Influenza in leggera salita, ma il picco è ancora lontano

SALUTE. Quest’anno prevarrà il ceppo «australiano»: per ora pochi casi. I medici di famiglia: adesione positiva alle vaccinazioni, circola di più il Covid.

Al momento, il picco è ancora lontano. Sono ancora rari, in Lombardia e in Bergamasca, i casi veri e propri di influenza A-H3N2, il ceppo ora detto «australiano»: il virus è stato isolato anche in regione, ma la circolazione è limitata e senza riflessi sul sistema sanitario. Lo confermano medici di famiglia e ospedali.

La stagione influenzale ormai alle porte dovrebbe essere infatti caratterizzata da questo virus, che dall’altra parte del mondo – in Australia, nell’altro emisfero, l’influenza comincia a diffondersi quando da noi è estate – ha portato a numeri di contagi più elevati del solito, e con una maggior incidenza di sintomi neurologici, oltre alla classica febbre e ai problemi respiratori.

Pregliasco «La famiglia di virus A-H3N2, di cui fa parte l’australiana, evidenza in alcune situazioni una sintomatologia che, nell’insieme, porta anche a confusione e obnubilamento, ma sono condizioni risolvibili»

«È noto che l’influenza può dare anche manifestazioni neurologiche – premette Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano –. L’influenza ha due diversi tipi di virus, quelli di tipo A e di tipo B, e in particolare il tipo A dà manifestazioni cliniche un po’ più pesanti ma solite, come la febbre e i dolori articolari e muscolari. La famiglia di virus A-H3N2, di cui fa parte l’australiana, evidenza in alcune situazioni una sintomatologia che, nell’insieme, porta anche a confusione e obnubilamento, ma sono condizioni risolvibili: è una manifestazione clinica che può essere associata all’azione diretta del virus a livello delle cellule nervose, con un’autoimmunità scatenata dall’infezione o dalla tempesta citochimica, cioè l’infiammazione eccessiva. È un elemento che si evidenzia in casi rari, soprattutto tra gli anziani, ma che si risolve. Quest’anno l’A-H3N2 sarà prevalente, quindi potrebbe esserci un’incidenza superiore anche di questi sintomi. Finora, però, il virus è stato isolato ancora solo sporadicamente».

«Numeri ancora bassi»

Gli ospedali bergamaschi al momento non segnalano incrementi significativi di accessi in pronto soccorso – né tra gli adulti né tra i pazienti in fascia pediatrica – o di ricoveri per influenza. Il carico è maggiore per i medici di famiglia, in particolare per via del mix tra i primi casi di influenza vera e propria, le più diffuse sindromi simil-influenzali e la solita quota di casi Covid: «I casi sono in leggera salita rispetto alle scorse settimane, ma con numeri ancora bassi – spiega Ivan Carrara, segretario della Fimmg Bergamo, sindacato dei medici di famiglia, e medico-sentinella del sistema di sorveglianza epidemiologica di Regione Lombardia –. Il picco è ancora lontano: ci aspettiamo che l’incidenza salga in modo più corposo verso fine mese. Più dell’influenza circola il Covid: sull’influenza la campagna vaccinale sta procedendo bene, con un’adesione positiva, e questo può contribuire a ridurre la circolazione del virus». Quanto ai sintomi, spiega Carrara, «al momento prevalgono quelli classici, anche se va ricordato che le manifestazioni neurologiche possono capitare con tutte le infezioni virali, sia con l’influenza classica sia col Covid».

Il report regionale

A proposito di numeri, l’ultimo report della sorveglianza epidemiologica regionale indica che in questa fase si viaggia al ritmo di 87mila casi settimanali in Lombardia, con un’incidenza più bassa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; proiettando il dato su scala locale, in Bergamasca si stimerebbero poco meno di 9mila casi alla settimana tra sindromi simil-influenzali, Covid e influenza. Anche l’analisi sui tamponi dà un quadro sfaccettato: guardando ai test virologici della settimana 21-27 ottobre in Lombardia, il 34% dei campioni era positivo ai rhinovirus (raffreddore), il 19% agli enterovirus (diversi dall’influenza, provocano febbre, problemi respiratori e altri sintomi stagionali), l’11% agli adenovirus (altri sintomi di stagione), l’11% ai parainfluenza virus e il 10% al Sars-CoV-2 (il virus del Covid), poi via via altri agenti patogeni minori, compreso un 1% di casi di influenza vera e propria.

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