Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 09 Novembre 2020
«La curva ancora lontana dal picco
Serve responsabilità individuale»
Il virologo Francesco Broccolo, docente alla Bicocca di Milano, traccia il quadro dei contagi: «Situazione ancora preoccupante, con l’Rt vicino al 2 in una settimana i casi raddoppiano».
Mentre i numeri crescono, «ancora come conseguenza della catena partita da inizio ottobre», la geografia del virus muta. «Sta scendendo il peso dei positivi della provincia di Milano sul totale regionale, e questo è un dato importante da cui trarre diverse valutazioni», premette Francesco Broccolo, virologo, docente di Microbiologia all’Università Bicocca di Milano e direttore scientifico del laboratorio Cerba di Milano, prima di mettere in chiaro alcuni numeri: «Nella settimana appena chiusa, Milano “vale” il 17,7% di tutti i nuovi casi in regione, contro il 18,6% della settimana precedente e soprattutto contro il 22,6% della settimana del 17-23 ottobre. Contemporaneamente, invece, altre province hanno aumentato i propri numeri. Vuol dire che il virus si è diffuso sempre più oltre i confini della città, dove si era concentrata la quota più consistente di questa fase epidemiologica».
L’ondata si è allargata, con tutti i suoi effetti. E una domanda viene spontanea: il mancato intervento tempestivo con misure per il capoluogo lombardo ha creato conseguenze nel resto della regione? «Sì, non aver “chiuso” Milano ha certamente influito», conferma Broccolo. La catena epidemiologica non si ferma, e lo confermano altre stime: «L’Rt lombardo è a 1,90 contro l’1,80 nazionale; a Monza e Brianza arriva a 1,96, in provincia di Milano invece è sceso a 1,69 e in città a 1,53 – sono gli indicatori che mette in luce il virologo della Bicocca –. Siamo a un livello ancora alto se guardiamo la Lombardia nel suo complesso, vicino al 2: e avere un Rt pari a 2 vuol dire che in una settimana c’è il raddoppio dei casi. Perché Bergamo mantiene invece un basso incremento? C’è una quota consistente di persone che sono meno suscettibili all’infezione, dopo la prima ondata».
«Infezione persistente»
In realtà, osserva il ricercatore, più che di ondate, si potrebbe anche parlare di «infezione persistente che non è mai terminata. Ora siamo di nuovo alla metafora dell’onda per quanto riguarda il punto di vista clinico, perché si ha una pressione ospedaliera che è molto alta – prosegue Broccolo –. In Italia si è superata la soglia critica del 30% di occupazione dei posti di terapia intensiva, la quota al di sopra della quale rallenta l’assistenza agli altri pazienti ricoverati (cioè i pazienti in cura per altre patologia, con la rimodulazione dell’attività ordinaria, ndr): in Lombardia si era indicato un primo step a 300 malati Covid in rianimazione, e adesso siamo a oltre 600. La situazione è preoccupante». Anche perché c’è un’altra stima che non lascia tranquilli i virologi: una proiezione recentissima, che circola nelle discussioni del settore, indica ancora di là da venire il picco della fase attuale. L’orizzonte arriva al 18 novembre: quel giorno, a livello nazionale si potrebbe toccare il punto massimo di questa fase, «con 75 mila nuovi casi in un solo giorno», spiega Broccolo. Superata quella data, la curva dovrebbe iniziare a scendere.
Il virus dunque continua a essere pericolosissimo, e lo sarà a lungo: «La malattia è sempre la stessa: se ai nostri occhi può sembrare diversa, è solo perché la intercettiamo prima, cioè si arriva prima in terapia intensiva spesso non in condizioni critiche come accadeva a marzo, e inoltre in questi mesi si sono approfonditi i percorsi di cura. E poi c’è la questione della responsabilità individuale: diversi studi dimostrano come l’utilizzo della mascherina indebolisca la carica virale, e quindi anche la pericolosità nel caso comunque si verifichi un contagio nonostante l’utilizzo della mascherina. Molto, come sempre, dipende da noi: dal senso di responsabilità di ognuno». Quindi sarà fondamentale «governare» a dovere anche la transizione dalle misure di contenimento introdotte in questi ultimi giorni. Perché sullo sfondo c’è sempre il rischio di rivivere quell’«effetto-estate» che ha poi portato alla ricaduta attuale: «Una terza ondata? Se non sarà ancora arrivato e distribuito il vaccino, e penso proprio che a breve non sarà così, si sarà certamente creata un po’ di immunità dopo l’ondata in corso, ma saremo comunque lontanissimi dall’effetto gregge di cui spesso si parla: se non ci sarà responsabilità una volta allentate le misure, certo che ricadremo in un nuovo aumento dei contagi».n
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