I pellegrini con il Vescovo in Ungheria: «Grazie all’amore l’uomo partecipa alla Creazione»

IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO. La tappa all’abbazia di Pannonhalma, in Ungheria. Il Vescovo Beschi ai fedeli: «La forza generativa supera invenzioni e opere d’arte».

Nell’amore l’uomo partecipa all’opera creatrice di Dio. Una creazione «che non finirà mai», ha sottolineato il Vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, nella quarta Messa del pellegrinaggio diocesano, ieri all’abbazia benedettina di Pannonhalma, in Ungheria, dove i pellegrini sono arrivati in tarda mattinata.

La giornata di domenica 30 giugno è stata caratterizzata da una visita veloce alla città di Gyor e, dopo pranzo, l’arrivo al piccolo paese di Pannonhalma, ai piedi della collina da cui si affaccia il maestoso complesso abbaziale.

All’inizio della celebrazione eucaristica ha preso parola il vicepriore dell’arciabbazia, Imre, che ha accolto i fedeli partiti da Bergamo in un perfetto italiano: «Nel nome di padre abate Cirillo e di tutta la mia comunità monastica vorrei salutare calorosamente tutti i partecipanti al pellegrinaggio diocesano. È un regalo che oggi un gruppo così numeroso visiti la nostra abbazia», proprio nell’anno in cui la chiesa monastica al suo interno compie 800 anni. «Uno dei segni speciali della vita monastica e benedettina è l’ospitalità», ha risposto monsignor Beschi, che ha poi donato al vicepriore una riproduzione anastatica del discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Al centro dell’omelia del Vescovo Beschi il verbo «creare», che è comparso fin dalla prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza.

«Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano. Noi credenti – ha aggiunto il Vescovo Beschi – dovremmo essere anche dei cantori della meraviglia della Creazione di Dio».

«Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano. Noi credenti – ha aggiunto il Vescovo Beschi – dovremmo essere anche dei cantori della meraviglia della Creazione di Dio». Un verbo che richiama all’opera dell’artista, che plasma la materia e «noi ammiriamo infatti le opere degli artisti in tutte le forme dell’arte perché ci sorprendono, e la sorpresa è proprio il frutto di questo gesto divino che è la Creazione». C’è un’altra esperienza umana, ha proseguito il Vescovo, che ci dice di questa attitudine divina: l’invenzione. «Siamo proprio nel tempo in cui assistiamo alla moltiplicazione infinita delle invenzioni, una delle caratteristiche dell’uomo è proprio quella di inventare qualcosa di nuovo», ha affermato. Creare è un verbo che caratterizza l’opera divina. «Tanti di voi – ha continuato – sono papà e mamme, hanno dato la vita e hanno partecipato in qualche modo alla Creazione di Dio. Un’opera infinita: l’umanità si estinguerà, l’universo si estinguerà ma la Creazione come opera di Dio non finirà mai, Dio continua a creare e noi in questo momento siamo il frutto della sua opera creativa».

Per creare non basta però la conoscenza di tutti i processi materiali, ma serve «la forza che genera, che crea più della meravigliosa opera d’arte, più della meravigliosa invenzione, più della meravigliosa opera artigiana: è l’amore che genera e che crea, sempre. Anche oggi, tutto quello che noi facciamo assume le dimensioni di una creazione tanto più lo facciamo con amore e per amore».

La potenza di Gesù non è solo quella di riportare alla vita, come accade nella vicenda della fanciulla figlia di Giàiro, nel Vangelo di Marco, ma è anche quella di «aprire l’orizzonte di quella potenza dell’amore». E anche l’uomo può partecipare al miracolo della Creazione, «tanto più giochiamo la nostra vita per amore e con amore».

In serata i pellegrini sono arrivati a Budapest, capitale dell’Ungheria, che lunedì 1 luglio visiteranno dopo la Messa nella chiesa dei Cappuccini dedicata a Santa Elisabetta d’Ungheria.

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