Il Vescovo per gli 80 anni del Csi: «Lo sport, motore di pace e di speranza»

L’ASSEMBLEA. Monsignor Francesco Beschi all’incontro del Centro sportivo italiano: «Forte impegno per il bene dei giovani». Il presidente Paternò: «Guardiamo al futuro restando fedeli ai nostri valori». In provincia oltre 130mila tesserati.

«Protagonisti del domani nello sport e nel Paese» è lo slogan scelto dal Csi Bergamo per l’assemblea che si è tenuta ieri nella palestra della Cittadella dello Sport. Un incontro che cade nell’80° della nascita del Csi in Italia e che è diventato così un’occasione per ripercorrere le tappe della sua storia, ribadire i valori che stanno alla base della sua attività e di pensare il futuro, mantenendosi fedeli alle radici, come ha ricordato Gaetano Paternò, presidente uscente e riconfermato per i prossimi quattro anni.  Il Csi Bergamo è una realtà che conta oltre 850 associazioni sportive, con più di 130.000 tesserati, 63.000 gare disputate, 401 arbitri e giudici di gara.

Nella provincia di Bergamo il Centro sportivo italiano, che quest’anno festeggia i suoi primi 80 anni di storia, conta oltre 850 associazioni sportive, con più di 130.000 tesserati, 63.000 gare disputate, 401 arbitri e giudici di gara

Nella sua riflessione, il Vescovo Francesco Beschi ha espresso la profonda gratitudine perché la Diocesi «è consapevole in tutte le sue articolazioni di quanto significhi l’attività e la storia del Csi che vede tante persone impegnate per il bene delle giovani generazioni». Nell’intervento del Vescovo sono risuonate le parole di pace e speranza, temi forti nell’Anno giubilare: «Lo sport, come concepito dal Csi, offre un concreto contributo alla cultura e alla prassi della pace: guerra e pace non dipendono da una persona, ma da un popolo. Noi vogliamo contribuire ad alimentare la cultura della pace. In quest’anno giubilare, che abbiamo inaugurato a Natale anche nella nostra diocesi, anche lo sport “generatore di speranza” è chiamato a partecipare a giugno al Giubileo dello sport a Roma. Come dice Papa Francesco lo sport può gettare ponti, abbattere barriere, favorire relazioni di pace». Infine monsignor Beschi ha ribadito che «lo sport rappresenta nel nostro Paese e in tutto il mondo la più diffusa espressione culturale. La cultura è un modo di concepire e vivere la vita. Il segno che contraddistingue l’attività del Csi è l’amatorialità, che significa operare con amore, con gratuità. È il modo di esprimere come relazionarsi con il prossimo; significa agire più di quanto sia dovuto, ma per uno slancio interiore, un convincimento, la fede».

«Lo sport è anche accoglienza»

Il presidente nazionale Csi Vittorio Bosio ha ricordato che la vocazione del Csi «è da sempre l’accoglienza delle persone per quello che sono, non per quello che potrebbero diventare. In 80 anni abbiamo formato anche campioni, ma soprattutto cittadini cresciuti nello sport, grazie anche al binomio tra lo sport e l’attenzione della Diocesi per il bene dei ragazzi».

Approfondisci l'argomento sulla copia digitale de L'Eco di Bergamo

© RIPRODUZIONE RISERVATA