Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 10 Agosto 2020
La zanzara tigre c’è, ma non è allarme
«E non trasmette il coronavirus»
C’è un solo valore sopra la soglia d’attenzione, in via Pradello, dove l’ovitrappola ha catturato 197 uova di zanzara tigre (il limite è di 150). Le altre «centraline» presentano valori sotto la soglia e in linea con il 2019.
Ciò non significa che l’«aedes albopictus» non sia presente in città, è necessario continuare l’attività di prevenzione e disinfestazione, perché si tratta comunque di un insetto capace di veicolare malattie. Ma Ats rassicura su un fatto: la zanzara tigre non diffonde il coronavirus.
Zanzare e virus
Spiega Raffaello Maffi, coordinatore del Servizio disinfezione e disinfestazione di Ats Bergamo: «I dati disponibili sono stati forniti dal Ministero della Salute che ha pubblicato, il 26 giugno, uno studio preliminare condotto dall’Istituto Superiore di Sanità insieme all’Istituto zooprofilattico delle Venezie. Da questi dati si evince che il Sars-CoV-2 una volta penetrato all’interno della zanzara attraverso un pasto di sangue infetto non è in grado di replicarsi e, quindi, non può essere successivamente inoculato dalla zanzara attraverso una puntura. La zanzara tigre può potenzialmente veicolare altri tipi di virus, gli “arbovirus”, che sono responsabili di diverse malattie come la dengue e la febbre gialla. Ma in provincia di Bergamo non ci sono mai stati problemi di questo tipo». Per quanto riguarda la presenza di altre specie infestanti potenzialmente pericolose per la salute, «non siamo a conoscenza, in questo momento, di situazioni critiche – dice Maffi –. Abbiamo avuto segnalazioni sulla presenza di calabroni e vespe, su cui interveniamo come da prassi».
Le zone più infestate
La zanzara tigre continua ad essere presente quasi ovunque. In particolare, dove c’è acqua, nei cespugli e nelle siepi. Qui vivono soprattutto i maschi che si cibano della linfa di queste piante, mentre sono le femmine a nutrirsi di sangue. Ma ecco i quartieri più assediati dalla zanzara, con i dati dell’ultimo monitoraggio (20 luglio). Dopo il caso di via Pradello, troviamo Boccaleone (107 uova), via Goltara (89), Colognola e Celadina (73), via Berlendis (56), Longuelo (53), Redona (52). Gli altri quartieri sono sotto la soglia delle 50 uova per ovitrappola, mentre la zona delle piscine e il piazzale della Malpensata risultano «zanzara free». Ma i dati sono parziali, rimarca Maffi di Ats: «Rispetto all’anno scorso, non riscontriamo particolari criticità o zone di allarme – premette –. In alcuni quartieri ci sono dati leggermente superiori rispetto al 2019, ma globalmente rispettiamo la tendenza dello scorso anno (la media è di 42,18 uova per trappola, contro le 42,20 del 2019 nello stesso periodo di monitoraggio, ndr). È comunque una situazione parziale, dato che il monitoraggio viene ripetuto ogni 15 giorni e al momento ne sono stati effettuati 4. La fotografia completa l’avremo a fine stagione: agosto e settembre sono i mesi più critici, quando il ciclo della zanzara si evolve nella maniera più intensa». Fondamentale il contributo dei cittadini, perché con piccoli accorgimenti (evitare ristagni d’acqua sotto i vasi, svuotare piscinette inutilizzate, tagliare erba e siepe) è possibile creare zone libere dalle zanzare. Intanto procedono le azioni di contrasto: «Come tutti gli anni sono state attivate le attività di prevenzione a lotta alla zanzara tigre – afferma il coordinatore del servizio –. Il Comune di Bergamo sta effettuando i trattamenti larvicidi in tutti i tombini con caditoie, mentre Ats si occupa dei trattamenti con prodotti adulticidi in tutti gli obiettivi pubblici “verdi” della città: parchi, centri anziani e socio-culturali e scuole di ogni ordine e grado».
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