«La Carrara non è un museo azienda»

L’INTERVISTA. La sindaca Elena Carnevali interviene sulle dimissioni della direttrice Bagnoli: «Dispiace che non abbia colto la nostra fiducia e proposta positiva». E sul general manager: «La conduzione duale necessita di collaborazione».

La sindaca Elena Carnevali, presidente della Fondazione Accademia Carrara, interviene sulla «scossa» che ha investito la pinacoteca con le dimissioni della direttrice Martina Bagnoli.

Sindaca era informata dei malumori crescenti tra i vertici della pinacoteca o le dimissioni della direttrice sono state per lei un fulmine a ciel sereno?

«Ricopro il ruolo di presidente della Fondazione dal 30 luglio scorso e in questi mesi, con l’assessore alla Cultura Sergio Gandi, ho approfondito la conoscenza della Fondazione impostando un lavoro di forte collaborazione con il Consiglio di amministrazione che, in questi anni e con la precedente Amministrazione, ha investito moltissimo insieme a tutto il suo personale e ai sostenitori del museo per il rilancio e la crescita reputazionale della stessa Accademia Carrara».

«Di fronte alle dimissioni che sono un atto unilaterale di chi le rassegna, avevamo due possibilità: accettarle o respingerle; abbiamo scelto la seconda, e questo già dice molto»

I malumori hanno inciso sull’attività della Carrara?

«Voglio ringraziare tutti i componenti del Consiglio per essersi adoperati per riportare un clima di piena collaborazione, nelle settimane in cui emergevano malumori, finalizzata a realizzare le migliori innovazioni anche organizzative necessarie a renderne il funzionamento e l’attività più efficace».

La gestione delle dimissioni di Bagnoli è parsa comunque quantomeno confusa da parte del Comune. Le avete subite più che governate?

«Respingo fortemente questo giudizio che non rispecchia la realtà di quanto è avvenuto. Di fronte alle dimissioni che sono un atto unilaterale di chi le rassegna, avevamo due possibilità: accettarle o respingerle; abbiamo scelto la seconda, e questo già dice molto».

Si poteva fare di più per evitare uno strappo che comunque non fa bene all’immagine della città e dell’istituzione culturale?

«Abbiamo formulato, in modo unanime con l’assessore Gandi e il Cda, una proposta che facesse chiarezza sulle rispettive attribuzioni di responsabilità e operatività, a partire dalle acquisizioni di opere e progetti di collaborazione di ordine artistico e sui contenuti culturali per valorizzare l’identità del museo e la comunicazione delle mostre. Mi dispiace che la dottoressa Bagnoli non abbiamo colto la fiducia che abbiamo posto nei suoi confronti e, nemmeno, la dimensione positiva della proposta che sarà utile anche nel prossimo futuro».

Nella mediazione il ruolo del general manager Gianpietro Bonaldi non è comunque mai stato messo in discussione. Martina Bagnoli, ma a dire il vero non solo lei, dice che il general manager ha ormai carta bianca nella gestione dell’Accademia. Non crede che questo sbilanciamento possa creare problemi anche per le future direzioni? In questo clima l’Accademia non rischia di diventare meno attrattiva per i professionisti culturali di caratura nazionale chiudendosi dentro i confini di un certo provincialismo?

«Entrambe le figure che la Fondazione si è data dalla sua origine erano già ampiamente note nella costruzione del bando per il direttore del museo, e hanno nel tempo e ancora oggi portato valore aggiunto facendo crescere in questi anni il prestigio, l’offerta culturale, i visitatori, il posizionamento non solo a livello nazionale, il rinnovamento di spazi e allestimenti della Carrara. Lo sforzo fatto in queste settimane, che pensiamo non sia stato compreso o non si sia voluto cogliere, è andato nella direzione di fare chiarezza nelle rispettive responsabilità. La conduzione “duale” non prevede alcuna subalternità ma certamente necessita di sintonia e collaborazione; inoltre, le decisioni finali sono prese all’interno del Cda».

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Anche Emanuela Daffra aveva lasciato la direzione dell’Accademia parlando di «incompatibilità ambientale».

«La vicenda della ex direttrice Daffra, che personalmente non conosco, credo abbia avuto tutt’altra natura».

«Il general manager non ha il potere di decidere o approvare nessuna mostra essendo compito del Cda, e non è stato messo il veto a nessuna mostra. Quella prevista originariamente per questo autunno è stata rimandata all’autunno 2025 per valorizzare maggiormente la mostra prevista in primavera dedicata a “Autentico e Copia”»

Il general manager ha posto il veto ad alcune mostre proposte da Bagnoli? Ne ha le competenze?

«Il general manager non ha il potere di decidere o approvare nessuna mostra essendo compito del Cda, e non è stato messo il veto a nessuna mostra. Quella prevista originariamente per questo autunno è stata rimandata all’autunno 2025 per valorizzare maggiormente la mostra prevista in primavera dedicata a “Autentico e Copia”».

Alcune iniziative del general manager, come il «roadshow Carrara» nel 2023, che promuoveva il museo in Lamborghini, pensa possano giovare alla pinacoteca?

«Non ero allora presidente della Fondazione. Gli eventi promozionali sono importanti per il museo quando concorrono al rafforzamento della sua identità e immagine».

Giorgio Gori a maggio ha prolungato il contratto di Bonaldi: anche in questo caso si può dire che abbia vinto la continuità e quindi la linea Gori?

«Si tratta di un contratto sottoscritto dall’allora presidente della Fondazione, che ho trovato in essere, immagino per allineare le scadenze dei contratti di direttore e general manager».

Nel difficile equilibrio tra museo-azienda e museo-bene pubblico, la Carrara sembra comunque faticare a trovare una sua identità. Crede che vada cambiato qualcosa nella sua gestione?

«Non esiste il museo azienda. La Fondazione, ente giuridico di natura privata come tutte le Fondazioni, è garantita nella sua funzione pubblica dal presidente che coincide con il sindaco, e il suo programma è condiviso con l’assessore alla Cultura. Inoltre non deve generare né inseguire profitti perché la sua mission sta nella valorizzazione, conservazione, promozione del patrimonio storico artistico, nella sua attività scientifica, educativa e divulgativa. Perché la cultura è un bene pubblico, universale mi verrebbe da dire, e si confonde la disponibilità dei soci sostenitori e donatori come un ingresso nel mercato che non c’è e non potrebbe esserci».

C’è uno sbilanciamento a favore dei privati, a scapito della parte pubblica, nelle decisioni strategiche?

«Pensare che la Carrara possa essere finanziata dalla sola amministrazione comunale vorrebbe dire o ridurne considerevolmente le attività e il personale o sottrarre risorse alle altre esigenze sociali, culturali, educative e tanto altro che il Comune deve perseguire. Del resto, il Comune contribuisce con circa un terzo delle risorse disponibili del budget della Carrara, completando la sostenibilità del suo bilancio con la raccolta di fondi dai privati. Grazie ai soci sostenitori e all’attività di fundraising siamo vincitori del premio nazionale conferito dal ministero della Cultura per l’Art Bonus 2023 che verrà ritirato il prossimo 12 novembre a Roma».

«Non esiste il museo azienda. La Fondazione, ente giuridico di natura privata come tutte le Fondazioni, è garantita nella sua funzione pubblica dal presidente che coincide con il sindaco, e il suo programma è condiviso con l’assessore alla Cultura. Inoltre non deve generare né inseguire profitti perché la sua mission sta nella valorizzazione, conservazione, promozione del patrimonio storico artistico, nella sua attività scientifica, educativa e divulgativa»

È stata sollevata anche la questione della trasparenza nella gestione dell’Accademia. È vero che l’ultima riunione del Cda non è stata verbalizzata?

«No, non è vero. La gestione della Fondazione è totalmente trasparente. E tutte le sedute del Cda sono verbalizzate».

Perché allora non sono mai stati resi noti i nomi degli altri partecipanti al bando scaduto il 10 marzo 2023, e vinto da Bagnoli?

«I nomi dei partecipanti non sono stati comunicati nell’interesse e nel rispetto delle persone non selezionate».

Con le dimissioni di Bagnoli si è creato comunque un vulnus all’Accademia. Il rischio è che ci sia un vuoto di direzione e di programmazione. Come si procederà ora? Non crede che anche una direzione ad interim sia una soluzione debole?

«Non ritengo sia necessaria ora una direzione ad interim, ma dobbiamo concentrarci sulla ricerca di un nuovo direttore nelle modalità che, insieme al Cda, andremo a individuare al più presto. La Fondazione ha al proprio interno un ottimo conservatore, figura preposta alla tutela del patrimonio che coordina le attività scientifiche della collezione, assicurandone lo studio e la conservazione».

Le mostre che si stavano programmando avranno seguito? È possibile che Bagnoli venga coinvolta come consulente?

«In merito alla mostra “Autentico e Copia”, in programma per la prossima primavera, il Cda ha già accolto la disponibilità della dottoressa Bagnoli a proseguire la collaborazione per la sua realizzazione».

Dopo il successo della Capitale 2023, la Cultura pare ora attraversare un periodo di «sbandamento», con le dimissioni anche di Francesco Micheli dalla Fondazione Donizetti.

«Le due vicende, Donizetti e Carrara, hanno origini e ragioni completamente diverse. Dopodiché va detto che è sempre un passaggio sicuramente difficile, anche umanamente: non è mai positivo quando un rapporto professionale con una persona di valore finisce. Quanto alla Fondazione Carrara, è robusta, patrimonializzata, sostenuta da tanti soggetti del territorio che dimostrano forte attaccamento all’istituzione».

La delega alla Cultura non meritava un assessorato a tempo pieno, anziché essere affidata a Sergio Gandi già carico di altri ruoli?

«Su Sergio Gandi non nutro alcun dubbio, la scelta di affidare la delega alla Cultura a chi ha ricoperto per 10 anni e ancora oggi ricopre il ruolo di vicesindaco, è intesa proprio a valorizzare la delega stessa».

Anche il bando per un consulente sulle strategie culturali non è stato un segno di debolezza dell’assessorato?

« In merito alla figura del collaboratore all’interno dell’assessorato, si tratta di un ruolo che è sempre stato presente ed è ricoperto anche oggi da una persona di esperienza e valore. Anche la scelta di respingere le dimissioni della dottoressa Bagnoli e il lavoro compiuto dalla sottoscritta e dall’assessore Gandi è stato condiviso con la Giunta, segno di coesione e unità di visione sulla città».

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