Il ceto medio in difficoltà: in due mesi oltre 300 bussano ai Servizi sociali

SPORTELLI DECENTRATI . Questo il dato di Palafrizzoni tra giugno e luglio. L’assessore Messina: «Il lavoro povero è il problema». E i rincari pesano.

L’autunno si annuncia caldo, dal punto di vista del termometro sociale. Nuovi rincari delle bollette di luce e gas sono già stati calendarizzati, il caro-libri è stato certificato alla ripresa della scuola, la benzina viaggia ancora alle stelle. Un mix esplosivo che metterà a dura prova soprattutto le fasce più deboli, ma non solo.

Anche il cosiddetto «ceto medio» sarà chiamato a fare i salti mortali per far quadrare i bilanci familiari, col rischio impoverimento dietro l’angolo anche per chi fin qui è riuscito a barcamenarsi tra i conti quotidiani. Al caro-vita, infatti, non corrisponde un aumento dei redditi: il portafoglio resta uguale, ma le spese schizzano.

Un primo campanello d’allarme suona con i numeri degli Sportelli decentrati di Palafrizzoni, che non si sono fermati quest’estate per rispondere alle nuove richieste d’aiuto arrivate. Oltre 300 tra giugno e luglio, due mesi che non hanno segnato una battuta d’arresto delle attività sociali, anzi. Accessi che potrebbero essere appunto solo una prima «spia» di quello che ci si aspetta nei prossimi mesi. Lo fa notare l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina: «La fragilità economica riguarda il ceto medio e le famiglie che s’impoveriscono. Le richieste non arrivano dalle singole persone, ma da nuclei che hanno bisogno di più aiuti. Stiamo assistendo a un aumento delle richieste di presa in carico agli sportelli decentrati».

Chi si rivolge ai servizi sociali

A luglio sono state 152 le segnalazioni arrivate al segretariato sociale (con 74 valutazioni e 11 prese in carico), che si aggiungono alle 163 di giugno (125 valutazioni e 46 prese in carico). Accessi distribuiti nelle sei sedi decentrate, che raccolgono le istanze di tutti i quartieri della città. Santa Lucia e Colognola quelle con più casi raccolti, ma nessuna area è esente.

La fetta più grossa ha tra i 31 e i 60 anni (il 52% a giugno, il 41% a luglio), in crescita, appunto, i nuclei familiari di 3-4 componenti (e oltre). «Non siamo di fronte a situazioni di grave emarginazione di chi vive in strada, e ha bisogno della mensa o dei dormitori – l’assessore Messina legge i dati – ma a una “zona grigia”, a quel ceto medio che vive un equilibrio delicato, perché ha un reddito non più sufficiente per far fronte a tutte le spese. Serve un intervento precoce per evitare lo “scivolamento” nella povertà. In base alle caratteristiche ci attiviamo per la presa in carico dei Servizi sociali o li orientiamo verso altri aiuti, attivando la comunità e in rete con i Centri di primo ascolto». Si attende anche l’«onda» della fine del Reddito di cittadinanza, sostituito da altre misure, fra cui l’assegno di inclusione e la «Carta dedicata a te», che a Bergamo però ha escluso 4.226 nuclei. «La nuova misura che sostituisce il Reddito di cittadinanza pone dei limiti che escludono parecchie persone perché per accedere bisogna avere un Isee di massimo 6 mila euro – interviene l’assessore Messina –. Sappiamo che nel conteggio dell’Isee incidono anche aspetti che non dimostrano davvero la capacità economica di una persona e oltretutto è molto basso. Oggi anche un Isee di 10mila euro è segnale di precarietà economica».

Quali sono i bisogni

Il tema centrale portato all’attenzione dell’assessore Messina è quindi quello del «lavoro povero», con redditi bassi non al passo con l’aumento delle spese. Senza entrare nel merito del dibattito politico in corso sulla questione del salario minimo, per dare un’idea, nell’ultimo anno i salari reali in Italia hanno una flessione del 7,3%, contro una media Ocse molto minore pari al 3,8%. Con un concatenamento di «voci» «che porta a investire le politiche familiari nel loro complesso». Perché tutte le età sono coinvolte: «Si parte dai bambini, con la difficoltà a sostenere le spese scolastiche e il grave rischio che si generi una povertà educativa, fino agli anziani, che non riescono a sostenere le rette per le case di riposo o le visite specialistiche. In questa cornice il rischio che si generino disuguaglianze sociali è altissimo».

I bisogni a cui rispondere sono quindi molteplici: «Abbiamo un fondo per l’assistenza economica di 36mila euro. La maggiore richiesta di assistenza economica riguarda la difficoltà a pagare le utenze di luce e gas. E altri fondi specifici, ad esempio per il sostegno agli affitti e per la parte sociosanitaria», spiega l’assessore Messina. La Regione stanzia un contributo alla locazione sul libero mercato per nuclei in disagio economico. Anche in questo caso i dati dell’Agenzia per la casa parlano chiaro.

Nel periodo gennaio- luglio le risorse erogate dai Servizi sociali del Comune ammontano a quasi 37mila euro, 47 i nuclei beneficiari per un contributo medio mensile di 300 euro circa per nucleo.

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