Cronaca / Bergamo Città
Martedì 21 Gennaio 2025
Accusata di avere spinto l’anziana dalla finestra: colf condannata a 18 anni
IN TRIBUNALE. È stata condannata a 18 anni di reclusione la 28enne colf ucraina a processo per omicidio volontario aggravato con l’accusa di aver gettato dalla finestra del terzo piano Rosanna Aber, pensionata di 77 anni, il 22 aprile del 2022 a Colognola, quartiere di Bergamo. Dai pm chiesti 23 anni di carcere, la difesa aveva invocato l’assoluzione.
Diciotto anni di carcere: questo il verdetto della Corte d’assise presieduta da Patrizia Ingrascì (a latere Donatella Nava) che s’è ritirata in camera di consiglio per la sentenza alle 14,30 di martedì 21 gennaio. Alle 17.30 la decisione e l’immediato commento degli avvocati Andrea Pezzotta e Enrico Pelillo: «Leggeremo le motivazioni della sentenza tra 90 giorni, ma possiamo già dire che la impugneremo». E i due legali aggiungono: «Da capire come è stata fatta la valutazione della comparizione delle circostanze e come è stato superato il criterio del ragionevole dubbio».
La Corte ha riconosciuto all’imputata le circostanze attenuanti generiche in forma prevalente rispetto alle aggravanti. Krystyna Mykhalchuk è stata condannata anche per il furto del denaro prelevato alla vittima, che aveva confessato raccontando in aula i suoi problemi di ludopatia, e a tre anni di libertà vigilata una volta espiata la condanna. Dopo di che, sarà espulsa dall’Italia. Al figlio e alla figlia di Rosanna Aber andrà una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro a testa, oltre al risarcimento da stabilire in sede civile.
Alessandro Zonca:«Giustizia per la famiglia»
Soddisfatto l’avvocato della famiglia di Rosanna Aber, Alessandro Zonca: «Questa condanna è un riconoscimento per la famiglia, ha reso giustizia anche se una condanna non riporta indietro il tempo. Sono numerosi gli elementi - continua il legale - che sono andati a combaciare tra di loro e che hanno reso evidente la responsabilità dell’imputata che non ha dato spiegazioni alternative se non quella di negare il fatto. La nostra valutazione è che tutti questi elementi sono stati sufficienti per portare al riconoscimento della responsabilità della donna».
I familiari: «Giustizia è stata fatta»
Betty Besana, figlia della vittima, subito dopo la sentenza era in lacrime: «È la tensione che si scioglie. Giustizia è stata fatta, anche se la nostra mamma non c’è più. Non c’è più una persona che non meritava quello che le è successo. Mi ricordo che la prima volta che vidi l’imputata fu il giorno della tragedia. “Io non ho fatto niente”, mi disse senza che io le avessi chiesto nulla». «Se mia madre avesse scoperto gli ammanchi – prosegue la figlia – son sicura che avrebbe perdonato. Avrebbe detto a quella donna: “Se ti servono soldi chiedimeli, non fare queste cose”».
Il figlio Gianandrea Besana si rammarica di una cosa: «Visti i precedenti furti dell’imputata, mi viene da dire che, se qualcuno prima l’avesse denunciata, magari non sarebbe mai arrivata in casa nostra e tutto questo non sarebbe successo. Però devo anche dire che pure mia madre, se l’avesse scoperta, non l’avrebbe mai denunciata». «Io ci ho sempre creduto nella giustizia – commenta Lucrezia Aber -. Ho pregato il Signore perché guardasse giù per vedere il bene che ha sempre fatto mia sorella».
La mattinata in aula
«Ma, scusate, la nostra assistita è rimasta libera per un anno e mezzo. Pensate che se fosse colpevole non sarebbe andata nel suo paese d’origine - l’Ucraina di adesso, poi, dove regna il caos - facendo facilmente perdere le sue tracce? Invece è rimasta qui, andando incontro al rischio di una condanna all’ergastolo». La domanda, retorica, l’ha fatta aleggiare in aula martedì mattina 21 gennaio Enrico Pelillo, che con Andrea Pezzotta difende Krystyna Mykhalchuk, la 28enne colf ucraina a processo per omicidio volontario aggravato con l’accusa di aver gettato dalla finestra del terzo piano Rosanna Aber, pensionata di 77 anni, il 22 aprile del 2022 a Colognola, quartiere di Bergamo.
Dopo che nella precedente udienza la Procura aveva chiesto una condanna a 23 anni, la difesa è intervenuta per invocare l’assoluzione per la giovane. Può essere condannata per i prelievi (tre per un totale di 2.000 euro) che l’imputata ha ammesso di aver fatto con il bancomat della vittima, hanno concesso i legali. Ma per l’omicidio, che per l’accusa sarebbe stato compiuto dopo che la pensionata aveva rinfacciato i furti alla 28enne, permangono troppi punti interrogativi per avallare una ricostruzione accusatoria basata «su suggestioni» e arrivare a una sentenza di condanna «oltre ogni ragionevole dubbio».
Le crepe nella tesi offerta dalla Procura, secondo Pelillo e Pezzotta, sarebbero diverse. A cominciare dal fatto che la donna fino a pochi minuti prima di morire, quando era stata in banca a bloccare la carta e poi da un’amica di un’agenzia viaggi confidandole l’accaduto, era convinta che il bancomat le fosse stato clonato. «Non ha mai esternato sospetti verso l’imputata. Possibile - si è chiesto Pelillo – che nei pochi minuti del tragitto fino a casa, si sia convinta di tutt’altra cosa?».
Nessun testimone, non c’è stato litigio
E poi, hanno osservato i difensori, nessuno dei testimoni ha sentito litigi, né alle spalle della vittima, mentre cadeva dalla finestra, è stato notato qualcuno. Mykhalchuk, ha sottolineato la difesa, era già stata scoperta da altri datori di lavoro «a rubacchiare», «perché era ludopatica ed era perennemente a caccia di denaro»: «Ma in tutti i casi si era scusata e aveva risarcito».
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