La lettera: disoccupata a 50 anni
«Pronta a raccogliere la frutta»

«Se al Nord e al Sud e al centro c’è bisogno di manodopera, adoperiamoci tutti e i governanti facciano la loro parte in modo che tutti possiamo portare a casa un pezzo di pane lavorando dignitosamente».

Carissimo direttore, le scrivo dopo aver letto, su di un quotidiano uscito giorni fa, questo articolo: «Mancano 22 mila operai, salta la raccolta di frutta e ortaggi. Il 65% arrivava dall’estero. Allevamenti allo stremo per la crisi: il caso del latte. A Grosseto alcuni caseifici hanno già chiuso.

Ho oltrepassato i 50 anni e alla luce di una situazione già drammatica a monte, oggi ancor di più le garantisco che mi offro volontaria e sono disposta da subito a correre a lavorare nella raccolta di prodotti agricoli. La cosa mi entusiasma anche se nella mia vita ho fatto altro, ma da piccola ho lavorato la terra con i miei genitori e da grande quando i miei genitori, anziani, si sono ammalati, li ho curati a casa e ho proseguito io con le mie mani a lavorare quel che rimaneva della terra. Non siamo stati a carico dello Stato e mio padre ha lavorato fino a 90 anni.

I politici che sono al comando del Paese riescono a comprendere in che melma siamo? Ci promettono via spot piccoli aiuti, ma dall’altro ci sottraggono la speranza.

L’uomo sapiens, sparirà non ci sono dubbi e se ne vedono già i segni di un progetto di distruzione di cui Covid-19 è solo una fase di un enorme cambiamento di cui non ci è dato di sapere. La terra è bassa, ma solo la terra ci salverà se noi la salveremo come ripetutamente afferma anche Papa Francesco. Penso che per molti italiani non sia più adatta perché bassa e quindi faticosa da lavorare. Ma non si può avere tutto senza fatica...

Diciamo che non è per tutti così e molti di coloro che si sono ammalati e morti di Covid-19 andavano ogni giorno a lavorare e quanto lavoravano. Vorrei anche ringraziarli uno a uno perché Milano, la Brianza, Brescia, Bergamo e non solo rappresentano molto per l’Italia tutta. Ma non apriamo questo amaro capitolo di un’informazione nata male e portata avanti peggio. Non solo io sono disposta a lavorare oggi, ma conosco centinaia di persone che vogliono lavorare come me. Che bisogno abbiamo di persone dall’esterno? Questa è un’occasione d’oro per dare lavoro ai tanti disoccupati vecchi, nuovi e del futuro prossimo, ai giovani i tanti giovani che li lasciamo marcire nel letto anziché offrire speranze, ai rifugiati che sono sbarcati sulle nostre coste con la speranza di un futuro e di un lavoro, ma anche tutti quelli che sono a carico di chi lavora e percepiscono il reddito dallo Stato italiano.

Se al nord e al sud e al centro c’è bisogno di mano d’opera, adoperiamoci tutti e i governanti facciano la loro parte in modo che tutti possiamo portare a casa un pezzo di pane lavorando dignitosamente.

Il problema è che mancano gli strumenti e stamani mi sono mossa da sola per offrirmi per lavorare gli imprenditori agricoli. La risposta è: ma come? Noi abbiamo bisogno di stagionali e non abbiamo gli strumenti. Servono i voucher? Che siano rimessi infondo la speranza di un lavoro a tempo indeterminato, bisogna scordarcela...

Caro direttore non ci salverà la tecnologia pur utile, non ci salverà la medicina fondamentale, non ci salverà la scienza, moriremo prima, ma di fame... abbiamo bisogno di lavorare la terra rispettandola e non sfruttandola. Vediamo di rimettere in moto l’Italia che vuol lavorare in sicurezza sì, ma vuol lavorare e non vegetare. Altrimenti se l’Europa ci considera quello che vediamo e sentiamo, credo che abbia davvero ragione, ma io voglio escludermi dal branco.

È il momento di svegliarsi e non solo di cantare l’Inno di Mameli o di fare i flash mob dai balconi...I morti nessuno ce li rende! e il dolore di chi sopravvive è dirompente.

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