I 101 anni del fante Scaramucci: liberò Bergamo nel ’45 e poi si innamorò di Clelia e della città

LA FESTA . Nella casa di Longuelo la visita del generale Carmine Sepe, comandante del Comando militare dell’Esercito della Lombardia, e il tenente Paolo Moschini, per festeggiare il traguardo e per portargli il grazie di tutto l’Esercito.

Ha l’aria e gli occhi di un ragazzino, ma dietro lo sguardo leggero e sorridente c’è la storia di un uomo che ha vissuto la guerra e la racconta con disinvoltura, un uomo che davanti alla torta di compleanno, pochi giorni fa, ha soffiato su oltre un secolo di candeline.

Il fante motorizzato Osvaldo Scaramucci, uno dei pochissimi militari rimasti in Italia ad avere partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, ha compiuto 101 anni il 17 gennaio. Un traguardo unico per il militare classe 1924 di Pergine Valdarno (Arezzo), che per festeggiare ha ricevuto una visita speciale: a casa sua, a Longuelo, sono venuti a omaggiarlo e a brindare il generale Carmine Sepe, al vertice del Comando militare dell’Esercito della Lombardia, e il tenente Paolo Moschini. Una piccola festa con qualche dolcetto sulla tavola, anche se il signor Scaramucci non è solito mangiarne, così come non fuma, non beve alcolici e, fino ai 91 anni, ha corso in bici con la maglia dell’Avis. E forse in questo sta il segreto della sua longevità.

La sorpresa della vista del generale Sepe

La visita del generale Sepe nella sua casa, dove vive circondato da targhe e trofei, è stata un modo per ringraziare da parte di tutta la Lombardia e di Bergamo, con un gesto semplice ma di grande valore, un uomo che ha contribuito alla storia dell’Italia e del territorio bergamasco. «Qui è tutto l’Esercito a dire grazie al fante Scaramucci, non solo il generale Sepe» ha detto il comandante al festeggiato.

Per la Città dei Mille il Fante Scaramucci è una ricchezza umana e storica perché è stato tra i militari che hanno liberato la città il 30 aprile 1945, cinque giorni dopo la data simbolo del 25 aprile, quando il 68° Reggimento «Legnano», nel quale Scaramucci era arruolato, fece ingresso in città. Da Milano, passando per Brescia, tra la Caserma Goito e il campo di concentramento di Lonato, fino all’arrivo a Bergamo alla Montelungo: è stato lungo il viaggio di Osvaldo Scaramucci. Da Bergamo, poi, non se n’è più andato. Qui Scaramucci ha portato la libertà e ha «preso» l’amore: quello di sua moglie Clelia. Il 12 agosto 1946 Scaramucci venne congedato dal 68° reggimento Fanteria Legnano e l’11 novembre le promise amore eterno nel Duomo di Città Alta.

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