La lettera: «I gioielli rubati alla mamma ferita: provo senso di rabbia»

IN PRONTO SOCCORSO. La lettera di una figlia che ha accompagnato l’anziana madre al Pronto soccorso per un trauma al ginocchio e al rientro ha notato che le erano stati rubati gli orecchini e la fede nuziale.

Pubblichiamo la lettera di Francesca Garavaglia, una lettrice de «L’Eco di Bergamo», che ci ha scritto per raccontare purtroppo uno spiacevole furto di cui è stata vittima la madre anziana in un momento molto delicato: il ricovero in Pronto soccorso a seguito di una caduta e lesione al ginocchio. Al rientro dall’ospedale mancavano gli orecchini e la fede nuziale portata per 53 anni al dito.

Ore 8, lunedì. Classico incidente casalingo: mamma scivola e cade picchiando un ginocchio. Da lì ghiaccio, pomata per lenire il dolore e diminuire un ematoma che nel giro di pochi minuti si sarebbe sicuramente presentato. Antidolorifici.Ore 8 martedì. Il dolore non passa, il ginocchio è gonfissimo, è doloroso tentare di muovere la gamba. Chiamo il 118 e l’ambulanza arriva da lì a poco per portare mamma in Pronto Soccorso; una volta definita la struttura in cui avrebbero verificato la lesione, mi sono messa in macchina nel tentativo di giungere alla meta prima di mamma. Obbiettivo raggiunto. Ore 8.30, sempre martedì. Accettazione di mamma al Pronto Soccorso, l’infermiere si informa sulla situazione chiedendo ai paramedici cosa era successo. Io, che sono stata presente nel momento della caduta, ho cercato di spiegare, invano. Mamma viene portata immediatamente a fare una radiografia.

In sala d’attesa

Aspetto in sala d’attesa con un libro (sono partita attrezzata di molta pazienza e qualcosa da leggere) e, man mano arrivano persone che necessitano di visite, le sedie all’accettazione si riempiono. La coda di pazienti aumenta, sento i commenti di un paio di donne che parlano di una mano gonfia per il morso di un cane, un’altra che è sicura di avere un braccio rotto e che la radiografia fatta il giorno precedente fosse sbagliata, altri ancora che, durante l’attesa, aprono una borsa e pranzano direttamente lì, con tanto di birra e caffè. Le ore passano e, sapendo che l’attesa sarebbe stata ancora lunga e non volendomi allontanare dal Pronto Soccorso in caso di bisogno, trovo un’altra sala d’aspetto inaspettatamente semivuota, dedicata ai parenti delle persone che stanno ricevendo le attenzioni del personale medico.

Orecchini e fede spariti

Non mi lamento, so che mamma è tranquilla, le sono stati dati degli antidolorifici. Ha fatto la radiografia e, sonnecchiando, sta aspettando il controllo dell’ortopedico. Mi squilla il telefono e una dottoressa mi fa entrare e mi spiega cosa è successo al ginocchio. La sentenza la obbligherà a tenere un tutore rigido per un paio di settimane e poi far ricontrollare il tutto. Dopo 10 ore di tanta pazienza, finalmente torniamo a casa, mamma si mette su una poltrona e la serata procede come sempre. Ore 9 mercoledì. Aiuto mamma nel sistemarsi e noto che, ai lobi delle orecchie, mancano gli orecchini di perle che di solito non toglie nemmeno di notte, ma guardo sul comodino, in salotto, nulla… chissà dove li avrà appoggiati, penso. Prendendole la mano mi accorgo che manca anche la fede, fatta stringere un paio d’anni fa e sul suo anulare da 53 anni. L’orologio di plastica sul suo polso come sempre. Sono sicura di averla vista al suo dito quando eravamo all’accettazione, idem i suoi orecchini, da lì non so più nulla, ma sicuramente qualcuno gliel’ha sfilati e, presumo, se li sia messi in tasca, altrimenti i medici mi avrebbero consegnato i suoi effetti personali, una volta dimessa.

I sensi di colpa

All’inizio mi sono data della stupida perché era già successo in passato alla nonna che, dopo un ricovero in ospedale, si era ritrovata senza anello e, consapevole di ciò, avrei dovuto spogliare la mamma di quei due ori, soprattutto la fede che è insostituibile per il valore insito in sè. In quei momenti di preoccupazione, però, tutti pensano al bene della persona ammalata. Poi mi sono doppiamente incolpata per non aver controllato subito che non le mancasse nulla, ma anche in quel momento, con la gamba della mamma bloccata da un tutore, l’ambulanza privata da chiamare per riportare mamma a casa e la fretta di rincasare prima di lei, non avevo sicuramente la mente lucida a sufficienza per pensare al furto. Non so sinceramente chi e dove abbia rubato i due monili alla mamma (cosa di cui lei non si è accorta e io ho omesso di evidenziarne la mancanza) ma il furto mi ha lasciato l’amaro in bocca; sapere che nel momento di dolore uno sciacallo osservi i pazienti che arrivano, o sono in cura in un Pronto Soccorso, avrei e attenda il momento giusto per derubarli mi crea un senso di rabbia e cattiveria che di solito non mi rappresenta.

La morte dell’anziana madre

Ora mamma non c’è più e mi dispiace che, per colpa di un delinquente qualsiasi che si aggira e mimetizza tra il personale di un ospedale, io non abbia potuto seppellirla con la sua immancabile fede al dito, che racchiude in sè tanti ricordi indelebili. Con queste righe non voglio aizzare gli animi, persone oneste ce ne sono molte e non posso credere che chi stia salvando vite o curando infortunati guardi cosa indossano e pensino a sottrarre i loro averi. Il mio obbiettivo è denunciare l’accaduto (senza nomi, date: non sono importanti); se avessi saputo che qualcuno avrebbe potuto togliere l’anello a mamma, senza che lei se ne accorgesse, o magari facendole credere che fosse prassi per una radiografia togliere ori, forse adesso il suo anulare indosserebbe, per sempre la sua fede nunziale.

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