La corsa degli affitti brevi, +22% in un anno in città. Carnevali: «Valutare zone a numero chiuso»

I DATI. Ad agosto gli annunci sono saliti a 1.408, 3.714 in tutta la Bergamasca Carnevali: strumenti per governare il fenomeno. Fusini: problema sociale

È una corsa inarrestabile, che doppia anche i numeri di crescita che si registrano a livello nazionale. Il fenomeno degli affitti brevi in Bergamasca macina primati.

Tutti i numeri

L’ultima fotografia è scattata da uno studio che Federalberghi Confcommercio ha commissionato a Incipit Consulting sui dati di agosto. Ebbene, quest’anno sulla piattaforma Airbnb si contavano 3.714 annunci pubblicati nella Bergamasca (di cui 1.408 solo in città), contro i 3.087 dello stesso periodo dell’anno scorso. La crescita a livello provinciale è stata del 20,31%, più che doppia rispetto al + 9,4% nazionale. La crescita degli annunci in città è stata addirittura più alta, pari al 22,54% rispetto al 2023 (quando le strutture pubblicizzate erano 1.149) e al 74% con riferimento al 2022, quando di appartamenti ne comparivano «solo» 809. Gli ultimi dati pubblicati risalivano a giugno e parlavano di 3.525 strutture presenti in tutta la provincia. Insomma siamo di fronte a un fenomeno che non solo non accenna a fermarsi, ma che sta assumendo caratteristiche diverse rispetto al passato. La tendenza è infatti quella di affittare interi appartamenti, come dimostrano i dati della ricerca di Confcommercio: otto annunci su dieci (l’81,9%) si riferiscono proprio a questa tipologia di offerta (+ 24,7% rispetto al 2023 e + 65,36% in due anni).

«Il problema sta diventando sociale»

Per tanti operatori affittare le proprie abitazioni ai turisti è diventata una forma di business, con ripercussioni che si fanno sentire anche sul mercato tradizionale. Più della metà degli annunci (2.048, pari al 55,1%) si riferiscono a immobili con apertura sopra i sei mesi (con un incremento del 13,8% rispetto all’anno scorso e del 48,4% rispetto a 2022). E a riprova di come questo fenomeno abbia assunto un carattere sempre più imprenditoriale c’è il dato dei 2.242 annunci (pari al 60,4%) riferiti ad host che gestiscono più alloggi, con un aumento del 21,32% rispetto allo scorso anno e del 56,6% rispetto a due anni fa. «La crescita degli affitti brevi sembra non attenuarsi – è il commento di Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo –. Occorre continuare sulla strada del Codice identificativo regionale e del Codice identificativo nazionale, oltre che su un effettivo controllo sul rispetto delle regole. Il problema sta diventando sociale, con famiglie e giovani che non riescono ad accedere a mutui e non riescono a trovare un appartamento in affitto. È giunto il momento di rivedere la cedolare secca sugli affitti brevi: un vantaggio fiscale senza vantaggio sociale non va a beneficio di nessuno. Per questo chiediamo che possa applicarsi solo agli affitti tradizionali. La cedolare secca sulle locazioni brevi, con aliquota al 21%, costituisce infatti uno sconto sulle normali aliquote fiscali, che è pari al 23% per i comuni cittadini, inclusi pensionati e disoccupati».

«Più poteri ai sindaci»

Da tempo anche i sindaci chiedono di poter avere un ruolo da protagonisti: «La proliferazione dei cosiddetti Airbnb, B&B (le case vacanze), soprattutto nelle aree storiche della città, può essere controllata ed eventualmente contrastata solo fornendo ai Comuni la possibilità di regolamentare il fenomeno aumentando, per esempio, il numero obbligatorio di giorni di chiusura o introducendo il numero chiuso in alcune aree fragili della città – ribadisce la sindaca Elena Carnevali –. Non si tratta di avere un atteggiamento punitivo nei confronti della libertà di impresa quanto di avere strumenti di governo per disciplinare l’impatto del proliferare degli affitti turistici nei centri storici. I sindaci richiedono ciò che il Parlamento ha concesso a Venezia: la facoltà di adottare un regolamento che limiti la conversione degli appartamenti nei centri storici a uso turistico per preservare la residenzialità». La possibilità di controllare il fenomeno, ragiona la sindaca, è anche fondamentale per salvaguardare il turismo: «Città Alta svuotata dei suoi residenti perderebbe la sua attrattività – prosegue –. Allo stesso tempo, imputare solo allo sviluppo delle case vacanze le ragioni della mancanza di offerta di alloggi in affitto sarebbe un’analisi parziale. Anche in questo caso, è necessario trovare gli strumenti affinché i proprietari degli immobili siano garantiti in caso di morosità e siano messi in condizioni, quando necessario, nel rientrare rapidamente in possesso del proprio bene».

«È paradossale che, a fronte della crescente diffusione degli affitti brevi turistici anche nel nostro territorio, agli Enti locali non venga concessa la facoltà di intervenire efficacemente in questo ambito»

Rivedere la cedolare secca potrebbe essere una soluzione anche per Elenca Carnevali: «La cedolare secca del 21% sulle locazioni turistiche potrebbe essere rivista – dice ancora la sindaca – anche perché fu introdotta principalmente per mitigare il fenomeno dell’abusivismo che, oggi, trova prima nel Cir e successivamente nel Cin uno strumento più efficace, anche se sarà necessario fornire alle amministrazioni locali gli strumenti per verificare l’autenticità del “codice” per poter effettuare i controlli. La cedolare secca va invece mantenuta negli affitti residenziali tradizionali (4+4) proprio per incentivare i proprietari ad affittare a residenti e lavoratori. È paradossale che, a fronte della crescente diffusione degli affitti brevi turistici anche nel nostro territorio, agli Enti locali non venga concessa la facoltà di intervenire efficacemente in questo ambito. Questo risulta ancor più contraddittorio se si considera la crescente domanda di autonomia, avanzata dagli esponenti del Governo e oggi concretizzata nell’autonomia differenziata». La crescita degli affitti brevi in città segue il trend di altri Comuni capoluogo: «Per infrastrutture, autostrade, aeroporto e posizione, a Bergamo crescono il doppio rispetto alla media nazionale – conferma Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo –. Un fenomeno da valutare per il suo impatto sociale, oltre che per quello effettivo in termini di ricchezza e occupazione che apporta poi al territorio».

La crescita in provincia

Con la città si sviluppa anche il resto della provincia. A Seriate, ad esempio, gli annunci segnano una crescita del +11,1% rispetto al 2023 (da 54 a 60). L’altra area di forte espansione di Airbnb è quella del lago d’Iseo, con Riva di Solto che si conferma leader in provincia con 114 annunci (10 in più rispetto al 2023, + 9,6%), seguita da Lovere (con 105, + 34,6% rispetto al 2023), Parzanica, Solto Collina, Predore, Sarnico, Fonteno e Costa Volpino. In crescita anche nelle principali aree delle Orobie dove non manca il patrimonio delle seconde case da affittare, a fronte di una caduta della domanda di affitto di villeggiatura. Tra le località delle valli emergono Castione della Presolana, con 61 annunci (+38,6% rispetto al 2023) e Clusone con 44 (+22,2%). In alta Val Brembana spicca invece Foppolo con 47 annunci.

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