Il Vescovo: «L’unità della Chiesa si costruisca attorno al Vangelo» - Video

IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO. Tappa a Vienna con la Messa celebrata da monsignor Francesco Beschi nella chiesa di San Carlo Borromeo.

«Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore». Questo passo della lettera dell’apostolo Paolo ai Romani ha introdotto i pellegrini – partiti giovedì da Bergamo per il cammino pastorale tra Austria e Ungheria che proseguirà fino al 4 luglio – al secondo verbo della loro esperienza di pellegrinaggio: «Unire».

Un’unità non uniforme, ha sottolineato il Vescovo Francesco Beschi, ma «pluriforme, la cui sorgente sta proprio nel mistero fondamentale della nostra fede: un Dio unico e trino. Papa Francesco insiste tantissimo su questa unità che non asfalta le differenze, ma invece continuamente le raccoglie attorno a qualcosa che le unisce».

Il gruppo di 127 persone, al seguito di monsignor Beschi, ha raggiunto venerdì 28 giugno verso mezzogiorno Vienna, dove rimarrà per tutta la giornata di sabato 29. La seconda tappa del pellegrinaggio diocesano è stata segnata dalle figure di due beati della Chiesa, Carlo I d’Austria, nominato imperatore nel 1916, e Franz Jägerstätter, un contadino e martire, considerato il primo obiettore di coscienza. Due figure estremamente diverse, accomunate però da una traiettoria che li ha portati alla beatificazione: il primo interpretando il suo ruolo politico come una via per seguire Cristo, il secondo rifiutando di arruolarsi nell’esercito nazista, fino alla condanna a morte.

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È proprio intorno alla storia di quest’ultimo che si è soffermato monsignor Beschi nella Messa celebrata in una chiesa barocca «che risplende di grandiosità» come ha detto il Vescovo. La chiesa di San Carlo Borromeo, dove i pellegrini si sono raccolti dopo un breve tour panoramico del centro storico della Capitale austriaca attraverso il viale del Ring. Franz Jägerstätter, fin dall’annessione dell’Austria da parte della Germania di Hitler, cominciò a manifestare la sua resistenza al nazionalsocialismo (fu tra l’altro l’unico, nel suo paese, a votare «no» al plebiscito sull’annessione).

Due giorni viennesi per i pellegrini bergamaschi. Video di www.bergamotv.it

Arrivò a dichiarare che, come cattolico credente (era diventato anche terziario francescano), non poteva prestare servizio militare: lottare per la Germania nazista sarebbe stato contrario alla sua coscienza. Per la sua obiezione di coscienza fu ghigliottinato il 9 agosto del 1943 a Brandeburgo sulla Havel. Nel 1997 cominciò la causa di beatificazione su base diocesana e nel 2007 Papa Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione del decreto che riconosce il suo martirio, aprendo così le porte alla sua beatificazione. Il 26 ottobre dello stesso anno fu proclamato beato nel Duomo di Linz.

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Il contadino beato, ha detto il Vescovo nell’omelia, «ci consegna una testimonianza veramente grande che fa riferimento soprattutto ai doni immensi che Dio ci ha fatto, la coscienza e la famiglia, due capisaldi di questo grande uomo». In lui si ritrova una particolare forma di unità, quell’unità della coscienza che gli ha permesso di opporsi al male non con la violenza, ma con la testimonianza della sua fede. «Franz - ha proseguito il Vescovo – ci consegna un altro tesoro: l’unità della famiglia», rappresentata da sua moglie e dalle sue figlie che non lo abbandonano di fronte a una scelta così gravida di conseguenze». La riflessione del Vescovo Beschi ha toccato infine l’unità della Chiesa: «Anche la Chiesa deve continuamente ritrovare unità, ci sono tante diversità e forme al suo interno. L’unità della Chiesa si costruisce attorno a Cristo e al suo Vangelo». Dopo la Messa, c’è stata la possibilità per i pellegrini di ammirare alcuni luoghi ed edifici simbolo, che tramandano la storia di Vienna tra Impero asburgico e modernità.

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