I fondi del Pnrr in Bergamasca: ecco come e dove saranno spesi

GLI AMBITI. In città mobilità, rigenerazione urbana, servizi educativi, infrastrutture sociali e transizione ecologica. In provincia messa in sicurezza del territorio, efficientamento energetico, sistemazione di edifici e strade nei Comuni.

Mobilità, rigenerazione urbana, servizi educativi, infrastrutture sociali e transizione ecologica in città; messa in sicurezza del territorio, efficientamento energetico e sistemazione di strade ed edifici nei Comuni della provincia. Sono gli ambiti principali nei quali saranno spesi i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati alla provincia di Bergamo. Calcolatrice alla mano, i conti parlano di circa 380 milioni di euro complessivi, ai quali potrebbero aggiungersi comodamente anche i 200 milioni che Rete Ferroviaria Italiana ha destinato alle infrastrutture su ferro e alla stazione ferroviaria di Bergamo.

Urge accelerare

Tanti soldi che si sommano a quelli già arrivati o che arriveranno alle imprese; mai – negli ultimi decenni – si era vista un’iniezione di liquidità così elevata per gli investimenti pubblici e privati nel nostro Paese. L’Italia, lo ricordiamo, gode di una «dote» di circa 235 miliardi di euro dal Pnrr per il rilancio dell’economia nazionale dopo gli anni della pandemia. L’impegno delle amministrazioni è ora quello di accelerare sui progetti per riuscire nell’impresa (tutt’altro che scontata) di spenderli tutti, questi soldi, entro il 2026. Una corsa contro il tempo che ha già avuto come effetto una robusta spinta in avanti sui tempi di progettazione e di apertura dei cantieri.

I fondi in dettaglio

Scendendo più nel dettaglio, dei 380 milioni di euro circa 204 sono stati destinati al Comune di Bergamo, mentre gli altri 176 alle amministrazioni degli altri Comuni della provincia. La nostra città è anche il capoluogo lombardo cui è stata destinata la cifra più consistente in rapporto al numero dei residenti. I calcoli dell’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel) hanno evidenziato infatti che nella sola città di Bergamo arriverà una cifra pari 1.678 euro di risorse dal Pnrr per ciascun residente, contro – per esempio – i 585 euro per Milano (che ha avuto 792 milioni di euro, ma a fronte di 1,3 milioni di abitanti). In tutta la Lombardia i Comuni e le Comunità montane hanno in caldo, secondo i calcoli dell’Anci lombarda, oltre 11mila progetti finanziati dal Pnrr, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 7,5 miliardi di euro.

Come saranno impiegati

È interessante però capire anche come saranno impiegati questi soldi. Partiamo proprio dalla città: la fetta più consistente, pari a 146 milioni di euro, riguarda il capitolo della transizione ecologica e della rivoluzione verde. In questo ambito saranno sviluppati alcuni dei progetti legati alla mobilità sostenibile, come la Brt (il collegamento con autobus elettrici tra Bergamo, Dalmine e Verdello, la seconda linea della Teb tra la stazione e Villa d’Almè e il collegamento ferroviario Bergamo-Orio. Una rete di nuove infrastrutture destinata a ridisegnare il rapporto tra la città e il suo hinterland, con l’obiettivo di ridurre nel giro di qualche anno il volume di traffico privato che si muove in ingresso e in uscita ogni giorno dalla città. Altri due settori strategici sono quelli che toccano la rigenerazione urbana e dell’edilizia scolastica, e in questo capitolo rientrano l’ex carcere di Sant’Agata, Casa Suardi, la realizzazione la nuova Gamec all’interno dell’attuale palasport e l’ammodernamento delle strutture sportive nei quartieri e del Campo Utili. E poi ci sono le scuole e i nuovi asili nido, cui il Comune tiene in modo particolare perché consentiranno di ampliare l’offerta relativa ai servizi dell’infanzia.

Per gli ambiti della digitalizzazione, dell’innovazione, della competitività, della cultura e del turismo, Bergamo ha finora ricevuto 1,64 milioni di euro, mentre altri 9,31 milioni di euro saranno destinati ad istruzione e ricerca, e ulteriori 46,31 milioni di euro per inclusione e coesione.

Gli interventi in provincia

Ci spostiamo ora in provincia dove, come detto, i Comuni hanno già ricevuto, dal 2020 a oggi, circa 176 milioni di euro, che includono fondi per piccole opere nel triennio (56,9 milioni, ricevuti in quote diverse da tutti i municipi), interventi di lotta al dissesto e per la sistemazione di edifici e strade sul 2021 e 2022 (complessivamente circa 109 milioni) e altri 10 milioni per le progettazioni.

Tanti progetti, anche di piccola entità, ma anche tante difficoltà nel gestire il lavoro di preparazione e i cantieri in tempi stretti e con il poco personale che le amministrazioni comunali si ritrovano, senza parlare del rincaro delle materie prime e dei criteri di ripartizione delle risorse penalizzanti per alcune aree soprattutto del Nord. Uno degli scogli che in questi mesi gli uffici tecnici sono chiamati a confrontarsi è il sistema informatico «Regis» che serve a monitorare e rendicontare i progetti finanziati con fondi del Pnrr; troppi passaggi, troppi intoppi, informazioni non sempre «allineate» tra domande e risposte. Insomma, una giungla burocratica che senz’altro non fa bene all’efficienza.

I fondi già spesi

Ma veniamo al «concreto»: tra il 2020 e il 2022 si sono realizzati 856 interventi nei diversi Comuni per un totale di 68,5 milioni di euro: di questi, 56,9 sono arrivati dal Pnrr, con una copertura pari all’83,13%. Solo che all’inizio nessuno sapeva che si trattasse di fondi Pnrr: già prima, con la finanziaria 2019, si era deciso di assegnare risorse ministeriali annuali ai Comuni per investimenti e le risorse arrivavano in automatico dal Ministero dell’Interno. Il loro impiego andava poi rendicontato sull’apposita banca dati delle amministrazioni pubbliche. Solo che l’anno scorso, quando i lavori del 2020 e del 2021 erano già chiusi o in fase di realizzazione, è venuto fuori che quei finanziamenti sarebbero confluiti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Diventando più cospicui, ma anche applicando «a posteriori» le regole, più stringenti, del Recovery Fund su interventi che però erano in gran parte stati progettati e realizzati in precedenza, e richiedendo la rendicontazione sulla piattaforma informatica «Regis», per consentire il controllo delle Corti dei conti italiana ed europea.

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