Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 27 Dicembre 2024
L’addio ad Angelo Bendotti: «Un generoso intransigente»
IL LUTTO. Sala Galmozzi in via Tasso a Bergamo piena per l’ultimo saluto al presidente dell’Isrec. «Non è mai stato un intellettuale arroccato nella torre d’avorio».
Troppo piccola la Sala Galmozzi per contenere tutte le persone convenute, ieri pomeriggio, a dare un saluto, ma non l’ultimo, ad Angelo Bendotti, presidente dell’Isrec scomparso il 23 dicembre. Una cerimonia civile, di cui ha tenuto le fila Elisabetta Ruffini, a Bendotti succeduta nella direzione dell’Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea.
Il ricordo di Angelo Bendotti
«Non è mai stato un intellettuale chiuso nella torre d’avorio», sottolinea Ruffini. «Un umile maestro», piuttosto, un «uomo di buon consiglio», incline al confronto «franco e diretto». Un cittadino «consapevole e sempre in dialogo con l’amministrazione», in rappresentanza della quale interviene la sindaca Elena Carnevali: «Difficile trovare le parole per congedarsi da Angelo, che non avrebbe amato alcuna pomposità celebrativa».
Con l’Isrec «lascia a Bergamo un patrimonio fonte e radice per tutte le generazioni». Un «generoso intransigente», Angelo, dal cui ruolo e figura è «inscindibile» la storia dell’Istituto. «Nella nuova casa dell’Isrec, per l’80° anniversario della Liberazione, parleremo anche di te», assicura il vicesindaco Sergio Gandi, che si rivolge direttamente a Bendotti. «Le tue critiche erano sempre lucide e disinteressate. Uno stimolo a vincere pigrizia e logica del quieto vivere. Lasci tanto lavoro di ricerca, un’importante eredità politica», fatta anche di «scelte controcorrente. Ci impegneremo per realizzare ciò che insieme abbiamo immaginato. Grazie per l’esempio».
«Compito arduo», coniugare i verbi al passato parlando di Angelo, per Mauro Magistrati, presidente provinciale dell’Anpi. «Con Giuliana Bertacchi è stato autore di contributi entrati stabilmente nel patrimonio bibliografico»: non solo, come ovvio, sulla Resistenza a Bergamo, ma anche, tra l’altro, sul «ruolo delle donne» e gli Internati Militari italiani. «Non so come sarà l’80° della Liberazione senza di lui».
Dopo il breve ricordo di Chiara Molinero, giovane collaboratrice dell’Isrec, Sandra Boninelli rivolge ad Angelo la sua canzone «Quattro passi più in là». Il modo migliore di ricordare chi ha speso tanta parte di vita nella ricerca e nella scrittura è leggere i suoi testi, a partire da uno stralcio di «Sento ancora il cuculo cantare» (2013), sull’eccidio dei Fondi di Schilpario del 28 aprile ’45 (il figlio di una delle 12 vittime dichiarerà, in chiusa, la sua riconoscenza ad Angelo: «Non ci sarebbe memoria senza di lui»), sino alla premessa dell’ultimo «Stasera mi fucileranno» (2024).
Un bellissimo elenco delle «cose che di te ho amato», a partire dalla voce, «con cui potevi rendere profonda e affascinante anche la lista della spesa», legge Luciana Bramati, vicepresidente dell’Isrec. La strenua attenzione e dedizione al «lavoro fatto bene» richiama, infine, Elisabetta Ruffini, che annuncia: «A gennaio ci troveremo nella nuova sede per ricordare Angelo, ciascuno con le sue memorie». In chiusa, «Fischia il vento» viene eseguita da fuori la sala, tanto il numero dei convenuti sconsiglia il passaggio dei musicisti.
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