Cronaca / Bergamo Città
Sabato 09 Marzo 2019
La riforma della legittima difesa
«In quattro anni solo quattro processi»
Dal 2015 al 2018 le sentenze si contano sulle dita di una mano. Gli avvocati della camera penale di Bergamo: «Non c’è emergenza: una legge manifesto».
Quattro sentenze in quattro anni, dal 2015 al 2018. Sono i numeri della legittima difesa a Bergamo, o meglio, delle sentenze emesse in via Borfuro chiamando in causa la cosiddetta «scriminante» di cui all’articolo 52 del Codice penale, oggetto della riforma approvata mercoledì alla Camera (il 26 marzo è atteso il sì definitivo al Senato). Numeri davvero bassi, se si pensa che solo nell’ultimo anno giudiziario (2017/2018) i procedimenti penali definiti a dibattimento sono stati 3.201 (il dato schizza a oltre 15 mila se si considerano anche i fascicoli definiti dall’ufficio gip/gup).
Venendo ai casi concreti, la «legittima difesa» è stata invocata e applicata nel 2015 per assolvere un imputato accusato di lesioni aggravate, mai nel 2016 e 2017, mentre è stata utilizzata tre volte nel 2018 per assolvere altrettanti imputati in un processo per rissa e in altri due per lesioni aggravate. Episodi minori, mai balzati all’attenzione delle cronache. Bisogna andare indietro di alcuni anni per ricordare fatti che hanno destato scalpore: quello di Antonio Monella, condannato per aver sparato a un giovane albanese che gli stava rubando l’auto nel cortile di casa nel 2006 ad Arzago (graziato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2015) e quello di Angelo Cerioli, commerciante di Caravaggio finito a giudizio e poi assolto per l’uccisione di un romeno che, nel 2012, insieme ad alcuni complici tentava un colpo, l’ennesimo, nella sua proprietà.
Nonostante i casi di legittima difesa siano numericamente pochi (mentre restano senz’altro troppi i furti in casa) alla riforma a trazione leghista il governo ha dato priorità assoluta. La riforma amplia i confini della legittima difesa introducendo alcune novità. Primo: in caso di violazione di domicilio sussiste «sempre» il rapporto di proporzione tra difesa e offesa subita. Secondo: agisce sempre in legittima difesa anche chi «compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi». Terzo: viene esclusa la punibilità per eccesso colposo di legittima difesa se chi ha commesso il fatto «ha agito in stato di grave turbamento».
La riforma ha diviso la politica: ha ricompattato il centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia), è stata «digerita» dai grillini e apertamente avversata dal centrosinistra come una «resa dello Stato» o una privatizzazione della giustizia. E i «tecnici», che in caso di approvazione definitiva, dovranno applicare le nuove regole, come hanno accolto le modifche al Codice?
«Ci troviamo di fronte a una riforma inutile e ingannevole – dichiara l’avvocato Riccardo Tropea, presidente della Camera penale di Bergamo, sezione della Camera penale della Lombardia orientale –. Inutile perché si propone di fronteggiare un’emergenza che tale non è: le situazioni concrete in cui si dibatte di legittima difesa sono oggettivamente pochissime. Si tratta di una legge manifesto. E ingannevole perché, al contrario di quanto sembra prospettato, non sarà in alcun modo possibile evitare l’apertura di un’indagine nei confronti di un cittadino che spara a un ladro. La legittima difesa agisce come scriminante rispetto a una condotta illecita, ma dovrà esserci sempre il vaglio della magistratura per verificare se ricorrano o meno le circostanze per poterla applicare».
Quanto alle toghe, l’Associazione nazionale magistrati era stata netta già nel corso dell’audizione in commissione Giustizia alla Camera: «Sulla legittima difesa è nota la nostra valutazione critica, essendo un istituto già sufficientemente regolamentato – dichiarava il presidente dell’Anm, Francesco Minsci – ogni intervento rischia di comportare distorsioni che potrebbero fare più danni di quelli che, invece, vorrebbero evitare».
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