Infortuni sul lavoro per Covid, nel 2022 inoltrate 854 denunce: i dati Inail

Lavoro. Aumentate rispetto ai due anni precedenti, i casi mortali scesi a 5 contro i 44 del 2020. Bettoni: «Serve più prevenzione per gli altri incidenti».

L’onda lunga di Omicron nei luoghi di lavoro si è dispiegata con la dinamica ormai nota: molti contagi, ma mortalità quasi azzerata. L’Inail ha riassunto i dati dell’intero 2022 per quel che riguarda le denunce per infortunio sul lavoro da Covid-19: in Bergamasca negli ultimi dodici mesi sono state 854 le denunce presentate, contro le 514 del 2021 e le 2.817 del 2020. A cambiare – e profondamente – è la voce più tragica: nel 2022 sono state 5 le denunce presentate per infortunio con esito mortale, ma tutte riferite a vicende avvenute ancora nel corso del 2021; nel 2020 erano state invece presentate 44 denunce per infortunio mortale, nel 2021 se ne erano aggiunte altre 7. Il report dell’Inail si concentra anche sull’ultimissimo periodo, in cui si è evidenziata una frenata dei contagi: tra novembre e dicembre 2022 in Bergamasca sono state aperte 21 pratiche, contro le 167 del bimestre settembre-ottobre; nel 2022 il mese peggiore è stato gennaio, con 248 denunce, in concomitanza con la prima ondata di Omicron.

In totale, a quasi tre anni dall’inizio della pandemia, in Bergamasca sono state presentate complessivamente 4.185 denunce, di cui 56 per infortuni con esito mortale. Di questa mole di denunce, 2.993 (il 71,5%) riguardano infortuni occorsi a lavoratrici; guardando alle fasce d’età, 708 denunce (17%) interessano lavoratori fino a 34 anni d’età, 1.455 (34,7%) sono state presentate da lavoratori tra i 35 e i 49 anni, 1.941 (46,3%) da lavoratori tra i 50 e i 64 anni e 81 (2%) da lavoratori oltre i 64 anni.

I più coinvolti

La fotografia regionale indica anche le categorie professionali più esposte al contagio: il 70,8% delle denunce si concentra nella sanità e nell’assistenza sociale, il 4,8% nelle attività manifatturiere, il 4,7% nel trasporto e magazzinaggio, il 4,1% nei servizi alle imprese, il 2,4% nei servizi di alloggio e ristorazione. Un decesso su quattro «riguarda il personale sanitario e assistenziale (infermieri, medici, operatori sociosanitari). Tra i più coinvolti anche impiegati, conducenti professionali e addetti alle vendite».

Per Franco Bettoni, presidente dell’Inail, i dati «confermano ancora per il 2022 un numero elevato di contagi professionali da Covid di gran lunga superiori al 2021, con picchi di denunce anche rilevanti, ma con effetti molto meno letali rispetto agli anni 2020 e 2021, e quindi con un ridimensionamento significativo per i casi mortali». Lo sguardo alla situazione nazionale registra appunto che «gli 891 decessi da Covid-19 denunciati all’Istituto dall’inizio della pandemia al 31 dicembre 2022 sono concentrati quasi esclusivamente nei primi due anni: il 2020 infatti raccoglie il 65,9% del totale, il 2021 il 33,0% e al momento il 2022 il restante 1,1%». Il lavoro dell’Inail su questo versante non si ferma: «Continueremo a monitorare gli effetti della pandemia augurandoci che si azzerino completamente – sottolinea Bettoni, bergamasco, alla guida dell’Inail dal 2019 –, lasciandoci alle spalle un periodo complesso che ha generato una ridefinizione dell’impianto economico e del mercato del lavoro ma ha confermato l’assoluta centralità della tutela della salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Adesso dobbiamo dunque insistere per un “lockdown” degli infortuni tradizionali sul lavoro che continuano a rappresentare una piaga sociale inaccettabile. Così come è stata trovata l’arma delle vaccinazioni contro il contagio da Covid, allo stesso modo dobbiamo individuare tutti gli strumenti utili affinché vengano rafforzate le strategie di prevenzione per contrastare con determinazione incidenti sul lavoro e malattie professionali».

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