«La nostra disabilità divenuta occasione per arricchire la vita»

LA GIORNATA. Le testimonianze positive di Denis Bonetti e Ingrid Ferrari: «Felici grazie a valori e nuovi obiettivi». Il recupero alla Riabilitazione Specialistica di Mozzo.

Una Giornata, quella di martedì 3 dicembre, dedicata alle persona con disabilità, che invita a riflettere e cercare di capire le difficoltà di chi, come tutti noi, ha sempre detto «tanto a me non succede». Ma poi è successo e ci si è ritrovati a convivere all’improvviso con la disabilità: una vita in carrozzina o problemi fisici che non permettono più di vivere come prima. O forse sì, ed è proprio questo il messaggio forte di questa Giornata internazionale delle persone con disabilità: la vita è ancora ricca di meraviglie e di valori da custodire, sogni da realizzare, obiettivi da raggiungere.

«La vita è ancora assolutamente bella»

«La vita è ancora assolutamente bella. Anzi, per assurdo è anche migliorata, grazie alla presa di coscienza che ora ho riguardo ad aspetti a cui prima non badavo. E perché adesso faccio tante cose che mi piacciono, che mi fanno sentire utile e che mi stimolano. La felicità è questione di scelte: o stai fermo o vai avanti». Ne è convinto Denis Bonetti, 50enne di Lovere (ma di Bergamo città d’adozione), che da 17 anni è costretto sulla sedia a rotelle dopo un incidente in moto, che gli ha causato gravi lesioni alla colonna. Di anni Denis ne aveva 33. «È come avere il corpo diviso a metà», racconta Denis. «La struttura di Riabilitazione Specialistica di Mozzo dell’Asst Papa Giovanni XXIII mi ha aiutato a imparare a fare quello che facevo prima, ma da seduto», ricorda Denis.

«La struttura complessa di Riabilitazione Specialistica-Unità Spinale del Papa Giovanni – spiega Silvia Galeri, direttore della Riabilitazione specialistica – si prende cura delle persone con disabilità acquisita, sin dalle prime fasi dell’insorgenza. L’obiettivo di tutto il team multidisciplinare è quello di consentire il massimo recupero possibile delle funzioni lese a causa di patologie o incidenti, di favorire la migliore qualità di vita oltre che l’inserimento psico-sociale della persona con disabilità e, laddove possibile, il reinserimento lavorativo e scolastico, accompagnandola nel riadattare il proprio progetto di vita». Denis Bonetti, ad esempio, a Mozzo ha riscoperto lo sport.

«L’obiettivo di tutto il team multidisciplinare è consentire il massimo recupero possibile delle funzioni lese a causa di patologie o incidenti, di favorire la migliore qualità di vita oltre che l’inserimento psico-sociale»

«Sono rimasto in struttura circa quattro mesi e lì ho conosciuto i ragazzi della Special Bergamo Sport (associazione bergamasca che ha lo scopo di promuovere lo sport dilettantistico tra persone disabili e normodotate) che mi hanno fatto scoprire che potevo ritornare a fare sport e così ho iniziato a giocare a tennis. Ora sono presidente dell’associazione e i miei primi 10 anni in carrozzina li ho festeggiati andando in moto», dice con orgoglio Denis. Oltre allo sport, Denis lavora in un’azienda informatica e porta avanti un’importante attività di divulgazione e sensibilizzazione attorno al mondo della disabilità nelle scuole del territorio, dalle elementari alle superiori. «Andiamo dai giovani e parliamo loro di disabilità - racconta - perché in Italia ci sono ancora tanti e importanti passi da fare nella modalità di approccio nei confronti di questo mondo da parte delle persone. Non siamo né supereroi, né persone a cui rivolgersi con pietà, considerandoci solo persone fragili. Dovremmo imparare dai bambini che, quando vedono la carrozzina, chiedono che cosa è, cosa è successo e poi ti dicono: “Dai, andiamo a giocare”».

«Ogni giorno divento sempre più autonoma, anche grazie al grande lavoro che ho fatto durante la riabilitazione a Mozzo»

Lo sport per Ingrid Ferrari, invece, è un tasto dolente. «Giocavo a pallavolo a livelli agonistici e non ho più potuto riprendere». Ingrid ha 31 anni, vive a Torre Boldone e lavora a Bergamo nell’ambito delle risorse umane. Ne aveva 27 quando ha avuto un aneurisma che le ha causato due anni di buio totale a livello di memoria e, ora, manifesta difficoltà di movimento alla parte destra del corpo. «Dopo cinque operazioni ho parlato per la prima volta con mia mamma, a seguito di due anni dei quali non ricordo nulla. Ora sto molto bene: mi considero molto fortunata per il fatto di essermi ripresa alla grande e di riuscire a fare tutto quello che voglio», racconta. Accanto a lei c’è Fabio, il suo fidanzato, che le è rimasto sempre vicino. «È stata e continua ad essere una persona fantastica. C’è sempre stato e non mi ha mai abbandonata. Credo che non sia da tutti», dice commossa.

«Credo fortemente che nella vita si debba essere sempre positivi. Io so di essere disabile, ma non mi ci sento»

«Ora pensiamo a goderci la nostra vita», afferma. Insieme hanno da poco comprato casa e ricominciato a viaggiare. «Ogni giorno divento sempre più autonoma, anche grazie al grande lavoro che ho fatto durante la riabilitazione a Mozzo – racconta –. Cammino da sola senza ausili e ho iniziato anche ad andare in autobus da sola. Lasciare la pallavolo è stato difficile, ma ora faccio nuoto, pilates e suono il piano all’interno di un percorso di musicoterapia in cui sto facendo tanti passi avanti». La parola preferita di Ingrid è positività. «Credo fortemente che nella vita si debba essere sempre positivi. Io so di essere disabile, ma non mi ci sento. Nonostante i momenti di sconforto non mi sono mai lasciata andare. Ora devo solo affrontare la “nuova” Ingrid. E io di lei sono orgogliosa. La vita mi sta dando anche tante soddisfazioni. Cosa posso volere di più? La vita continua ad essere sempre molto, molto, molto bella». Ingrid lo dice per ben tre volte, con forza e convinzione: perché davvero è così.

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