
Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 06 Marzo 2025
La montagna si spopola: resiste solo la Valle Imagna
DEMOGRAFIA. Unica area delle Orobie in controtendenza negli ultimi 10 anni. Il traino dei paesi del fondovalle, ma non solo: c’è un ritorno alle origini.
È un raggio di primavera nell’inverno demografico e nello spopolamento delle aree interne. Quel timido sole fa capolino sopra la Valle Imagna, l’unica valle bergamasca che negli ultimi dieci anni è riuscita ad aumentare i propri residenti. Con numeri risicati, certo, ma capaci di spazzare via alcuni luoghi comuni apparentemente inscalfibili. Tra il 1° gennaio 2014 al 1° gennaio 2024 la Valle Imagna è infatti passata da 30.344 a 30.479 abitanti, 135 in più (+0,4%).
Lo spopolamento delle Valli
Di contro, tutte le altre comunità montane della Bergamasca hanno segnato un arretramento: si va da quello praticamente nullo dei comuni orobici della Bassa Val San Martino (da 14.776 a 14.771 residenti) all’erosione via via crescente patita dai Laghi bergamaschi (da 97.981 a 96.646 abitanti, -1,4%), dalla Valle Seriana (da 138.481 a 133.378 abitanti, -3,7%), dalla Valle di Scalve (da 4.286 a 3.999 abitanti, -6,7%) e dalla Valle Brembana (da 42.948 a 39.826 abitanti, -7,3%).
La fotografia è condensata in una ricerca commissionata dal consigliere regionale del Partito democratico Jacopo Scandella a «Excellera Intelligence», società nata dall’esperienza di «InTwig», con un confronto sulle principali variabili socioeconomiche delle comunità montane bergamasche. «Un lavoro – spiega Scandella – che nasce dal fatto che la montagna è la prima ragione per cui ho cominciato a fare politica. Sono convinto che dietro questi dati vi siano delle precise scelte sull’allocazione dei servizi, delle imprese, delle infrastrutture.
Negli ultimi 15 anni il criterio delle risorse e degli investimenti è stato quello della maggiore efficienza, ma se si utilizza solo questo si finisce col penalizzare alcuni territori: i servizi in montagna devono essere garantiti non solo perché sono efficienti, ma perché servono. La coperta delle risorse è corta e dobbiamo riconoscerlo: negli ultimi 15 anni le valli sono rimaste scoperte, è dunque necessario tornare a reinvestire». Anche perché i dati, aggiunge Scandella, «raccontano che in alcuni comuni si riesce a invertire la tendenza demografica. Non solo grazie al turismo: manifattura, energia e servizi sono pilastri su cui si può ancora puntare, anche nelle valli».
L’«argine» dell’Imagna
Tra 2014 e 2024 la Valle Imagna ha saputo andare in contropiede allo spopolamento, pur facendo i conti con le dinamiche demografiche note. I residenti over 65 sono aumentati del 24,3% e le nascite sono calate (326 nel 2022, 296 nel 2012, 192 nel 2023), ma l’economia ha retto: dal 2013 al 2023 i negozi di vicinato sono cresciuti dell’8,7% (da 195 a 212, unica comunità montana in positivo), le imprese sono aumentate del 4,1% tra 2010 e 2020 (da 1.910 a 1.989, sempre l’unica valle in attivo).
«La crescita è stata trainata soprattutto dai comuni della Bassa valle, per esempio gli Almenno e Palazzago, con un movimento interno alla valle, ma con alcune eccezioni positive anche a quota più alta, ad esempio Brumano – ragiona Roberto Facchinetti, presidente della Comunità montana della Valle Imagna e sindaco di Bedulita –. Specie dopo il Covid è emersa una più forte attenzione alla qualità della vita, e questo ha fatto sì che più persone maturassero la scelta di venire a vivere qui. È vero che fare il pendolare è un sacrificio, ma viene ripagato da altri aspetti: poter apprezzare e godere dell’ambiente, avere una casa con giardino, fare attività all’aria aperta».

C’è chi sogna la metropoli e chi sceglie il piccolo comune della valle: «La natalità è in calo anche da noi – rileva Sauro Ivo Manzoni , sindaco di Sant’Omobono, al centro della valle –, ma abbiamo un ritorno sul territorio, con tante seconde case e coppie che vengono a stabilirsi. Dal punto di vista viabilistico siamo la prima valle verso Milano e anche la meglio collegata con la città, e questo incide. La qualità della vita resta buona, anche grazie a una rete di volontariato». È in questo impasto di fattori – la relativa vicinanza alla città e i presìdi sociali sul territorio – che si legge allora il bilancio in positivo dell’ultimo decennio: «Da un lato c’è la collocazione geografica favorevole – premette Gianantonio Farinotti, direttore dell’Azienda territoriale per i servizi alla persona Valle Imagna-Villa d’Almè –, in particolare la zona degli Almenni e la vicinanza all’Isola. Dall’altro lato, e vale più per la media valle, c’è una forte identità delle comunità: è un aspetto che salvaguardia il territorio e fa sì che le giovani coppie vi rimangano legate, scegliendo di non andarsene, insieme alla presenza di una rete di servizi educativi e sociali in grado di garantire una tenuta. A tutto ciò si somma un flusso di ritorno rappresentato sia da chi aveva conosciuto la valle prima come luogo di villeggiatura sia da chi se ne era andato negli anni scorsi e oggi, magari perché in pensione, ha scelto di rientrare».
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