Il dramma sulle strade: 44 incidenti mortali in 8 mesi. E in città sono già cinque

I DATI NELLA BERGAMASCA . In tutto il 2023 le vittime erano state 48. Le associazioni: «Molti sono evitabili». L’importanza della prevenzione.

Vite e numeri, numeri e vite. Tra venerdì e sabato, Bergamo ha contato altri due morti sulla strada: entrambi motociclisti, entrambi 33enni. Gli schianti di via Grumello e via Petrarca sono solo le ultime tragedie di un anno nero, anzi nerissimo, ben più pesante di quanto avvenuto nel passato. Da gennaio a sabato, mettendo in fila le notizie della cronaca, in tutta la Bergamasca sono morte 36 persone in incidenti stradali (sei delle quali vivevano fuori provincia), a cui si aggiungono 5 bergamaschi morti fuori provincia e tre all’estero.

Un totale di 44 vite spezzate da schianti: automobilisti, motociclisti (ben 19 i casi, quasi la metà), ma anche pedoni o ciclisti. Dopo poco più di otto mesi, ci si sta così già avvicinando alle vittime dell’intero 2023, quando la Bergamasca contò 48 vite spezzate sulla strada (40 bergamaschi morti in incidenti in provincia, più 8 bergamaschi morti fuori provincia), a cui si aggiunsero due residenti fuori provincia deceduti in incidenti in Bergamasca. In altri termini, quest’anno la Bergamasca sta registrando circa 1,22 morti sulla strada ogni settimana (sommando le diverse voci di questo tragico bilancio umano), mentre nel 2023 furono 0,96 a settimana. L’incremento, in proiezione, sarebbe del 27%. Una risalita decisa dopo anni in realtà di decremento, se si guarda alle statistiche puntuali dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada di Bergamo: nel 2007 furono ben 129 i decessi legati a incidenti, nel 2008 furono 100, ancora nel 2013 se ne contarono 61; via via però cominciarono a calare, assestandosi con una certa stabilità a 50 nel 2019, 49 nel 2022 e 48 nel 2023.

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Gli schianti in città

Non sembra conoscere distinzioni geografiche, quest’annus horribilis della sicurezza stradale bergamasca. In città, ad esempio, le vittime del 2024 sono già 5, contro le 4 registrate in tutto il 2023 e anche in tutto il 2022; occorre tornare al 2019 per vedere numeri più alti, con 6 vittime. Quest’anno, tra l’altro, tutte le tragedie nel capoluogo hanno riguardato mezzi a due ruote: il 18 febbraio ha perso la vita un 19enne alla guida di un monopattino, travolto da un bus nei prezzi di piazzale Marconi; il 17 aprile uno schianto in via Stezzano è stato fatale per un motociclista 53enne, travolto da un albero in caduta; il 22 luglio in via Grumello è morto un motociclista 54enne dopo uno scontro con una betoniera; infine, tra venerdì e sabato negli schianti in via Grumello e via Petrarca le vittime erano entrambe dei motociclisti.

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Il ruolo della prevenzione

«Quest’anno i numeri sono molto forti, e soprattutto vedono molte vittime tra motociclisti, ciclisti e pedoni – conferma Ivanni Carminati, fondatore e presidente della sezione di Bergamo dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada –. Il periodo estivo è quello più a rischio per gli incidenti mortali, anche perché circolano più veicoli a due ruote e questo aumenta i rischi. A luglio abbiamo avuto in totale 9 vittime, ad agosto 8, e la tendenza è quella di un incremento». Il tema di fondo è che la strada nasconde dei rischi dietro ogni angolo. «Molti incidenti si possono evitare – ragiona Carminati –. Il rispetto dei limiti di velocità è fondamentale, e la velocità è la prima causa degli incidenti. Di recente si è aggiunto poi l’uso del cellulare, che crea distrazioni pericolosissime: nonostante le sanzioni introdotte recentemente, si vedono ancora troppe persone che lo usano, ed è sufficiente un secondo per non vedere un pedone, un motociclista, un’altra auto. Si pensa sempre che l’incidente non possa capitare, specie se si ha molta esperienza alla guida: invece, è proprio quando si confida troppo nelle proprie capacità che accadono gli incidenti».

«Prudenza e rispettare il codice della strada»

Da qui arriva l’appello ribadito dall’Associazione: «Guidare con prudenza e rispettare il codice della strada – rimarca Carminati –. Già seguendo questi due precetti si potrebbero ridurre di molto gli incidenti stradali. Purtroppo non è così, si vedono troppe persone che non rispettano il codice. Basti pensare alla quotidianità, a quanti sorpassi azzardati vediamo, alla velocità eccessiva, a quante auto sfrecciano a 130-140 chilometri all’ora in superstrada. Farlo vuol dire essere incoscienti: si mette a rischio la propria vita e anche quella degli altri». Quanto alle recenti modifiche al codice della strada, il giudizio resta prudente: «Alcune cose non sembrano andare nella direzione giusta – conclude Carminati –. Ad esempio, si vuole dare meno autonomia ai Comuni in fatto di autovelox e di limiti di velocità, invece è bene che siano proprio i Comuni ad avere più margini per fare questi interventi, perché conoscono meglio la realtà delle proprie strade. Gli autovelox non servono a far cassa, ma per la prevenzione, e i soldi che vengono recuperati dovrebbero essere usati per sistemare rotatorie, segnaletica stradale, strisce pedonali spesso sbiadite. Allo stesso tempo, i limiti di velocità servono a ridurre i rischi».

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