«La bomba d’acqua è entrata dal mio orto e ha portato via tutto»

MALTEMPO A BERGAMO. Virginio Santini che abita in via Maironi da Ponte ha il Morla come «vicino di casa» da oltre mezzo secolo: «Mai vista una potenza come quella di domenica».

«Vede, la bomba d’acqua domenica notte è entrata da qui e ha portato via tutto». Virginio Santini fa strada tra zucche e pomodori. Superato l’orto, in via Maironi da Ponte, si arriva al «confine». Santini indica la rete completamente spazzata via, il muro crollato, l’acqua mista a fango che scorre ancora impetuosa, gli ammassi di detriti che invadono la proprietà. Tronchi, rifiuti, plastica. Addosso la paura che tutto possa ricominciare con le nuove piogge. «Ieri, verso le 3, non riuscivo a prendere sonno, ero in giardino, avanti e indietro, a controllare che il livello non si alzasse troppo, si era ancora ingrossato parecchio», racconta.

Da più di mezzo secolo Virginio - già titolare di una carpenteria, ora in pensione - è la «sentinella» del Morla. Ha 77 anni, da oltre 50 il torrente è il suo vicino di casa. Ha

«La scorsa notte non riuscivo a prendere sonno, ero in giardino a controllare che il livello non si alzasse troppo»

imparato a osservarlo, a conviverci, a intuirne i cambiamenti. «Ci si abitua a tutto», dice. Ma una roba come quella di domenica notte ammette di non averla proprio mai vista. Mostra il punto esatto da cui tutto è partito: «È qui, quando il corso si restringe e fa la curva, che l’acqua ha preso velocità ed è esondata». Dall’altra parte la Greenway, da questa la sua casa. Gli argini non hanno retto, la piena ha attraversato le coltivazioni, per abbattersi sulla sua abitazione - la prima barriera che ha incontrato lungo il tragitto -, per poi schiantarsi sui garage e infine «arrendersi» sulla strada.

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La testimonianza di Virginio

«Erano le 4 – ripercorre la notte tra domenica e lunedì –, siamo stati svegliati da un boato. Qui viviamo io e la famiglia di mio figlio, con i miei due nipoti. Ci siamo subito affacciati alla finestra e abbiamo visto che il giardino era diventato un “mare”, era completamente allagato». Buio, silenzio, l’attesa: «Un’ora infinita, aspettando che l’acqua calasse». La furia ha combinato di tutto. Per dare l’idea della «potenza» Santini mostra una pila di ponteggi: «Erano ammassati sotto il balcone, sono stati spostati di metri».

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Ora non resta che fare il bilancio di quello che resta. «Sono almeno 50mila euro di danni», abbozza una stima. Sfondate le porte antifuoco e i basculanti, i garage sono stati sommersi per quasi due metri, l’auto è da buttare. Non hanno avuto scampo il vano caldaie, andati i quadri elettrici. «Per fortuna l’acqua si è fermata sulle scale e non ha raggiunto i piani», osserva Santini. Gli abiti in fila ad asciugare, le oltre 150 conserve portate in salvo, i papiri antichi fradici che chissà mai se si riusciranno a recuperare. Non c’è comunque tempo di piangersi addosso: «Lavoro da quando ho 11 anni, ho imparato a fare di tutto. Per fortuna la salute non manca. Ci arrangeremo anche questa volta e pian piano ci rifaremo. Ne abbiamo passate tante, passerà anche questa».

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L’idea di compilare i moduli per fare richiesta danni per ora non è neanche contemplata: «Non serve a niente, si rimbalzeranno Comune, Regione e Stato, e ai cittadini non arriverà niente. Inutile aspettarsi qualcosa». Lo sguardo corre ancora all’alveo, con il rammarico che qualcosa in più si potesse fare per prevenire: «Io qui una manutenzione vera e propria non l’ho mai vista. Al limite sono arrivate delle ruspe che hanno spostato un po’ di terra da una parte e dall’altra, ma poi viene portata via dall’acqua e siamo punto a capo. Ci sono alberi che crescono proprio in mezzo al torrente da 30 anni e fanno da “barriera”. Così non va bene». E prima o poi la natura presenta il suo conto.

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