La diocesi festeggia tre nuovi diaconi. «Si fanno don per gli altri, senza misura»

LA CERIMONIA. Giovedì, nella chiesa del Seminario, l’ordinazione col Vescovo per Francesco, Lorenzo e Maichol. Tutti e tre under 30, diventeranno sacerdoti il 24 maggio. «Rispondono alla fame di vita piena e di vicinanza».

Giovedì 31 ottobre, alle 20.30, nella chiesa Ipogea del Seminario, tre giovani della nostra diocesi saranno ordinati diaconi dal Vescovo Francesco Beschi. Significa che essi e la Chiesa di Bergamo compiono insieme un passo di definitività nel cammino che conduce a diventare preti. Il diaconato segna uno spartiacque decisivo, perché fa finire un tempo e ne fa iniziare un altro, qualitativamente diverso: chiude il momento della giovinezza intesa come ricerca e inaugura una giovinezza diversa, non sospesa o in attesa di futuro, ma orientata pienamente verso la meta del sacerdozio. Dalla sera del 31 ottobre questi tre ragazzi cominceranno a essere chiamati «don», dentro quel percorso che li vedrà preti, il prossimo 24 maggio. La Chiesa di Bergamo quindi festeggia il dono di tre nuovi giovani diaconi, con vista sul domani del loro sacerdozio.

Chi sono i tre nuovi diaconi

Lorenzo Cattaneo, di Gorle, 27 anni, di formazione geometra. Francesco Colombi, di Bossico, 29 anni, che ha lavorato come cuoco. Maichol Gherardi, di Serina, 27 anni, pasticciere. L’immagine evangelica che hanno scelto per raccontare l’intreccio delle proprie esperienze con la missione del diaconato è la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci, presa dal meraviglioso ciclo di affreschi del XV secolo della chiesa di Pagliaro. La didascalia che accompagna quest’immagine fa risuonare le parole con cui Gesù, come se fosse la cosa più normale del mondo, sprona i suoi discepoli a prendersi cura della fame di un numero realisticamente poco gestibile di persone: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16). Da questo brano è possibile gettare uno sguardo più concreto sul significato dell’essere diaconi da parte di questi tre giovani, oggi, nella nostra terra di Bergamo.

Che cosa è il diaconato

Il diaconato è il ministero del servizio. E c’è del misurare e dello sfamare: tanto nelle biografie di questi tre giovani – geometri, cuochi e pasticcieri – quanto nella narrazione evangelica. Per Gesù, la costruzione del Regno passa da qui: dopo una lunga giornata di predicazione, venuta la sera, la gente che lo segue è affamata. Si può presumere che l’incanto della sua Parola fosse così capace di saziare la fame profonda che abita il cuore dell’uomo, da far dimenticare per alcune ore la fame fisica che si accompagna ai brontolii dello stomaco. Ma, giunta a sera, quella folla di più di 5mila persone sente il bisogno urgente di mettere qualcosa sotto i denti. I discepoli sono i primi ad accorgersene e suggeriscono al maestro di salutare elegantemente gli ascoltatori, affinché possano andarsene e trovare le botteghe ancora aperte. E qui arriva, lapidaria, la frase di Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare». «Pensateci voi». Anche i discepoli avranno avuto giustamente bisogno di uno spuntino: ma Lui misura e moltiplica, prima ancora che pani e pesci, la loro disponibilità a mettere da parte la loro fame per prendersi cura di quella degli altri. Questo è il servizio a cui il diaconato di Maichol, Francesco e Lorenzo vuole mettersi in scia: la vita si misura per come è capace di donarsi «senza misura», cioè facendosi carico della fame degli altri prima che della propria.

«La vita si misura per come è capace di donarsi «senza misura», cioè facendosi carico della fame degli altri prima che della propria».

Dentro la vita delle parrocchie e della gente, la fame che si incontra assume tante forme: c’è fame di consolazione, di perdono, di educazione, di vita piena, di ascolto, di vicinanza, di attenzione, di Vangelo, di una buona parola... C’è così tanto da fare che, guardando alla pochezza di ciò che uno può dare, verrebbe da ripetere quello che protestano timidamente i discepoli: il nostro meglio non basta. Ci sembra poco. Cinque pani e due pesci: che cos’è questo per così tanta gente? C’è del poetico e del drammatico in tutto questo. Forse, c’è qualcosa anche dell’azzardo che appartiene ai venti-trent’anni. Ma, soprattutto, c’è qualcosa di vero che ha a che fare con l’essenza stessa della giovinezza e della fede cristiana. Questi

Il diventare diaconi di Francesco, Lorenzo e Maichol è già di per sé un gesto che si fa carico di una fame di senso diffusa

tre ragazzi si affacciano all’età adulta scommettendo che, nel 2024, valga ancora la pena spendere il meglio della propria esistenza, del proprio tempo e delle proprie energie per il Vangelo e per la Chiesa. È un gesto potente, che regala una testimonianza preziosa, da giovani ad altri giovani che sono alle prese con la scelta del futuro, diventato tanto più difficile quanto più si arricchisce di nuove possibilità e avverte come bagaglio ingombrante l’esperienza della fede. Il diventare diaconi di Francesco, Lorenzo e Maichol è già di per sé un gesto che si fa carico di una fame di senso diffusa. Innanzitutto, afferma come la bellezza della vita abbia a che fare con il servizio e con il dono. Poi, ricorda che l’avventura cristiana non stravolge il passato importante di nessuno, ma lo integra e lo trasfigura, per restituirlo nuovo. Infine, rivela come nessun futuro sia promettente per chi vorrebbe sfilarsi dalla chiamata a prendersi delle responsabilità, a farsi carico della vita di altri, a dire «tocca a me».

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