Kenya, Fondazione Santina inaugura tre nuovi pozzi all’orfanotrofio di Msabaha

SOLIDARIETÀ. I canti dei bambini, il taglio del nastro colorato, la cena: una giornata di festa.

A Msabaha, a tre ore di jeep dalla capitale Mombasa, Fondazione Santina inaugura tre nuovi pozzi in occasione del 65° viaggio di solidarietà in Kenya, che avviene esattamente dieci anni dopo la firma dell’atto di costituzione della Fondazione nello studio di un notaio di Roma. Il viaggio servirà anche per tessere un sommario bilancio di quanto fatto in tutti questi anni.

I tre nuovi pozzi

I bambini orfani di genitori dell’orfanotrofio di Msabaha vivono in estrema povertà nella struttura dove Fondazione Santina ha già inaugurato un pollaio costruito con l’aiuto dei bambini dell’Adasm di Bergamo. Questa volta l’aiuto viene da Marcella Banella e dai suoi due genitori, Carla e Mario. Marcella ha offerto una generosa donazione con la quale sono stati realizzati tre pozzi: uno dedicato a Marcella, il secondo alla mamma Carla ed il terzo al papà Mario. Questo pozzo ha avuto anche la generosa donazione di Blanca.

L’orfanotrofio di Msabaha

I 27 bambini dell’orfanotrofio sono tra i più poveri dell’area di Msabaha. «Vedete - spiega monsignor Luigi Ginami, figlio di Santina e presidente della Fondazione - un bambino sopporta molto bene la povertà perché semplicemente non distingue povertà da ricchezza ed è per quello che vive felice, ma il bambino sente un’altra povertà: la morte della mamma, o del papà o peggio ancora di tutti due! Si apre il grande cancello ed i piccolini ci corrono incontro, Elia mi riconosce. Mi prende la mia mano e non la vuole più lasciare. Dimmy e Joice mi mostrano con cura quanto realizzato. Partiamo dai pannelli solari che sono stati posizionati sul tetto, perché l’orfanotrofio non ha ancora l’elettricità. I grandi nuovi pannelli solari hanno la forza di produrre energia per attivare la pompa del nostro pozzo. Dal tetto dei dormitori il nostro elettricista Baraka ha scavato un lungo solco e fatto scorrere un grosso cavo che giunge a circa 100 metri dove vi è scavato il pozzo. Qui vicino all’oceano non è come in Iraq dove abbiamo scavato più di ottanta metri di roccia, qui si trova acqua a cinquanta metri dalla superfice e la trivella scava solo sabbia e terra. Il pozzo dell’orfanotrofio è profondo 50 metri e si tratta solo di una grossa tubatura che attinge acqua, non i pozzi che noi immaginiamo in Italia! L’ elettricità dà forza alla pompa, l’acqua viene estratta e pompata verso due cisterne dove viene raccolta e dalle cisterne si divide: una va agli orti, che ora potranno essere coltivati perché c’è l’acqua, e l’altra acqua va ai dormitori e ai refettori, dove viene usata sia per l’igiene personale: lavandini, docce, latrine, e per lavare i piatti. Purtroppo il geologo ci aveva detto che l’acqua non era potabile. Non è importante, l’acqua è sempre un dono prezioso per gli orti e per l’igiene dei bimbi».

Nei prossimi giorni verranno inaugurati gli altri due pozzi, poi il rientro in Italia

La cerimonia è stata molto semplice: c’erano 15 bambini su 27, gli altri erano ancora a scuola. «Ma i 15 bambini - racconta ancora don Gigi - hanno fatto sentire forte la loro voce con bellissimi canti, poi il suggestivo taglio del nastro colorato, il forte scatenato applauso dei bambini che ti morde il cuore e provoca la pelle d’oca. Infine la cena di festa offerta da Romeo e Maria Rosa Bonzanni, che hanno donato frutta, fagioli, mais in grande quantità». Nei prossimi giorni verranno inaugurati gli altri due pozzi, poi sabato 15 marzo il rientro in Italia.

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