Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 04 Maggio 2022
In fuga dall’Ucraina da sola a 14 anni: «Ho visto i blindati russi nel mio paese, all’arrivo dei missili sono scappata fino a Bergamo»
La storia Yevheniia Yelisieiva, 14 anni, è fuggita da sola da Sumy, la mamma era già a Bergamo. Da due settimane frequenta la scuola media dell’Istituto Aeronautico Locatelli: era il mio sogno.
Ha lo sguardo vivace e gli occhi sorridenti che si velano appena quando ricorda la sua vita, i suoi progetti di ragazza quando viveva a Sumy. Con la forza incredibile e inimmaginabile che spesso hanno i giovani, Yevheniia Yelisieiva, 14 anni, ha raccontato la sua fuga dalla città nord orientale dell’Ucraina dove viveva con il papà.
Giorni di preoccupazione
«Il 24 febbraio – ricorda Yevheniia – quando è iniziata la guerra ho visto dalle finestre di casa mia i blindati russi che percorrevano le strade del mio paese. Già da giorni c’era tra le persone la preoccupazione per quello che avrebbe potuto accadere perché sapevamo che al confine erano già presenti molte truppe dell’esercito russo. Eravamo psicologicamente preparati, non solo, anche la nostra Guardia Civile era pronta». Mentre ricorda quel giorno Yevheniia mostra le immagini riprese con il suo cellulare. Immagini che parlano chiaro perché mostrano una colonna di blindati in movimento: «La prima cosa che hanno fatto i russi quando sono entrati in città è stata quella di togliere la bandiera ucraina che svettava sull’edificio comunale. Grazie alla Guardia Civile però sono stati respinti e costretti a ritirarsi. È così che sono iniziati i bombardamenti, fatti da lontano. Con i missili».
«Ho raggiunto l’Ungheria da sola»
Sumy è stata così di nuovo conquistata dall’esercito russo e nuovamente liberata ai primi di aprile. «L’8 marzo - prosegue Yevheniia - grazie a un corridoio umanitario sono riuscita a lasciare il paese. Sono partita da sola perché mio papà è dovuto restare a Sumy e mia mamma era già in Italia. Dopo tre giorni di viaggio ho raggiunto l’Ungheria e ho attraversato il confine, da sola». Yevheniia è minorenne, dunque è stata fermata dalle guardie di confine che le hanno chiesto dove andasse e perché viaggiava da sola: «Ho telefonato a mia mamma perché spiegasse la situazione alle guardie, ma la connessione era difficile così alla fine mi hanno lasciato passare. Una volta varcata il confine ho trovato un punto di accoglienza e qui ho conosciuto Robert, un volontario inglese che da solo, con il proprio minibus, aiutava le persone a lasciare il paese. Prima di lasciarmi salire sul bus - precisa Yevheniia - le guardie hanno preso il mio nominativo e quello di Robert per essere certi che fossi in buone mani».
Un lungo viaggio con una tappa a Cremona
Dopo un lungo viaggio e una tappa a Cremona, dove Robert ha lasciato un’altra famiglia ucraina, Yevheniia arriva così nella nostra città dove ad accoglierla c’è la mamma che vive qui da tre anni. Da due settimane circa Yevheniia è stata accolta nella scuola media dell’Istituto Aeronautico Locatelli: «Come ho saputo dello scoppio della guerra – spiega Giuseppe Di Giminiani, fondatore e direttore della scuola - ho sentito il desiderio di fare qualcosa di concreto per il popolo ucraino. La nostra scuola è sempre stata attenta ai desideri e alle difficoltà dei ragazzi e così come si è presentata Yevheniia non ci ho pensato due volte e ho deciso che sarebbe stata accolta nella nostra realtà in tutto e per tutto».
Il desiderio di tornare
Yevheniia ha sempre desiderato frequentare una scuola ad indirizzo aeronautico: «Ho già fatto amicizia con tanti ragazzi grazie anche a Roman (Roman è uno studente dell’Aeronautico, ucraino di Kiev, già da molti anni in Italia e che per questo parla molto bene la nostra lingua). Sto bene qui, però io avevo già costruito la mia vita a Sumy, avevo dei progetti. Volevo frequentare l’accademia militare dell’aeronautica di Karkiv. Qui sto bene, ma voglio tornare a casa. In Ucraina diciamo che è bello essere ospiti, ma più bello ancora è stare a casa propria». Difficile adesso fare progetti per Yevheniia: «Non riesco a pensare al futuro, non so nemmeno cosa succederà domani. Non so nemmeno se ci sarà ancora l’Ucraina».
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