Istituto Locatelli in lutto: «La morte di Matilda non spezzi l’amore e la stima per la vita »

IL DOLORE DEGLI STUDENTI. Nella giornata di martedì 28 maggio, alle 17, l’ultimo saluto alla 18enne morta in un incidente stradale nel Bresciano.

Non ci sono parole. Non è solo un modo di dire, è un tentativo di dare forma a un dolore troppo grande da accettare. Nella mattinata di lunedì 27 maggio tutto l’Istituto Aeronautico Locatelli, gli studenti, i docenti, il dirigente, il personale ausiliario e della segreteria, con questo dolore hanno dovuto fare i conti. Matilda Agnesi, studentessa del quarto anno del liceo scientifico, non c’è più. Venerdì sera, mentre stava tornando a casa a Cossirano, frazione di Trenzano (Brescia), è rimasta vittima di un incidente stradale. Ha perso il controllo della sua moto, è finita in un campo, ed è morta sul colpo.

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«Sono molte le domande che salgono dal cuore davanti a questo tragico evento – così ha esordito don Renzo Zambotti, docente di religione al Locatelli che ieri mattina ha cercato di dare conforto agli studenti riuniti nell’aula magna dell’istituto -. Domande riguardo alla dinamica dell’incidente, alle sue cause se possono essere determinate, alle responsabilità dirette o indirete, se esistono. Ma sentiamo con chiarezza che nessuna risposta cambierebbe la realtà. Davanti a noi c’è la consapevolezza che Matilda non c’è più». È giusto questo? È umano? E come può essere possibile per noi, e soprattutto per la famiglia vivere un evento così tragico senza perdere l’amore per la vita, il desiderio di affrontare il futuro, la sensibilità verso la sofferenza anche degli altri?

La risposta che suggerisce don Renzo è un invito e al tempo stesso un monito:«Nel Libro delle Lamentazioni si legge: “Voglio riprendere speranza. Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione, è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”». Un invito dunque «ad attendere in silenzio perché Dio possa scrivere, nonostante tutto, un futuro per la nostra vita» e un monito perché «la morte non avveleni la nostra vita facendoci dimenticare di vivere, proprio come avrebbe voluto fare Matilda che sarebbe felice di vederci sorridere alla vita». L’aula di Matilda ieri è rimasta vuota per tutta la mattinata, sul suo banco un’orchidea bianca. I compagni ancora increduli per l’accaduto sono riusciti solo ad osservare attoniti quei fiori e quel banco. Un vuoto e un silenzio troppo duro da sopportare. Così si sono ritrovati fuori, in cortile, vicini gli uni agli altri per cercare, e dare conforto, a chi tra loro non riusciva a trattenere le lacrime.

Matilda era una studentessa che non passava inosservata e, in quella che è la comunità del Locatelli, anche chi non l’aveva come compagna di classe o come studentessa in qualche modo la conosceva. «Sappiamo bene che la morte di una persona che amiamo produce una ferita incancellabile nel cuore. Non scappate dal dolore – ha ripetuto don Renzo – imparate ad ascoltarlo a condividerlo, abbiate fede anche se non capite. E pregate come siete capaci, la preghiera apre il cuore alla vita, a Dio, e vedrete che una speranza risorgerà. Ma soprattutto vi chiedo con tutto il cuore: continuate a custodire dentro di voi l’amore e la stima per la vita nel nome di Matilda; ne abbiamo bisogno. Sono convinto che Matilda ci chiede questo: che il peso di morte che vi sta dentro non faccia morire anche voi anzitempo. Al contrario che il suo ricordo vi spinga ad amare ancora di più, a comprendere ancora meglio le sofferenze e le angosce degli altri, a rinnovare la fede in Dio e la speranza nella vita». Oggi, alle 17, i compagni, gli amici, i docenti e la dirigenza daranno l’ultimo saluto a Matilda nella chiesa parrocchiale di Trenzano.

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