Il vescovo in carcere: «Aprite le porte della vostra mente e del cuore, lasciate entrare il dono di Dio»

IN VIA GLENO. È una vicinanza concreta, incarnata nelle mani strette e nei pensieri raccolti, nello scambio di parole e nei sorrisi. La visita del vescovo, monsignor Francesco Beschi, nel carcere di Bergamo, mercoledì pomeriggio 20 dicembre in vista del Natale, rinnova quell’impegno «affinché tutta la comunità costruisca ponti verso il carcere».

È stato così nelle ore trascorse tra il femminile, il penale e infine nella Messa celebrata al circondariale, incontrando i reclusi e i tanti operatori del «quartiere» di via Gleno, dalla direzione alla polizia penitenziaria, dai volontari ai cappellani don Dario Acquaroli e don Luciano Tengattini e alle suore. La riflessione religiosa e il vissuto quotidiano dietro le sbarre s’intrecciano anche quando il Vescovo tocca i temi dell’attualità penitenziaria.

Come la lettera aperta scritta nei giorni scorsi dai detenuti del circondariale, per chiedere che almeno nei giorni di festa possa essere attenuata la nuova disposizione ministeriale che prevede la chiusura delle celle per 20 ore su 24: «Ho letto il vostro appello e lo raccolgo: voi – è l’esortazione del Vescovo ai reclusi, durante la Messa al circondariale – aprite le porte della vostra mente e del cuore, lasciate entrare il dono di Dio. Non si logori, dentro di noi, la capacità di stare in situazioni che non accettiamo». Poter godere di più socialità, anche quella minuta di una porta aperta, è «una possibilità che dà respiro e dà la possibilità di vivere con più dignità le giornate».

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