In Procura 5mila fascicoli in attesa. «Senza risorse, dubbi sulla riforma»

Giustizia. Il decreto approvato dal governo introduce norme per ridurre del 25% la durata dei processi penali. Il procuratore: «Soluzioni ideologiche che si scontrano con la quotidianità».

«Possono fare tutte le riforme che vogliono, ma se non fanno una sana depenalizzazione e non incrementano il personale, i problemi restano. Abbiamo 5mila fascicoli in attesa della fissazione dell’udienza di fronte al giudice monocratico». Il procuratore capo Antonio Chiappani commenta la recente (4 agosto) approvazione all’unanimità da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo sul processo penale. Il testo introduce una serie di norme che mirano a raggiungere l’obiettivo, stabilito con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, di ridurre la durata media dei processi penali del 25% entro il 2026.

Processo telematico

Sul fronte della procedura penale, la riforma interviene sull’intero percorso processuale: dalle indagini preliminari al dibattimento, dai riti alternativi ai giudizi di impugnazione, fino all’esecuzione penale. Tra le novità c’è l’implementazione del processo penale telematico: più digitalizzazione e uso delle tecnologie informatiche lungo l’intero procedimento. Ma anche in questo caso, a Bergamo, i buoni intenti si scontrano con la dura realtà: «Da metà luglio a metà settembre l’accesso telematico al fascicolo è chiuso – spiega Chiappani – perché chi se ne occupa è dipendente di una società esterna il cui contratto è scaduto a luglio. Speriamo che venga rinnovato a settembre. Gli avvocati hanno diritto a vedere gli atti, ma chi glieli dà? Si vive sulla precarietà. Trattiamo attualmente 15-16mila fascicoli con indagati noti e altrettanti contro ignoti. Il personale è un grandissimo problema, stiamo in piedi con i volontari e gente pagata da associazioni. A settembre arriveranno forse tre dirigenti e funzionari, ma non i cancellieri. Non ho personale a sufficienza per garantire un assistente a ogni magistrato».

Le indagini preliminari

Tra le novità introdotte dalla riforma c’è anche la riduzione dei tempi di durata delle indagini preliminari, con una sola possibilità di proroga, per sei mesi, e in caso di particolare complessità delle investigazioni. Si valorizzano inoltre i riti alternativi con la possibilità di estendere il patteggiamento alla confisca facoltativa e alle pene accessorie. Viene introdotta poi un’udienza predibattimentale per i reati meno gravi, con citazione diretta, sempre allo scopo di filtrare i procedimenti.

Per quanto riguarda il sistema sanzionatorio gli interventi rispondono ad una duplice finalità: diversificare e rendere più effettive le pene; incentivare la definizione anticipata del procedimento.

Misure alternative

Nel decreto è contenuta una riforma delle pene sostitutive delle pene detentive brevi, che dovrebbe dare risposta al problema dei cosiddetti «liberi sospesi», migliaia di condannati a pene inferiori ai 4 anni che hanno già accesso alle misure alternative al carcere, ma che solo dopo anni scontano la pena disposta dai Tribunali di sorveglianza. Per rendere effettive e tempestive le condanne, ora sarà il giudice di cognizione ad applicare subito le nuove pene sostitutive.

Si amplia inoltre l’ambito di applicazione della sospensione del procedimento con messa alla prova ad un insieme circoscritto di reati puniti con pena non superiore a sei anni. La riforma interviene anche sull’istituto della particolare tenuità del fatto in una triplice direzione: estensione dell’ambito di applicabilità ai reati con pena detentiva non superiore nel minimo a due anni; attribuzione di rilievo alla condotta susseguente al reato; esclusione dall’applicazione ad alcuni reati, tra cui la violenza sessuale, lo stalking e i reati di violenza contro le donne e di violenza domestica; i reati in materia di stupefacenti, la corruzione e i più gravi reati contro la pubblica amministrazione, l’incendio boschivo. Sarà il giudice a valutare in concreto l’eventuale tenuità del fatto, senza alcun automatismo. Sulla giustizia riparativa sono infine istituiti, con il coinvolgimento degli enti locali, centri per la giustizia riparativa in ogni Corte d’Appello. La giustizia riparativa si affianca, senza sostituirsi, al processo penale, nell’interesse delle vittime dei reati. Il provvedimento passa ora al Parlamento: entro 60 giorni le commissioni Giustizia di Camera e Senato dovranno dare i loro pareri.

«La riforma non ha minimamente affrontato, ad esempio, il tema dei malati di mente e delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ndr) – commenta ancora il procuratore capo – . Sembrano soluzioni ideologiche e belle ma poi si scontrano con la quotidianità. Detto questo, da parte nostra si cercherà di dare il migliore apporto possibile perché le cose funzionino. Olio di gomito e sgobbare, come sempre».

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