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Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 10 Febbraio 2025
La Corte dispone nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, si riapre il processo
IL PROCESSO. Lasciò morire di stenti la figlia di 18 mesi per trascorrere del tempo con il fidanzato in Bergamasca. In primo grado era risultata capace di intendere e volere, ma la Corte d’Appello ha disposto una nuova perizia.
Alessia Pifferi sarà sottoposta a una nuova perizia psichiatrica. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’appello di Milano, accogliendo la richiesta avanzata dal difensore Alessia Pontenani. La 38enne, condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, era già stata sottoposta a un esame peritale che l’aveva valutata capace di intendere e volere. La difesa, al contrario, ha sempre sostenuto che soffrisse di un «grave deficit cognitivo». Una tesi smentita dall’esame psichiatrico effettuato in primo grado dal perito Elvezio Pirfo, che l’aveva valutata capace di intendere e volere, e che, come ha sottolineato la pg, ha già dato «risposte assolutamente soddisfacenti su tutto».
«Non vi è alcuna necessità di effettuare una nuova perizia, quando ne abbiamo una che risponde a ogni opposizione che è stata fatta». È quanto ha osservato il sostituto pg Lucilla Tontodonati, discutendo nel processo d’appello.
In casa da sola per 5 giorni e mezzo
L’avvocato generale, nel suo intervento, ha ricordato come dai test effettuati siano emersi «contemporaneamente deficit cognitivi, psicotici e depressivi», una condizione per la quale Pifferi «sarebbe stata necessariamente ricoverata e non avrebbe potuto vivere fino a quel momento una vita, magari non brillante, ma autonoma». La donna avrebbe quindi «amplificato i sintomi» e dato dimostrazione di «un’intelligenza di condotta» anche quando, lasciando la piccola Diana in casa da sola per cinque giorni e mezzo, ha dato «tre versioni diverse a tre persone diverse su dove fosse la bambina». Per il sostituto pg, si tratta quindi di «una persona che si sta precostituendo una giustificazione per un comportamento che sa essere sbagliato». Nessun elemento, in sostanza, che possa «far pensare a una incapacità».
La richiesta di una nuova perizia
Pifferi, che all’inizio dell’udienza di lunedì 10 febbraio non ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, è presente in aula accanto al difensore. Seduti nei banchi dietro di lei, anche alcuni familiari tra cui la sorella Viviana Pifferi e la madre Maria Assandri, parti civili nel processo. Al termine delle discussioni, la Corte d’Assise d’appello di Milano dovrà decidere sulla richiesta di una nuova perizia.
La decisione dei giudici della Corte d’Assise d’appello di Milano sulla richiesta avanzata dalla difesa di una nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi arriverà non prima delle 14.30. L’avvocato Alessia Pontenani ha ribadito la «necessità» di un nuovo esame, spiegando di aver chiesto «anche una risonanza magnetica perché potrebbe avere anche un problema che si potrebbe valutare da una risonanza, un problema al lobo frontale». «Secondo me - ha detto - queste sono cose da fare per mettere finalmente un punto a questo processo. Chiudiamo questo processo, ma chiudiamolo in modo da comprendere esattamente quanto accaduto». In un altro passaggio della discussione, il legale ha sottolineato che Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, «è una donna senza futuro. Che trascorra dieci, venti o quindici anni in carcere non cambia nulla, però è giusto che si capisca se c’è un problema alla base. Non è follia, Pifferi non è pazza. Ma bisogna capire se un disturbo cognitivo possa aver causato la morte di Diana». In primo grado la 38enne, che ha lasciato a casa da sola la sua bimba di appena 18 mesi nel luglio del 2022 per andare dal compagno nella Bergamasca, era stata sottoposta a una perizia psichiatrica e l’esperto Elvezio Pirfo l’aveva ritenuta capace di intendere e volere.
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