«In provincia mortalità record. Non abbassiamo la guardia»

I DATI 2022 . In Bergamasca +14% rispetto alla media 2015-2019. Passera (Spi-Cgil): «Miglioriamo la sanità e avanti con i vaccini».

Dopo l’esplosione del numero dei decessi nel 2020 e dopo un prevedibile sostanziale riallineamento ai valori pre-Covid nel 2021, il 2022 ha registrato un nuovo sensibile incremento del dato di mortalità. Sul tema è intervenuta anche Augusta Passera, segretaria generale del sindacato pensionati Spi-Cgil di Bergamo.

I numeri

«Nel 2022 - afferma - la mortalità è stata di nuovo in salita. Il dato del 2021, con il forte decremento di mortalità rispetto all’anno prima, era facilmente ipotizzabile come logica conseguenza dell’incredibile e drammatico aumento dei decessi del 2020, in concomitanza con le ondate più violente dell’epidemia di Covid. Il tasso di mortalità del 2022 costituisce invece una sorpresa, in modo particolare nella nostra provincia». «La nostra sorpresa è motivata da due ragioni: in primo luogo ritenevamo che l’effetto riduzione dovuto al numero elevatissimo di morti del 2020 continuasse nel 2022. Inoltre, nonostante in misura minore che nel 2020, nel corso del 2021 si sono verificate ulteriori ondate di diffusione del contagio da Covid. Il dato assume ancora più rilevanza se guardiamo i dati relativi alla nostra provincia. Bergamo, infatti, ha il primato dell’incremento di mortalità (rispetto alla media 2015-2019) non soltanto rispetto alla media regionale ma anche nel confronto con tutte le altre province lombarde, Milano compresa». Si tratta con 11.641 decessi del 14,18% in più , contro il 13,17% di Milano (35.315 decessi).

«Non è compito nostro (non ne avremmo le competenze) - aggiunge - fornire una spiegazione o dare una lettura scientifica a questo fenomeno ma riteniamo utile segnalarlo ai decisori politici, dopo che gli organismi scientifici, a cui si deve sempre fare riferimento, lo hanno già rilevato. Lo facciamo sulla base di alcune considerazioni. In primo luogo, dopo aver fronteggiato e contenuto con le campagne vaccinali, la ricerca e la prevenzione gli effetti della pandemia, non possiamo proprio adesso abbassare la guardia. Le ambiguità del governo sono, secondo noi, correlate con il vistoso rallentamento delle adesioni alla quarta e alla quinta dose, anche nelle persone fragili e quindi più esposte agli effetti del Covid».

I dati nazionali

«In secondo luogo temiamo che i vistosi ritardi, le infinite liste d’attesa, il naufragare di una politica sanitaria territoriale e l’abbandono delle politiche di prevenzione potrebbero essere concause di questo rigurgito del livello di mortalità. Ribadiamo comunque e per chiarezza che non spetta a noi misurarci in alcuna correlazione. Alla Scienza lasciamo il compito di ragionare e spiegare, per quanto possibile, motivazioni di tali dati. Alla politica chiediamo di trovare soluzioni, ripristinare una sanità territoriale, di prevenzione e di prossimità utile a prendersi cura dei cittadini». «Ultimo cenno - conclude Passera - un segnale incoraggiante: con gli ultimi dati Istat del 17 marzo, relativi ai primi due mesi dell’anno su scala nazionale e regionale e a gennaio su scala provinciale, la tendenza all’innalzamento del tasso di mortalità sembra subire una positiva inversione. Bisognerà aspettare qualche tempo ancora per capire se il trend diventerà strutturale».

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