
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 14 Marzo 2025
In Città Alta: «I residenti stanno sparendo. Così fidelizziamo gli stranieri»
LE TESTIMONIANZE. I negozianti propongono prodotti ad hoc per i visitatori: «I grandi eventi portano clienti di qualità. E c’è chi torna da un anno all’altro».
«A tanti turisti riusciamo a vendere solo questi». Roberto Nava ci fa vedere due vasetti di salsa al formaggio e al tartufo per condire gli spaghetti che pesano meno di 100 grammi. «Chi viaggia in aereo deve stare attento a cosa si porta dietro, le confezioni più grosse non ce le comprerebbe nessuno», dice.
«Il supermercato ci ha tagliato le gambe»
Una semplice accortezza, che però racconta molto di come i commercianti, anche quelli storici, abbiano modificato la loro offerta nei confronti dei turisti. Roberto Nava ha rilevato il fruttivendolo sulla Corsarola quarant’anni fa; oggi è rimasto l’ultimo a vendere frutta e verdura fresche. L’ultimo a chiudere, 200 metri più avanti, verso Piazza Vecchia, ha lasciato spazio a un deposito di bagagli (e ce n’è un altro proprio accanto). «Ma non abbiamo avvertito alcuna differenza, anzi – dice Roberto Nava –: il supermercato che ha aperto qui vicino (al posto del panificio di Tresoldi, ndr) ci ha tagliato le gambe. Di residenti non ne vediamo quasi più, quando la gente se ne va, gli immobili vengono affittati tutti ai turisti».
Turisti a caccia di prodotti tipici
La gastronomia di Angelo Mangili è una delle poche che è stata in grado di resistere, anche spostandosi di qualche decina di metri, da via Gombito a via Colleoni nel 2012: «Certo che sono aumentati i turisti – dice lo storico commerciante –, ma i miei clienti arrivano anche da città bassa e persino da Milano, basta avere ottimi prodotti e un bravo cuoco». E i prezzi? «Già quarant’anni fa mi dicevano che ero caro – sorride –, intanto gli altri hanno chiuso e io sono ancora qui». Oggi Mangili lavora molto anche con i turisti: «Entrano, si fanno consigliare – racconta –, cercando i prodotti tipici, casoncelli, formaggi, salami e farina per la polenta». Lungo la Corsarola, Mangili ha visto cambiare molte vetrine: «Qui di fronte aprì la sua prima attività “il Panattoni”, quello della Marianna – dice –, ora c’è un negozio di vestiti e prima ancora c’era una merceria. Adesso in Città Alta arriva di tutto, è un guaio, ma tanti fanno un buco nell’acqua, portano “roba” che i turisti non vogliono, e dopo poco se ne vanno».
«Clienti polacchi che vengono tutti gli anni»
Chi resiste da oltre vent’anni è la Bottega di Nonna Betta, dove i maglioncini di cashmere si vendono forse più d’estate che d’inverno: «In dieci anni Città Alta è cambiata almeno 2-3 volte – dice la titolare, Sabrina Tosini –. Dopo il Covid i turisti sono più informati e poi molto dipende anche dalle iniziative che si organizzano: una bella mostra, o i Maestri del Paesaggio, portano in città turismo di qualità. Certo, non ci sono più servizi per i residenti, ma noi siamo riusciti a fidelizzare anche i turisti. Abbiamo clienti polacchi che vengono a sciare tutti gli anni e che passano di qui regolarmente. Purtroppo è vero che Città Alta si è trasformata e, ad essere sinceri, potrebbe offrire molto di più, anche a partire dalle vetrine».
Scritte in inglese e in cinese
Le vetrine di abbigliamento si alternano a quelle dei ristoranti, dei negozi di accessori e di quelli che vendono souvenir. La stagione dei saldi è appena finita, ma sui vetri resistono le scritte in inglese e pure in cinese. Anche questo è il segno di una città che cambia, che si apre. «Anche troppo, si dovrebbe iniziare a parlare di overtourism, qui di residenti ce ne sono sempre meno», dice qualcuno. Dario Belingheri è il titolare del negozio di calzature che dà su piazza mercato delle Scarpe.
«Oggi forse tra i miei clienti prevalgono più i turisti che i bergamaschi, almeno in alcuni periodi dell’anno»
È un’attività storica, la sua, che come altre ha visto Città Alta cambiare negli ultimi decenni: «tra il 2005 e il 2015, più ancora che rispetto agli ultimi dieci anni – dice –. Oggi forse tra i miei clienti prevalgono più i turisti che i bergamaschi, almeno in alcuni periodi dell’anno. Ma non per questo abbiamo dovuto adeguarci. Ci siamo evoluti, come tutti, ma solo perché adesso le persone cercano prodotti più pratici, più comodi. La differenza la fa la qualità». Come sempre, e per ogni tipo di offerta.
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