L’alpino Marchesi è andato avanti: «Il Ducato perde un pezzo di storia»

IL LUTTO. «Un grande grazie per tutto ciò che ha voluto e saputo fare», ricorda il presidente della sezione di Bergamo, Giorgio Sonzogni.

Con Gian Mario Marchesi se ne va un pezzo di storia del Ducato di Piazza Pontida e degli alpini. Si è spento ieri nella sua casa di Colognola, avrebbe compiuto 94 anni a maggio «e fino all’ultimo, qualsiasi cosa servisse, lui c’era – ricorda il Duca Mario Morotti –. La sua fedeltà al Ducato era unica, così come la gratuità per cui si spendeva per le associazioni, dagli alpini alla Paolo Belli». Marchesi nel Ducato c’è stato una vita, «galeotto» l’incontro con la moglie Franca, che era figlia dell’allora tesoriere. «Il suo lavoro, sempre garbato e dietro le quinte, è stato fondamentale», annota Morotti, che proprio per le sue doti l’ha nominato «cancellier grande» (emerito dall’anno scorso) e «comandante della piazza» della Sfilata di Mezza Quaresima. Un incarico, questo, che lo riempiva particolarmente di orgoglio. «Per lui era la massima onorificienza – racconta Morotti –. Proprio solo qualche giorno fa era andato a comprare le targhe per i carri che sfileranno il 23 marzo. In quell’occasione lo ricorderemo sicuramente».

Gli Alpini di Borgo Santa Caterina

La sua opera è stata instancabile anche negli alpini, a lungo vice capogruppo di Borgo Santa Caterina. «È una tristissima notizia, all’alpino Gian Mario che è andato avanti un semplice ma grande grazie per tutto quanto ha voluto e saputo fare, tramite l’attività del gruppo di Borgo Santa Caterina, per dare fiato e gambe all’Ana», la dedica del presidente sezionale Giorgio Sonzogni. I funerali di Marchesi si terranno giovedì 13 marzo, alle 14,30 nella parrocchiale di Colognola. Oltre alla moglie Franca, alle figlie Laura e Claudia e ai quattro nipoti, per l’ultimo saluto ci saranno i «suoi» alpini e i «suoi» cavalieri. «Abbiamo invitato tutti a esserci con i tratti che ci contraddistinguono: le cravatte per gli uomini, e i foulard per le donne. Sarà il nostro grazie a un uomo unico. Ne sentiremo la mancanza», ammette il Duca.

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