione chi è escluso, ma anche con defiscalizzazioni legate alla produttività. C’è poi la questione del lavoro nero e irregolare: e questo problema non lo si risolve col salario minimo, ma con le ispezioni e incrementando gli organismi di controllo».
La velocità delle retribuzioni
Chi vive di lavoro intermittente o in somministrazione – dati dell’Inps alla mano – si ritrova con le buste paga più magre. È l’evidenza dei fatti: mediamente nel 2022 un lavoratore intermittente bergamasco è stato retribuito con 49 euro (lordi) per giornata lavorativa e un lavoratore in somministrazione è arrivato a 76 euro per giornata lavorativa; i lavoratori dipendenti del privato salgono invece a 97 euro/giorno, i dipendenti pubblici arrivano a 114 euro.
«Sono tre le chiavi per dare dignità al lavoro – ribadisce Toscano –: contratti stabili, stipendi adeguati e la garanzia di una crescita professionale attraverso la formazione». Per i giovani che vivono di lavori frammentati si pone anche una questione legata al futuro: «Serve una pensione di salvaguardia per i giovani che hanno periodi di lavoro discontinui – è la proposta di Corna –. Un primo passo è stato fatto nelle ultime Finanziarie, con la possibilità di coprire i periodi “buchi” utilizzando la contrattazione aziendale, ma serve una soluzione più strutturale. Occorrerebbe anche estendere la copertura delle pensioni integrative, ragionando su come poterle rendere obbligatorie soprattutto per i giovani».
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