![Infortuni sul lavoro, i casi denunciati sono oltre mille al mese ma in diminuzione rispetto al 2023. Crescono invece gli infortuni mortali Infortuni sul lavoro, i casi denunciati sono oltre mille al mese ma in diminuzione rispetto al 2023. Crescono invece gli infortuni mortali](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/6/photos/cache/infortuni-sul-lavoro-le-denunce-sono-oltre-mille-al-mese_049633e2-e3fc-11ef-a82a-33e52af2eaa9_1920_1080_v3_large_libera.webp)
Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 06 Febbraio 2025
Infortuni sul lavoro, le denunce sono oltre mille al mese
IL BILANCIO. Nel 2024 presentate 12.965 pratiche all’Inail. Diminuite del 3,6%, ma in rialzo i casi mortali (18). I sindacati: «L’attenzione resti alta, più controlli» .
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Un piccolo segnale di miglioramento c’è ed è impresso nei numeri. Quegli stessi numeri che tuttavia consegnano valori assoluti sempre alti: la Bergamasca continua a viaggiare a una media di oltre mille denunce per infortunio sul lavoro ogni mese, e ha dunque chiuso il 2024 con 12.965 pratiche presentate all’Inail. Il dato incoraggiante, seppur risicato, è nel confronto col recente passato: rispetto al 2023 le denunce – e dunque tendenzialmente anche gli infortuni, al netto di una quota che potrebbe non essere stata segnalata – sono diminuite del 3,6%, registrando peraltro un bilancio finale migliore anche rispetto al 2022 (quando le denunce furono 13.359) e più in generale al pre-Covid. Quanto alla voce più dolorosa del bilancio, ovvero le denunce per infortunio mortale, lo scorso anno ne sono state presentate 18: meno del 2023, quando si arrivò a 22, ma ancora più del 2022, quando furono 17; sotto questa voce l’anno più tragico resta il 2020, perché in quelle 69 denunce per «mortali» è condensato anche l’impatto del Covid sui luoghi di lavoro, con oltre 40 decessi riconducibili al virus contratto sul luogo di lavoro. A livello regionale la tendenza dei «mortali» è ancora di crescita: le denunce di questo tipo sono state 182 in tutta la Lombardia lo scorso anno, contro le 172 del 2023; gli incrementi peggiori riguardano le province di Lodi (da 5 a 9 denunce per «mortali»), Monza (da 8 a 15) e Pavia (da 7 a 19). In Bergamasca, dal 2019 al 2024 (6 anni) si sono contate 77.986 denunce per infortunio di cui 168 per infortunio mortale.
Infortuni sul lavoro, numeri ancora alti
In tutta la regione lo scorso anno sono state presentate 110.050 denunce per infortunio, lo 0,18% in più del 2023, a indicare una costante continuità del fenomeno. Per valore assoluto di denunce – l’Inail classifica le denunce in base al luogo di accadimento dell’infortunio, non sulla base della residenza dei lavoratori – Bergamo è la terza provincia lombarda, dopo Milano (36.464 denunce nel 2024, -0,1%) e Brescia (15.279 denunce, praticamente invariate rispetto alle 15.280 del 2023).
Il 64,2% delle denunce del 2024 ha riguardato lavoratori uomini, il 35,8% lavoratrici donne; sul totale delle pratiche, il 18% è per infortuni in itinere, cioè nel tragitto casa-lavoro (o viceversa)
«I dati bergamaschi evidenziano comunque una diminuzione delle dichiarazioni di infortunio, un dato incoraggiante e frutto del lavoro che anche a livello territoriale si sta facendo da anni, con la collaborazione tra sindacati, Ats e parti datoriali, per implementare la cultura della sicurezza in tutte le aziende del territorio», premette Angelo Chiari, che nella segreteria provinciale della Cgil Bergamo ha la delega alla sicurezza sul lavoro. C’è un «però»: «Questo è un ambito frustrante, perché si cerca di fare di tutto e di più e poi periodicamente giungono le notizie di infortuni anche mortali – sospira Chiari –. Rimangono infatti alti anche gli infortuni con prognosi oltre i 40 giorni, cioè incidenti con conseguenze gravi e anche potenzialmente invalidanti». Luca Nieri, componente della segreteria provinciale della Cisl Bergamo con delega alla sicurezza sul lavoro, legge una «leggera flessione delle denunce d’infortunio, ma con una situazione comunque cronica: Bergamo e Brescia hanno valori ancora elevanti e important i, e questo ci deve porre l’interrogativo su come costruire meccanismi che possano portare a un trend di decisa riduzione. Quando si verifica un infortunio – riflette Nieri – vuol dire che l’elemento della prevenzione non ha funzionato, dunque abbiamo fallito tutti quanti». Pasquale Papaianni, coordinatore territoriale della Uil Bergamo, allarga l’orizzonte: «Servirebbe un approfondimento di carattere normativo circa il passaggio dal vecchio Codice degli appalti al nuovo, posando l’attenzione ad esempio sui subappalto: la qualità del lavoro e la tipologia contrattuale sono elementi centrali anche in questo ambito».
I fattori di rischio
I dati regionali dell’Inail permettono di scavare più a fondo nel fenomeno. Il 64,2% delle denunce del 2024 ha riguardato lavoratori uomini, il 35,8% lavoratrici donne; sul totale delle pratiche, il 18% è per infortuni in itinere, cioè nel tragitto casa-lavoro (o viceversa). Quanto ai settori, il 27% delle denunce giunge dal terziario, il 25,8% dall’industria, il 18,6% dalla pubblica amministrazione, il 6,2% dall’artigianato, il 2,1% dall’agricoltura (il restante 20,3% riguarda attività non classificate). Per Chiari, «occorre rafforzare il sistema ispettivo: la Regione ha stanziato dei fondi per nuove assunzioni, ma la professione resta poco attrattiva, perché nel privato ci sono più sbocchi e migliori stipendi». «C’è ancora molto da fare – rimarca Nieri –, soprattutto bisogna ragionare sempre di più in maniera sinergica: servono interventi tecnologici, organizzativi e culturali con al centro la prevenzione». La Uil ha avanzato una proposta che guarda agli enti locali: «Abbiamo chiesto ai Comuni – spiega Papaianni – di istituire delle commissioni composte da polizia locale, Ats, sindacati, uffici tecnici per organizzare visite ispettive sui cantieri pubblici: un monitoraggio che può contribuire a garantire il rispetto delle normative e ridurre gli infortuni».
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