La Culla per la vita accoglie Noemi: «Le auguro tutto il bene del mondo»

CROCE ROSSA. Alle 17,05 di mercoledì 3 maggio è suonato per la prima volta l’allarme della Culla per la vita di Bergamo. La piccola pesa 2,9 chili e sta bene. Cinque minuti dopo la mamma ha lasciato un biglietto.

«Nata stamattina 3/05/23. A casa, solo io e lei (come in questi 9 mesi). Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Un bacio per sempre (dalla mamma). Vi affido un pezzo importante della mia vita, che sicuramente non dimenticherò mai». Dodici righe, scritte in stampatello con la biro blu su un foglio strappato da un quaderno a righe di quelli con i buchi a lato. Frasi in perfetto italiano, che lasciano trasparire tutta l’emozione di una neomamma che non può occuparsi della sua piccola appena partorita e, forse, anche una richiesta d’aiuto. Alle 17,05 di mercoledì 3 maggio è suonato l’allarme della centrale della Croce rossa di Loreto collegato con la «Culla per la vita», posta all’esterno della stessa sede, all’angolo con via Broseta.

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«In passato era capitato più volte che suonasse: qualcuno ogni tanto la apre per curiosità, ma è capitato anche ci lasciassero delle bottiglie di birra», racconta il presidente del Comitato di Bergamo della Cri, Maurizio Bonomi. Mercoledì pomeriggio, invece, proprio nell’ora di punta e mentre via Broseta era percorsa da decine d’auto, per la prima volta da quando esiste a

Bergamo – dal 2019 a Loreto, in precedenza vicino al monastero di Matris Domini – la «Culla» ha accolto una neonata. Noemi: così l’hanno chiamata i due operatori della Croce rossa che per primi l’hanno soccorsa e portata in ospedale. Sta bene e pesa due chili e 900 grammi. Di carnagione chiara, la mamma l’avrebbe partorita in casa, da sola, mercoledì mattina. Poi, nel pomeriggio, le ha messo il pannolino e un pigiamino rosa e l’ha affidata alla «Culla»: una decisione forse presa già nei giorni scorsi, quando la data del parto si stava ormai avvicinando e aveva probabilmente sentito dell’utilizzo, per due volte in pochi giorni, dell’analoga «Culla» a Milano.

Appena aperta la finestra sulla strada – attiva 24 ore su 24 – nella vicina centrale è suonato l’allarme e dal monitor l’operatrice Maria Luisa Pesenti ha visto giusto le mani della mamma che appoggiavano il fagottino (la telecamera interna non inquadra infatti volutamente la finestra, ma solo il giaciglio). Erano le 17,05. A quel punto la mamma, mossa da chissà quale comprensibile tormento interiore, dev’essere rimasta nei paraggi, forse a controllare da lontano che mani amiche si occupassero effettivamente di sua figlia. E cinque minuti più tardi ha riaperto la stessa finestrella e lasciato sullo stesso lettino cui aveva appoggiato la bimba il biglietto, strappato ai lati e forse scritto di getto in quei pochi interminabili istanti. Un testo scritto in italiano corretto, da una persona forse molto giovane ma sicuramente ben istruita (basti solo pensare al corretto utilizzo del pronome «le» prima del verbo «auguro»).

Noemi, il racconto del ritrovamento. Video di Yuri Colleoni

Il biglietto

Biglietto che è stato poi preso in esame dalla questura, come previsto in casi del genere. Quando la culla è risuonata, i due operatori della Croce rossa e i colleghi si stavano già prendendo cura della piccola: le sono stati controllati i parametri vitali, che erano ottimali, ed è stata avvertita – vuole la prassi – la Soreu, che è la sala operativa che gestisce i mezzi di soccorso per le emergenze tutta la provincia. Tra questi anche l’equipaggio formato da Antonella e Marco, che erano da poco rientrati con l’ambulanza da un precedente servizio. È stato pertanto del tutto automatico che la centrale del 118 affidasse a loro l’incarico di accompagnare la piccola al Pronto soccorso pediatrico del Papa Giovanni. Lì i colleghi hanno chiesto loro come volessero chiamarla. «Noemi», ha risposto Antonella: «È un nome che mi è sempre piaciuto».

La speranza

La piccina è stata sottoposta a tutte le analisi del caso e il personale della Patologia neonatale del Papa Giovanni, dai medici alle infermiere, le ha riservato massicce dosi di affetto e coccole. La speranza di tutti è che la mamma ci ripensi: la legge le dà dieci giorni di tempo perché torni sulla sua scelta senza alcuna conseguenza. Nel frattempo il caso è stato segnalato al tribunale dei minori di Brescia, come prevede la prassi. Ieri nella sede della Croce rossa l’emozione è rimasta palpabile per tutta la serata. Operatori e operatrici si chiamavano sorridendo «zio» e «zia». «Oggi siamo diventati tutti zii», spiegavano commossi.

«È stato un evento incredibile – sottolinea il presidente Bonomi –: siamo tutti emozionatissimi. È un fatto con dei risvolti emotivi importanti: una mamma che decide di fare un passo di questo tipo è una mamma che ha voluto dare la possibilità a una bambina di avere una vita nuova e questa è un po’ una speranza per tutti. Forse le ha voluto riservare un futuro diverso e migliore. Noemi era perfettamente sana, rispondeva agli stimoli, era vispa: stava benissimo, insomma. Non era mai successo che venisse utilizzata la culla, che è dotata di un allarme collegato con la nostra centrale, aperta 24 ore su 24, e con una telecamera che inquadra solo ed esclusivamente la culla. Oggi per la prima volta abbiamo visto queste due braccia che lasciavano la bimba ed è stata un’emozione indescrivibile».

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