L’agricoltura piace agli Under 35: nella Bergamasca in 5 anni + 23,5% - Il grafico

Il settore tiene nonostante le difficoltà. Nel primo semestre dell’anno export +5,1% sul 2019.

Il settore agricolo della Bergamasca, in leggera ripresa dopo le difficoltà enormi legate alla pandemia, guarda al futuro con ottimismo grazie ai giovani. Il ricambio generazionale è infatti uno degli elementi cardine per il futuro dell’agricoltura (così come di qualsiasi altro settore, ndr), perché «se non ci sono giovani non esistono prospettive di sviluppo», sottolinea il delegato provinciale di Coldiretti Giovani Impresa Daniele Filisetti.

E i giovani nella nostra provincia stanno rispondendo «presente». «Nella Bergamasca – prosegue Filisetti – i giovani stanno dimostrando di credere nel settore agricolo, infatti negli ultimi 5 anni le aziende con titolare under 35 sono cresciute del 23,5% (la media regionale è del 2%). E le nuove generazioni di agricoltori sono in prima fila anche nella rivoluzione digitale nelle campagne italiane con sempre più imprese agricole che applicano tecniche di agricoltura di precisione, aprono e-commerce o promuovono la loro attività sui social».

Nuove generazioni che hanno dato vita, grazie anche al contributo dei fondi regionali, dal 2014 ad oggi a poco meno di 250 nuove aziende agricole, come ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi, in coda alla presentazione, a Palazzo Pirelli, del Programma di Sviluppo Rurale di transizione della Lombardia che nel biennio 2021-22 metterà a disposizione delle aziende agricole 400 milioni di euro.

«Dal 2014 a oggi abbiamo dato 13,5 milioni a 39 aziende bergamasche per interventi strutturali, e ben 7 milioni di euro per far nascere 241 aziende gestite da under 40 in tutta la provincia» ha spiegato Rolfi. L’ultimo stanziamento risale a dieci giorni fa e riguarda 34 aziende gestite da Under 40 xche riceveranno 1,63 milioni di euro.

Una provincia, la Bergamasca, che è in leggera ripresa dopo le difficoltà legate alla pandemia e in alcuni settori ed è addirittura in crescita rispetto al periodo pre-covid.

«Bergamo – conclude Rolfi – vale il 9% della produzione agricola lombarda e conta 4.880 aziende agricole. L’export agroalimentare della provincia di Bergamo ha fatto registrare un valore di 530 milioni di euro nei primi sei mesi del 2021, con un +5,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia quindi. La qualità, la sicurezza alimentare, il legame con il territorio, la capacità di comunicare sono quattro fattori sui quali dobbiamo puntare per vincere a livello internazionale». «Secondo Confagricoltura Bergamo il settore agroalimentare mostra importanti segni di miglioramento, come del resto tutta la Lombardia, ma non ha ancora raggiunto i livelli auspicati – commenta Francesco Tassetti, di Confagricoltura Bergamo –. Nel 2021 il comparto agricolo ha risentito ancora degli effetti della pandemia, per via delle restrizioni in vigore in settori che contribuiscono indirettamente alla creazione del valore aggiunto agroalimentare (ristorazione, ricezione, intrattenimento, istruzione). A questi effetti, evidenti soprattutto per alcune produzioni posizionate nelle fasce alte del consumo, si aggiungono le difficoltà create dalle tensioni crescenti sui mercati delle materie prime, che rischiano di compromettere la redditività delle imprese agricole». La crescita dei costi di produzione colpisce in maniera trasversale tutti i comparti dell’agricoltura per via dei rincari di energia e petrolio, che si ripercuotono anche su fertilizzanti e fitofarmaci, e delle difficoltà di approvvigionamento per quanto riguarda macchinari e pezzi di ricambio. «Gli effetti più gravi – continua Tassetti – si sono scaricati sulla zootecnia, che rappresenta il cuore dell’agricoltura lombarda, per via delle oscillazioni senza precedenti delle quotazioni dei cereali e degli altri alimenti che compongono la razione animale».

«A soffrire particolarmente – concorda il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – sono i comparti tradizionali, zootecnia da carne e da latte su tutti, a causa anche dell’impennata dei costi delle materie prime e della non equa remunerazione ai produttori. Ma pesano anche gli effetti dei cambiamenti climatici, le anomalie dei mercati determinate dagli attacchi al Made in Italy e ora c’è anche la tegola della scadenza dal prossimo 31 dicembre 2021 dell’obbligo di etichettatura dell’origine del latte utilizzato. In questa situazione il sostegno che arriva attraverso dalla Regione è fondamentale. Ed è particolarmente positivo che la Lombardia abbia prestato un’attenzione particolare ai giovani e alla sostenibilità, due aspetti cruciali per il futuro del comparto».

Nonostante queste difficoltà, il settore conferma la sua capacità di resilienza e «gli indicatori di fatturato e redditività – conclude Tassetti – mostrano comunque un lieve progresso rispetto al 2020, anche per via del buon andamento delle quotazioni dei principali prodotti. L’export agroalimentare mostra inoltre una decisa ripartenza, raggiungendo un tasso di crescita elevato dopo lo stallo dell’anno precedente».

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