Influenza, la campagna viaggia spedita: 131mila vaccini, superate le quarte dosi

I dati. Iniziate a ottobre le somministrazioni. L’Ats: «Bene, ma serve un ultimo scatto». Resta sotto le attese il «second booster» anti Covid: un migliaio di iniezioni al giorno.

Sulla carta, tutto era pronto per tornare a ritmi elevatissimi. Nella sostanza, invece, è mancata l’adesione dei cittadini. Quattro mesi fa, ancora in piena estate, la Direzione generale Welfare aveva messo a punto il «Piano operativo regionale di emergenza vaccinazioni Covid-19», la strategia in vista di un atteso rimbalzo delle vaccinazioni tra autunno e inverno: per la Bergamasca erano stati previsti due scenari, uno per somministrare fino a 4.438 vaccini al giorno e l’altro per arrivare sino a quota 8.876. È andata diversamente, molto diversamente: le quarte dosi non hanno fatto breccia, oggi si viaggia a meno di mille iniezioni al giorno. Decisamente sotto le attese, nonostante la pianificazione delle strutture, l’arruolamento del personale e le campagne di sensibilizzazione.

Gli ultimi dati dell’Ats sul «second booster», aggiornati al 15 novembre, indicano 104.432 quarte dosi in provincia di Bergamo, di cui 6.626 inoculate nei sette giorni precedenti (erano 97.806 all’8 novembre). La copertura è piuttosto variegata, come indica il «cruscotto» diffuso settimanalmente: al momento l’adesione alla quarta dose è al 40% tra gli ultraottantenni, al 29% per i 75-79enni, al 25% per i 70-74enni, al 21% per i 65-69enni, al 15% per i 60-64enni; la quarta dose è aperta a tutti gli over 12, ma appunto tra i giovani e gli adulti con meno di sessant’anni la copertura precipita a pochissimi punti percentuali. «C’è stata confusione comunicativa – riflette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici –. Certe affermazioni, a più livelli, hanno portato incertezza nella popolazione. Invece i messaggi devono essere chiari: il vaccino è ancora importante, soprattutto per i più fragili». Tra l’altro, per gli over 60 che abbiano ricevuto la quarta dose col vaccino non aggiornato da almeno 120 giorni (cioè quello «originale», impostato sul ceppo di Wuhan e non bivalente con l’aggiornamento a Omicron) s’è aperta anche la possibilità della quinta dose, che ha adesioni finora bassissime. «Tra i problemi comunicativi – aggiunge Marinoni – c’è la tendenza a enumerare le dosi: dovrebbe passare invece il messaggio che l’anti-Covid è un vaccino periodico, come l’antinfluenzale che ha cadenza annuale».

Bene l’antinfluenzale

E infatti la vaccinazione antinfluenzale sta avendo risultati invece positivi: secondo i dati dell’Ats aggiornati al primo pomeriggio di venerdì 18 novembre, sono finora 131.080 le somministrazioni di questo vaccino. La differenza è evidente: la campagna antinfluenzale, iniziata ad ottobre e non ancora terminata, ha nettamente superato le adesioni della quarta dose dell’anti-Covid, benché quest’ultima campagna sia stata avviata da metà luglio (per gli over 60 e i fragili, poi da ottobre è stata allargata a tutti gli over 12).

Per Michele Sofia, direttore sanitario dell’Ats di Bergamo, «il bilancio, a poco più di un mese dall’inizio della campagna antinfluenzale, è estremamente positivo. Sono state somministrate più di 130.000 dosi, a testimoniare un’ampia adesione della popolazione e il grande impegno di tutti gli attori coinvolti: Asst, medici di assistenza primaria e farmacie, che hanno garantito la capillarità dell’offerta vaccinale». Serve però ancora un ultimo scatto: «Si registra una lieve flessione della co-somministrazione della vaccinazione influenzale e antiCovid-19 negli hub – rileva Sofia –, pertanto si rinnova l’appello a tutte le categorie alle quali è offerta la vaccinazione (cittadini over 60 e/o a rischio per patologia, donne in gravidanza e bambini dai 6 mesi ai 14 anni, ndr) che non si sono ancora vaccinate, a prenotare per proteggersi in vista dell’inizio della stagione influenzale». Stando all’ultimo report di «InfluNews», il bollettino della sorveglianza influenzale in Lombardia, la diffusione della patologia si mantiene decisamente al di sopra della media rispetto agli anni precedenti: nell’ultima settimana monitorata, i «medici sentinella» lombardi hanno riscontrato 8,6 casi di influenza – o sindrome simil-influenzali – ogni 1.000 assistiti; per contro, un anno fa l’incidenza era a quota 5,84 casi ogni 1.000 assistiti. Dopo un exploit iniziale la curva dell’influenza si è stabilizzata, anche se il picco si osserva tradizionalmente tra gennaio e febbraio.

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