L’avanzata delle logistiche: oltre mille insediamenti, altri 15 in arrivo - Il report

Nella Bergamasca. Il primo rapporto del Centro studi Lelio Pagani. «Senza un assetto normativo, governance inesistente».

A un certo punto della presentazione del «report intermedio» del Centro studi «Lelio Pagani» sulla logistica in Bergamasca, dall’esterno filtrano le voci della protesta di una trentina di lavoratori di una cooperativa attiva in una realtà del settore. «Volevano sottoporre all’attenzione delle inadeguatezze contrattuali», spiega il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi, dopo essere uscito ad ascoltare le loro motivazioni. È un piccolo segnale di quanto il tema degli insediamenti logistici sia sfaccettato («e per certi versi spinoso», dirà Gandolfi), con ricadute ampie e concrete sul territorio.

Sistema in aggiornamento

Si va dalla qualità dell’occupazione alla formazione, dall’ambiente alla viabilità, fino alle ricadute sociali e abitative. «Oggi la nostra provincia ha un 3% di disoccupazione, un livello molto basso – ha osservato Gandolfi –. Questi insediamenti sono destinati dunque a portare nuova immigrazione: sono temi su cui va fatta una riflessione, ci sono trasformazioni sociali e culturali. Serve uno sguardo ampio per evitare che siano semplici trasformazioni edilizie: vorrei capire, anche dal mondo imprenditoriale, se davvero servono determinate strutture».

È con la consapevolezza di questo scenario che Via Tasso ha commissionato lo studio all’Università: lo sforzo degli addetti ai lavori è di costruire «un sistema di dati aperto e aggiornabile» su un fenomeno in continua evoluzione, assumendo un approccio «laico, senza preconcetti». Ieri l’esito della prima fase, che traccia una fotografia della situazione attuale, è stato presentato davanti agli attori del tavolo «Bergamo 2030» (associazioni di categoria, sindacati, Università, Comune di Bergamo, Camera di Commercio) ma anche alle associazioni ambientaliste.

«Non siamo fermi – è il messaggio che ha voluto lanciare Gandolfi –. Nel novembre scorso abbiamo avviato lo studio, a gennaio arriviamo con i risultati della prima fase, a marzo è previsto un secondo step e per giugno contiamo di portare qualcosa in Consiglio provinciale».Il tentativo è di governare un fenomeno che negli ultimi anni ha visto una forte crescita: il 35% delle imprese orobiche del settore è nato tra il 2010 e il 2020, un altro 7% negli ultimi due anni.

Le nuove istanze

Quanto agli insediamenti, nel biennio 2019-2020 sono arrivate al servizio Pianificazione territoriale della Provincia 9 istanze per un totale di 138 ettari; nel 2021-2022 altre 11 per un totale di 104 ettari, e ulteriori 4 ancora non definite per circa 41 ettari. Spesso, peraltro, le richieste non arrivano da operatori logistici, ma da società che si occupano di trasformazione di aree. Attualmente gli insediamenti (di varie dimensioni: le realtà molto grandi, oltre i 250 abitanti, sono una netta minoranza) sono oltre mille, di cui 733 spedizionieri e autotrasportatori. Quindici risultano in realizzazione, 4 in fase di approvazione.

Gandolfi intravede ora dei primi segnali di un rallentamento: «L’anno scorso abbiamo avuto moltissime sollecitazioni, adesso sembra tutto un po’ più tranquillo. Ma è ovviamente necessario andare avanti nello studiare il fenomeno e capire quali spazi ci siano per gestirlo anziché subirlo». Anche perché gli scenari globali mostrati dagli esperti dell’Università parlano di un settore stimato in crescita fino al 2027, sebbene l’evoluzione sia continua e difficile da prevedere: «Serve un sistema resiliente al cambiamento, in grado di adattarsi», ha evidenziato Roberto Pinto.

Le (difficili) intese strategiche

Sul lato Provincia, al momento, gli spazi per esercitare una regia sono molto limitati: la relazione del professor Fulvio Adobati e del suo staff (sono intervenuti il già citato Pinto, Mario Paris e Alessandro Oliveri) evidenzia tra l’altro come oggi, per la normativa regionale, le scelte ricadano largamente sui Comuni, con le Province che intervengono per la verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto ambientale) solamente per piattaforme oltre i 30 ettari. Anche le «intese strategiche» che Via Tasso ha provato ad avviare per discutere a livello sovraccomunale ricadute e compensazioni dei nuovi interventi sono difficili da portare avanti, ha ammesso il presidente della Provincia: «I sindaci, sul proprio territorio, si sentono un po’ “re”, vogliono decidere in autonomia, lo dico da sindaco. Soprattutto se, come in questo caso, fino a tre, cinque anni fa si è fatto così. E mi metto anche nei panni di Comuni che per anni non hanno avuto fondi dagli oneri di urbanizzazione: capisco che la prospettiva di avere delle entrate sia allettante. Ma alcuni primi cittadini iniziano a chiedere che si arrivi a un Piano d’area».

E qualcosa, pur come primi passi, comincia a muoversi: il nuovo Ptr (Piano territoriale regionale) apre alla possibilità tra l’altro che la pianificazione a livello provinciale individui gli ambiti «non idonei» a insediamenti di portata sovraccomunale. E un progetto di legge per cui si era avviata la discussione a Palazzo Lombardia lascia intravedere un giro di vite, con l’introduzione di accordi di programma promossi dalla Regione per attività logistiche oltre i 2.500 metri quadrati (sulla falsariga di quanto avvenuto anni fa per le strutture commerciali). L’evoluzione sarà però tutta da vedere, e se ne parlerà certamente dopo le elezioni regionali di febbraio. «Le trasformazioni investono soprattutto la Bassa – ha evidenziato la consigliera delegata alla Pianificazione urbanistica e sindaca di Cologno, Chiara Drago –. Una zona da sempre a forte vocazione agricola: la logistica porta grandi cambiamenti anche dal punto di vista sociale. L’assenza di un sistema normativo sta portando di fatto a una governance inesistente. Abbiamo la responsabilità di fare in modo che queste trasformazioni siano fatte per il bene dei nostri territori, e non diventino un destino».

Il professor Adobati ha tracciato la «road map» della prossima fase dello studio, che vedrà un’interlocuzione con il territorio, con interviste e questionari, e la definizione di possibili modalità operative per la regolamentazione del fenomeno e della qualità degli insediamenti. Adobati ha evidenziato tra l’altro l’importanza di «ragionare in termini di reversibilità di quanto viene realizzato, vista la rapida evoluzione del settore».

Leggi le due pagine di approfondimento su L'Eco di Bergamo dell’11 gennaio

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