Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 03 Novembre 2022
Humanitas Gavazzeni, prima scuola italiana di artroscopia dell’anca
La formazione. La Società italiana di artroscopia (Siagascot) ha organizzato la prima scuola di formazione dedicata a specialisti nel settore: l’intervento che ritarda la protesi.
È una patologia piuttosto frequente che interessa il 30% della popolazione mondiale: si chiama conflitto femoro-acetabolare ed è un’anomalia ossea a livello dell’articolazione dell’anca che, con il passare del tempo, può sviluppare un’artrosi. Diffusa specialmente tra i giovani e gli sportivi che sottopongono le articolazioni a forti sforzi e stress, per trattarla è possibile ricorrere all’artroscopia dell’anca: una procedura chirurgica mini-invasiva che, attraverso piccole incisioni, «modella» le superfici articolari che iniziano ad avere problemi artrosici dovuti proprio al conflitto femoro-acetabolare.
Per apprendere questa tecnica in tutte le sue sfaccettature è necessaria una pratica sul campo: per questo la Società italiana di artroscopia (Siagascot) ha organizzato la prima scuola di formazione dedicata a specialisti nel settore, nei centri nazionali più specializzati in questo particolare e innovativo trattamento chirurgico, quale è Humanitas Gavazzeni di Bergamo. E proprio in Humanitas Gavazzeni si è svolto il primo corso di artroscopia dell’anca, che verrà ripetuto in altre città italiane (Milano, poi Torino, Roma e Cotignola). Organizzatore della scuola di formazione nell’ospedale bergamasco, il dottor Gennaro Fiorentino, responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gavazzeni e membro della Faculty Anca della Siagascot.
«Il conflitto femoro-acetabolare è una problematica che si crea quando, per una malformazione dell’acetabolo dell’anca o della testa del femore, le due ossa, che in una condizione normale non si toccano, vanno a sfregarsi provocando a lungo andare un’artrosi – spiega Fiorentino –. L’intervento di artroscopia è ideale nei giovani e negli sportivi ma, in casi selezionati, anche per i meno giovani; permette, infatti, di risolvere il problema in modo mininvasivo e ritardare il ricorso a una protesi con importanti benefici per il paziente: dolore contenuto, rapido recupero post operatorio e due sole piccole incisioni della pelle», spiega il Fiorentino, chirurgo ortopedico con ventennale esperienza in questa tipologia di intervento.
«Gli studenti che hanno partecipato alla formazione, ortopedici desiderosi di imparare la tecnica, hanno assistito ad interventi dal vivo in sala operatoria, seguendo passo passo le caratteristiche della chirurgia artroscopica dell’anca. La risposta è stata ottima e l’anno prossimo organizzeremo una nuova edizione» dichiara Fiorentino.
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