
Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 14 Aprile 2025
In 3.640 all’estero: +13%: «Non dobbiamo perdere i nostri migliori talenti»
DALLA BERGAMASCA. Nel 2024 tornano a crescere gli espatri. Metà è under 40. Confindustria: cervelli da trattenere. Si «esportano» turismo e ristorazione.
Anno dopo anno, i numeri restano essenzialmente quelli: oscillano leggermente, ora di nuovo al rialzo, e danno conto di come ci sia un pezzo di Bergamasca costantemente con la valigia in mano. Destinazione estero. Nel 2024, secondo i nuovi dati dell’Istat, sono stati 3.640 i residenti della provincia di Bergamo che si sono trasferiti stabilmente – cioè cambiando la residenza – in un altro Paese. L’ultimo anno ha visto un +13,5% rispetto al 2023, dopo alcuni anni di flebile diminuzione; si è sostanzialmente tornati sui livelli del 2019, pre Covid, e del 2020, quando gli «expat» erano stati rispettivamente 3.670 e 3.642.
Dentro quelle cifre c’è un fenomeno sfaccettato, multiforme, che abbraccia le diverse forme e motivazioni dell’emigrazione: giovani laureati che vanno a svolgere lavori d’alto profilo in altri Paesi, italiani con titoli di studio più bassi che cercano fortuna nel manifatturiero o nella ristorazione, stranieri che tornano nella terra d’origine o che scelgono di muoversi in un altro Stato. Ma il tema di fondo è sostanzialmente comune, e racconta della forza d’attrazione esercitata da altri Paesi, mentre l’Italia fatica a calamitare talenti.
Dentro i numeri
In tempi d’inverno demografico, l’emorragia di lavoratori – a prescindere dalla qualifica – è sempre una questione delicata. Vale per l’intero «sistema Italia» e ovviamente pure per Bergamo: «Il tema dell’attrattività è centrale per lo sviluppo della nostra provincia, che sta già sperimentando saldi naturali negativi, compensati almeno in parte dai positivi flussi migratori», premette Paolo Piantoni, direttore generale di Confindustria Bergamo. Leggendo i dati dell’ultimo periodo, «l’aumento dei trasferimenti all’estero, dopo anni di leggero calo, è certamente un segnale da analizzare con attenzione – rileva Piantoni -, anche se è importante ricordare che, se da un lato, abbiamo 3.640 uscite, dall’altro abbiamo anche 8.203 ingressi (di persone che hanno preso la residenza in Bergamasca muovendosi da un altro Paese, ndr), un dato più che doppio. Il fenomeno espatri non coinvolge ovviamente solo il nostro territorio, ma buona parte dell’Italia e in questo quadro Bergamo, guardando alla quota rispetto ai residenti, è in una posizione intermedia».
Leggendo i dati dell’ultimo periodo, «l’aumento dei trasferimenti all’estero, dopo anni di leggero calo, è certamente un segnale da analizzare con attenzione – rileva Paolo Piantoni –, anche se è importante ricordare che, se da un lato, abbiamo 3.640 uscite, dall’altro abbiamo anche 8.203 ingressi (di persone che hanno preso la residenza in Bergamasca muovendosi da un altro Paese, ndr), un dato più che doppio.
Più in dettaglio, Confindustria legge i dati. «Dalle elaborazioni del nostro Ufficio Studi – prosegue Piantoni -, emerge che il 24% delle cancellazioni anagrafiche per trasferimenti all’estero è relativo a persone con cittadinanza straniera, immigrati che rientrano nei loro Paesi per un normale processo di avvicinamento, oppure perché interessati dagli effetti di un parziale rallentamento della crescita che ha caratterizzato alcuni settori influendo sull’offerta di lavoro. Invece, fra coloro che sono arrivati a Bergamo provenendo dall’estero, ce n’è una quota (938, pari al 13%) che ha la cittadinanza italiana, e che, dunque, presumibilmente, rientra dopo un periodo di vita trascorso fuori dall’Italia. Fra chi è emigrato nel 2024, poco più del 50% ha un’età compresa fra i 18 e i 39 anni: persone che stanno con ogni probabilità cercando migliori opportunità lavorative, fra cui anche i cosiddetti “cervelli”, in possesso di formazione terziaria o comunque di competenze qualificate che è invece importante riuscire a trattenere perché il loro contributo alla competitività del territorio è fondamentale».
Tra terziario e ristorazione
Ne risente l’industria, ma l’impatto tocca anche il terziario: «Quando si parla di giovani emigrati, esistono due categorie – ragiona Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo -. Una è quella dei giovani istruiti, coloro che hanno studiato e che cercano all’estero un ascensore sociale diverso da quello del sistema economico italiano, magari come investimento su se stessi per poi rientrare dopo alcuni anni con una posizione più importante: il tema vero per i giovani in Italia è l’affermazione professionale, soprattutto nei primi anni di lavoro. C’è poi una seconda tipologia di emigrazione, legata ai ragazzi con una scolarizzazione non elevata e che ricercano un’esperienza all’estero risolutiva rispetto a un malcontento per la precarietà e gli stipendi».
«All’estero gli stipendi in questi settori sono sicuramente più alti, ma nelle grandi città estere il costo della vita è più alto, dunque non c’è un particolare vantaggio – osserva Oscar Fusini -. Normalmente, peraltro, sono gli italiani a esportare le migliori competenze in questo settore
È il caso, ad esempio, di chi cerca fortuna all’estero come barista o lavorando nei ristoranti: «All’estero gli stipendi in questi settori sono sicuramente più alti, ma nelle grandi città estere il costo della vita è più alto, dunque non c’è un particolare vantaggio – osserva Fusini -. Normalmente, peraltro, sono gli italiani a esportare le migliori competenze in questo settore». «Sempre più giovani bergamaschi scelgono di trasferirsi all’estero per lavorare nel turismo e nella ristorazione, spinti dalla voglia di formazione di alto livello e dal desiderio di confrontarsi con contesti internazionali – conferma Filippo Caselli, direttore di Confesercenti Bergamo -. Ma ciò che colpisce è il fenomeno inverso: molti di loro, dopo aver acquisito competenze in cucine stellate o strutture turistiche d’eccellenza, decidono di tornare in provincia di Bergamo per avviare progetti imprenditoriali che uniscono innovazione e radici locali. Abbiamo esperienze tra Alzano Lombardo e Albino, emblematiche del fenomeno di giovani professionisti bergamaschi che, dopo significative esperienze all’estero, scelgono di tornare nella loro terra d’origine per avviare attività innovative. Questi giovani portano nuova linfa al territorio: creano occupazione, elevano la qualità dell’offerta e rendono la nostra provincia sempre più attrattiva anche per un turismo enogastronomico contemporaneo e consapevole».
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