Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 04 Marzo 2024
Infortuni sul lavoro, è allarme: a gennaio 31 denunce al giorno. Cisl: «La mobilitazione sia permanente»
I DATI. Il lancio della campagna nazionale del sindacato. Oggi i delegati a Bergamo: «Fermiamo la scia di sangue». «Controlli, formazione e attenzione sugli appalti».
Una mobilitazione per «arrivare a un grande patto e a una grande strategia nazionale condivisa tra datori di lavoro, sindacati, governo e istituzioni: solo insieme si batte questa strage», sintetizza Mattia Pirulli, della segreteria nazionale della Cisl. La tragedia di Firenze – il crollo nel cantiere di una famosa catena di supermercati, con il bilancio tragico di cinque operai morti – ha riportato la sicurezza sul lavoro al centro dell’attenzione e del dibattito. Ma è nello stillicidio silenzioso e quotidiano delle cronache, con le «morti bianche» a cadenza giornaliera, che prendono forma le proporzioni di una piaga sociale. La Cisl lancia «Fermiamo la scia di sangue», mobilitazione su scala nazionale per fare sensibilizzazione: l’iniziativa parte anche da Bergamo, perché questa mattina – a partire dalle 9 nella Sala Sestini della Camera di commercio, in via Petrarca – i delegati della Cisl si riuniranno in assemblea. A tracciare le conclusioni sarà proprio Mattia Pirulli.
Anche il 2024 si è aperto con numeri pesanti e ancora al rialzo. Il primo report dell’Inail sulle denunce d’infortunio sui luoghi di lavoro, riferito alle pratiche presentate a gennaio, indica infatti un aumento dei casi, senza quasi eccezioni, nell’intera Lombardia. A Bergamo sono state 969 le denunce presentate a gennaio 2024 (31,2 al giorno), in rialzo del 6,3% rispetto alle 912 di gennaio 2023. Va addirittura peggio in gran parte della regione, dove sono state 8.190 le denunce a gennaio 2024 (+8,6% rispetto alle 7.538 del gennaio 2023): a Como l’incremento è del 21,6% (da 305 a 371 denunce), a Varese del 15,8% (da 626 a 725), a Sondrio del 14,2% (da 155 a 177), a Milano del 12,9% (da 2.412 a 2.724) a Lecco del 9,3% (da 247 a 270), a Pavia del 7,5% (da 347 a 373), a Monza del 7,1% (da 547 a 586) così come a Cremona (da 323 a 346), a Mantova dell’1,5% (da 336 a 341), a Brescia dell’1,2% (da 1.131 a 1.145); solo a Lodi si osserva una frenata, con un -17,3% (da 197 a 163). Nel 2023 Bergamo era risultata «maglia nera» della sicurezza sul lavoro in regione, facendo registrare il più alto incremento percentuale di denunce su base annua. Anche a livello nazionale un +6,8% rispetto a gennaio 2023. La voce più drammatica, quella degli infortuni con esito mortale, indica che in Bergamasca sono state due le morti denunciate nel primo mese dell’anno (nel computo dell’Inail sono inclusi anche gli infortuni mortali in itinere, cioè mentre il lavoratore si recava al lavoro o stava facendo rientro a casa), contro la sola denuncia di gennaio 2023. In Lombardia le denunce per infortunio mortale presentate a gennaio 2024 sono state 12, la stessa mole segnalata a gennaio dello scorso anno: un aumento particolare emerge in provincia di Brescia, dalla sola denuncia di gennaio 2023 alle 3 di gennaio 2024. A livello nazionale, a gennaio 2024 le denunce per infortunio mortale sono state 45, contro le 43 di gennaio 2023.
Pirulli, che significato hanno queste iniziative?
«Vogliamo che sia una mobilitazione lunga e che parta dai territori per fare informazione e formazione. Il tema è nevralgico: dare vita a una mobilitazione di lungo termine significa non cedere alla tentazione di fare solamente qualcosa di istantaneo, legato a una singola tragedia che si verifica sul lavoro, ma cercare di avere una visione di più ampio respiro. Lo facciamo e lo faremo con centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro e sui territori nell’intero Paese».
La strage di Firenze rimette al centro l’edilizia. Ma non è il solo settore a rischio.
«Certo, quelli maggiormente a rischio sono i cantieri e alcune lavorazioni dell’industria, ma bisogna essere consapevoli che i fattori di rischio ci sono su ogni luogo di lavoro, in ogni ambito. Quando vengono rispettate le regole, a partire dai luoghi di lavoro e poi con la preparazione delle specifiche figure all’interno delle aziende, si possono prevenire in maniera significativa gli infortuni. Ci sono ancora azioni importanti da fare: su tutte, aumentare i controlli nei luoghi di lavoro. Le ispezioni sono fondamentali, anche perché spesso le ispezioni non scoprono solo criticità legate alla salute e alla sicurezza, ma portano anche alla luce situazioni di lavoro “grigio” e nero che alimentano i fattori di rischio sui luoghi di lavoro».
Ecco, il tema dei controlli: senza quelli, è difficile verificare l’effettivo rispetto delle norme. Ma come si fa a garantire davvero i controlli, se il personale ispettivo è ridotto all’osso?
«Il governo ha dato un primo segnale con nuove assunzioni per le ispezioni (un nuovo concorso è stato annunciato anche nei giorni scorsi, ndr), ma devono essercene ancora di più per arrivare a coprire davvero i luoghi di lavoro in maniera capillare. Il secondo punto su cui insistere è il rafforzamento della formazione nelle aziende: serve avere sempre più Rls (i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ndr), perché sono figure fondamentali per individuare e prevenire le situazioni pericolose. La terza leva su cui agire, molto importante, è cominciare a parlare di salute e si sicurezza sul lavoro a partire dalla scuola, perché il tema è anche culturale».
Parlava di «lavoro grigio»: situazioni apparentemente regolari, in cui però si schermano situazioni anomale, «borderline», attraverso contratti particolari ed escamotage burocratici. Come si può contrastare il fenomeno?
«Anche i recenti dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro ci dicono che è un fenomeno molto presente. Va affrontato perciò in maniera organica, in primo luogo occorre verificare la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali. Troppo spesso il fenomeno si riscontra negli appalti privati e nei subappalti privati: per questo va allargata la normativa degli appalti pubblici anche ai grandi appalti privati, per uniformarli verso standard di sicurezza più alti».
Il governo ha annunciato l’introduzione della «patente a crediti», un sistema di «punti» per le imprese legato a regolarità o irregolarità dei propri lavoratori, con conseguenti penalizzazioni per chi «perde punti». Siete d’accordo?
«Questa è stata da sempre una nostra richiesta, in particolare nell’edilizia, affinché quando si vanno a fare dei bandi possa essere identificata anche la bontà dell’azienda a cui si affidano appalti o subappalti. In realtà era già prevista dal decreto 81 (del 2008, ndr), ma purtroppo non vi era mai stato dato seguito: ora va messa a punto una normativa stringente».
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