Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 22 Febbraio 2024
In 5 anni denunciati 65mila infortuni: la Bergamasca maglia nera nel 2023
IL BILANCIO. Negli ultimi cinque anni sono stati circa 65mila gli infortuni sul lavoro denunciati in Bergamasca: 14.010 nel 2019 (l’anno peggiore del lustro), 12.102 nel 2020, 12.100 nel 2021, infine 13.359 nel 2022 e 13.450 nel 2023.
Quelli con esito mortale sono stati 150: incide in particolare l’impatto del Covid, perché nel 2020 furono denunciati 69 infortuni mortali (di cui quasi una cinquantina per contagio da Sars-Cov-2); nel 2019 le denunce per infortunio mortale sono state 20, nel 2021 ne sono state presentate 22, poi 17 nel 2022 e 22 nel 2023.
Il 2023 ha segnalato un significativo rimbalzo negativo. Gli ultimi dati dell’Inail riferiti all’anno da poco concluso consegnano infatti per Bergamo gli indicatori peggiori per la Lombardia: è l’unica provincia in cui gli infortuni sul lavoro sono cresciuti rispetto al 2022 (da 13.359 a 13.450: +0,7%, mentre la media regionale è del -16,6%), è quella dove in valore assoluto sono più aumentati gli infortuni mortali (dai 17 del 2022 ai 22 del 2023: 5 in più, mentre la Lombardia è scesa da 177 a 172) ed è quella con il maggior numero di denunce per malattie professionali (1.004 nel 2023, +5,6% sul 2022: in questo caso però il maggior numero di denunce testimonia anche una più efficace capacità di diagnosi).
Per Danilo Mazzola, della segreteria della Cisl Bergamo, i numeri del 2023 raccontano «una realtà negativa che vorremmo profondamente diversa. Anche per quando riguarda il significativo aumento delle malattie professionali va posta ancora più attenzione: si evidenzia una situazione di disagio che negli anni passati si è vissuto nei luoghi di lavoro, e che si è affiancata a una maggiore disponibilità da parte dei medici del lavoro a denunciare le malattie insorte. Il nostro territorio può fare sicuramente di più: serve un impegno da parte di tutti». «I lavoratori precari, quelli in somministrazione e in cooperativa, sono esposti a rischi maggiori legati ai ritmi di lavoro e alle condizioni più deboli – rimarca Angelo Chiari, della segreteria provinciale della Cgil Bergamo –. Non si può pagare con la vita il prezzo dello sviluppo».
Resta alta l’attenzione sulle malattie professionali, rappresentate in particolare da patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio: «Nonostante una significativa percentuale di lavoratori sia consapevole che ogni attività lavorativa possa comportare infortuni o malattie professionali, sono davvero pochi coloro che dimostrano conoscenza dei propri diritti e delle opportunità di tutela offerte dall’assicurazione Inail – interviene Massimiliano Bragaglio, direttore del Patronato delle Acli di Bergamo –. In alcuni casi, questa mancanza di consapevolezza può portare a nascondere e quindi a non segnalare al medico o al Pronto soccorso eventi minori che, seppur non generanti conseguenze significative, comportano comunque giorni di assenza dall’attività lavorativa».
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