Il gioco d’azzardo è a chilometro zero: quello on line vale 872 milioni

IL FENOMENO. Le giocate digitali superano le fisiche. Nel 2022 il volume d’affari su del 7,8%. Aumentate le richieste di aiuto, anche per i giovani.

È l’azzardo a chilometro zero, praticamente dentro casa. E perciò ancor più pericoloso: invisibile e privato, sfuggente al «controllo sociale» e allo stigma. Muove sempre più soldi (e crea sempre più dipendenza), il gioco d’azzardo on line: un giro d’affari da oltre 872 milioni di euro lo scorso anno in Bergamasca, in crescita del 7,8% (quasi 63,4 milioni di euro in più) rispetto agli 808,7 milioni del 2021.

Nel «Libro nero dell’azzardo» pubblicato da Federconsumatori nazionale e Cgil scorrono anche i nuovi dati dell’Agenzia dei Monopoli sulla «raccolta» (cioè il volume complessivo) delle giocate attraverso quella sempre più ampia sfera di siti online che propongono scommesse, slot machine, giochi di carte e mille altre tipologie. Quegli 872 milioni di euro spesi lo scorso anno equivalgono a una media pro capite pari a 1.088 euro per ogni bergamasco tra i 18 e i 74 anni: e calcolando che non tutti giocano on line, è facile comprendere come per molte persone l’azzardo sia una spesa che vale cifre astronomiche. Solo a Bergamo città, invece, la spesa per il gioco online lo scorso anno è stata pari a 99,1 milioni di euro, cioè 1.149 euro in media per ciascun residente tra i 18 e i 74 anni.

Conoscenza e prevenzione

«Come tutti i fenomeni sommersi, anche il gioco d’azzardo non è facile da monitorare, in particolare per quello che riguarda il gioco on line», ragiona Michele Sofia, direttore sanitario dell’Ats di Bergamo. Anche l’Ats «sta monitorando il fenomeno attraverso i dati disponibili: i dati nazionali indicano un progressivo spostamento dal gioco fisico al gioco online, che ha ormai superato quantitativamente il gioco fisico». Cosa si può fare? «Va detto che per fare prevenzione bisogna intervenire a più livelli e in modo trasversale – specifica Sofia –, attraverso interventi che puntano a ridurre i fattori di rischio e a potenziare i fattori di protezione in diversi contesti e con tre principali finalità». E cioè «evitare e/o posticipare il comportamento di gioco d’azzardo, ridurre il rischio che i giocatori sviluppino un gioco problematico, e favorire l’intercettazione precoce, l’aggancio e l’accompagnamento alla rete dei servizi di presa in carico dei giocatori problematici». Sul tema specifico dell’on line è «stata attivata da luglio una campagna sponsorizzata su Facebook e Instagram che si propone di raggiungere i giocatori d’azzardo on line e proporgli di sottoporsi ad un breve test di autovalutazione di problematicità. Nel primo mese di campagna si sono sottoposte al test 163 persone».

La frattura della pandemia

Gli ultimi anni hanno innescato una sorta di transizione digitale pure per il gioco d’azzardo. «La pandemia non solo ha spostato alcuni giocatori dalle forme tradizionali a quelle on line – segnala Milena Vitali, educatrice che per Caritas Bergamo segue l’Area Salute e in particolare le iniziative sul gioco d’azzardo patologico -, ma ha anche creato nuovi giocatori. Tra le persone che arrivano per chiedere aiuto per un familiare, ci sono spesso i genitori o i parenti di persone giovani». D’altronde, osserva Vitali, «sono aumentati i messaggi che spingono al gioco on line, alle scommesse sportive. Le giovani generazioni spesso non sono consapevoli di ciò a cui si può arrivare, spesso non riescono a percepire la pericolosità del fenomeno: accendi il telefono e il gioco è lì». Ecco un’altra sfumatura dell’azzardo digitale: «Un tempo l’azzardo lo si poteva praticare solo lontano da casa, nei casinò. Poi sono arrivate le macchinette nei bar. Ora non c’è nemmeno più bisogno di spostarsi, lo si fa da casa».

Le ricadute

«Le richieste di aiuto da parte di persone in difficoltà a causa del gioco d’azzardo sono in aumento», prosegue Vitali. «Sono richieste che giungono anche via mail, familiari che chiedono aiuto per agganciare una persona cara in difficoltà a causa del gioco d’azzardo – spiega –. Si accorgono che il familiare inizia ad avere problemi di soldi, e accade soprattutto per persone che molto spesso avrebbero una stabilità economica, messa però in crisi dall’azzardo». In più, «le domande d’aiuto per sovraindebitamento sono aumentate – aggiunge –. È un fenomeno difficile da tracciare, perché sono poche le persone che ammettono la dipendenza». Perché il gioco d’azzardo «è una patologia, una dipendenza come le altre – rimarca Vitali –. Non è una cattiva condotta o un malcostume, è una patologia seria che va trattata come le altre forme di dipendenza».

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